Il saggio percorre le vicende che hanno segnato la nascita degli ospizi marini e delle colonie di vacanza e la loro diffusione in Europa, tracciando i contorni di un tema che ad oggi è soltanto parzialmente studiato, e soffermandosi sugli aspetti della loro natura, terminologia e varietà tipologica. Il primo aspetto è relativo alla natura stessa della colonia di vacanza come istituzione e come pratica. Separare temporaneamente i bambini dai genitori presuppone un progetto il cui centro è occupato da una precisa idea di infanzia: è una reazione ai danni alla salute dell'infanzia causati dalla vita urbana nell’epoca industriale, e l'inizio di un progetto riparatore. La colonia di vacanza costituisce una forma di turismo: essa implica una transumanza dalla città insalubre verso un luogo più salubre, prima la campagna e il litorale. Sugli effetti della natura sull'uomo viene costruita una profilassi terapeutica fondato sull’esposizione del corpo dapprima all'acqua del mare, poi all'aria e infine al sole. Oltre ad acqua aria e sole, anche lo spettacolo paesaggistico ha un valore terapeutico perché permette di ampliare l'orizzonte dei bambini oltre la città, sottraendoli alla nefasta influenza della grande città non solo sulla loro salute ma soprattutto sulla loro crescita fisica e morale. Fin dall'origine attorno alla salute fisica e morale del bambino ruotano istituzioni dalle pratiche e finalità educative e sanitarie molteplici, formatesi lentamente nel tempo e cristallizzatesi in più forme organizzative e istituzionali. A questa varietà si accompagna anche quella terminologica, sia per la presenza del termine "colonia" nelle diverse lingue, tra cui brilla l’assenza nella lingua inglese (Holiday Camp), sia la non perfetta coincidenza di sensi nelle lingue in cui è impiegato. Un elemento di chiarezza può essere costituito dal programma: quando il termine "colonia" viene introdotto nel 1876 da Walter Hermann Bion, si riferisce ad istituzioni che si occupano di bambini gracili nel periodo estivo al di fuori dagli impegni scolastici, portandoli nei boschi per qualche settimana per irrobustirne il corpo e lo spirito. "Colonizzare i bambini" e sottrarli all'influenza nefasta della città sono obiettivi pedagogici di una dimensione educativa che trova nella progressiva definizione della scuola dell'obbligo tra XIX e XX secolo i suoi confini. Quello che si disegna durante il secolo di vita dell’esperienza delle colonie di vacanza è una sempre maggiore precisazione dei programmi sanitari ed educativi dedicati ai bambini, un processo di progressiva specializzazione funzionale che si trasmette anche alla scelta delle parole, fino all'affermazione definitiva dell'aspetto educativo dopo la seconda guerra mondiale. Strettamente interrelata alle difficoltà sulla natura e sulla terminologia delle colonie di vacanza, è la loro varietà tipologica. Il panorama che offrono questi edifici comprende un'ampia gamma di realizzazioni che vanno dall'iniziale reimpiego di edifici esistenti, ai campi di tende o ai complessi di edifici provvisori in legno con tecnologie ed organizzazioni militari; dagli edifici a padiglioni di tradizione sanitaria e dagli edifici a corte dall’esplicita origine scolastica, a edifici emblematici di una stagione culturale dell'architettura; dalle sperimentazioni insediative originali fino a veri progetti territoriali come la rete di colonie e centri di vacanza sulla costa delle Landes in Francia o il “colosso” a Prora, in Germania.

L'identità molteplice delle colonie di vacanza

BALDUCCI, VALTER
2005

Abstract

Il saggio percorre le vicende che hanno segnato la nascita degli ospizi marini e delle colonie di vacanza e la loro diffusione in Europa, tracciando i contorni di un tema che ad oggi è soltanto parzialmente studiato, e soffermandosi sugli aspetti della loro natura, terminologia e varietà tipologica. Il primo aspetto è relativo alla natura stessa della colonia di vacanza come istituzione e come pratica. Separare temporaneamente i bambini dai genitori presuppone un progetto il cui centro è occupato da una precisa idea di infanzia: è una reazione ai danni alla salute dell'infanzia causati dalla vita urbana nell’epoca industriale, e l'inizio di un progetto riparatore. La colonia di vacanza costituisce una forma di turismo: essa implica una transumanza dalla città insalubre verso un luogo più salubre, prima la campagna e il litorale. Sugli effetti della natura sull'uomo viene costruita una profilassi terapeutica fondato sull’esposizione del corpo dapprima all'acqua del mare, poi all'aria e infine al sole. Oltre ad acqua aria e sole, anche lo spettacolo paesaggistico ha un valore terapeutico perché permette di ampliare l'orizzonte dei bambini oltre la città, sottraendoli alla nefasta influenza della grande città non solo sulla loro salute ma soprattutto sulla loro crescita fisica e morale. Fin dall'origine attorno alla salute fisica e morale del bambino ruotano istituzioni dalle pratiche e finalità educative e sanitarie molteplici, formatesi lentamente nel tempo e cristallizzatesi in più forme organizzative e istituzionali. A questa varietà si accompagna anche quella terminologica, sia per la presenza del termine "colonia" nelle diverse lingue, tra cui brilla l’assenza nella lingua inglese (Holiday Camp), sia la non perfetta coincidenza di sensi nelle lingue in cui è impiegato. Un elemento di chiarezza può essere costituito dal programma: quando il termine "colonia" viene introdotto nel 1876 da Walter Hermann Bion, si riferisce ad istituzioni che si occupano di bambini gracili nel periodo estivo al di fuori dagli impegni scolastici, portandoli nei boschi per qualche settimana per irrobustirne il corpo e lo spirito. "Colonizzare i bambini" e sottrarli all'influenza nefasta della città sono obiettivi pedagogici di una dimensione educativa che trova nella progressiva definizione della scuola dell'obbligo tra XIX e XX secolo i suoi confini. Quello che si disegna durante il secolo di vita dell’esperienza delle colonie di vacanza è una sempre maggiore precisazione dei programmi sanitari ed educativi dedicati ai bambini, un processo di progressiva specializzazione funzionale che si trasmette anche alla scelta delle parole, fino all'affermazione definitiva dell'aspetto educativo dopo la seconda guerra mondiale. Strettamente interrelata alle difficoltà sulla natura e sulla terminologia delle colonie di vacanza, è la loro varietà tipologica. Il panorama che offrono questi edifici comprende un'ampia gamma di realizzazioni che vanno dall'iniziale reimpiego di edifici esistenti, ai campi di tende o ai complessi di edifici provvisori in legno con tecnologie ed organizzazioni militari; dagli edifici a padiglioni di tradizione sanitaria e dagli edifici a corte dall’esplicita origine scolastica, a edifici emblematici di una stagione culturale dell'architettura; dalle sperimentazioni insediative originali fino a veri progetti territoriali come la rete di colonie e centri di vacanza sulla costa delle Landes in Francia o il “colosso” a Prora, in Germania.
2005
Architetture per le colonie di vacanza. Esperienze europee
8
19
V. Balducci
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