Attraversando le mie esperienze di ricerca sul razzismo, il transnazionalismo, la cittadinanza, il co-sviluppo e l'associazionismo delle seconde generazioni e ponendole in dialogo con una panoramica degli studi antropologici delle migrazioni in Italia, discuto sia le novità metodologiche e i processi di cambiamento nelle prospettive adottate, sia i forti elementi di continuità che non sempre vengono riconosciuti adeguatamente. L’attenzione prestata alle reti e alle relazioni sociali, alle trasformazioni socio-culturali in relazione dialettica con i processi migratori (a loro volta fonti ed effetti del cambiamento sociale) ed una marcata focalizzazione sulle connessioni tra i contesti di immigrazione e di emigrazione accomunano diversi sguardi antropologici. Inoltre, l'attenzione alle culture delle migrazioni, quanto alle situazionali strategie d'identificazione ed affiliazione nell'esperienza migratoria, presenta importanti precursori nell'antropologia internazionale e nazionale. In gnerale, è riscontrabile la continua disposizione analitica ad esplorare la costruzione di confini (tra un 'noi' e un 'loro', tra inclusione e integrazione, tra cittadini e non cittadini) e, contemporaneamente, di connessioni (tra contesti d'origine da un lato, e le molteplici strategie di inserimento e di mobilità nella società di immigrazione, dall'altro). Schematizzando, si può sostenere che in Italia lo sviluppo dell’antropologia delle migrazioni ha seguito un percorso simile a quello avvenuto in altri paesi d’immigrazione, sebbene in modo più accelerato. Inizialmente, una critica alle molteplici forme del razzismo contemporaneo, anche attraverso una rivisitazione dei concetti di cultura ed etnicità, si è imposta al centro dell’attenzione di numerosi antropologi. Successivamente, si è passati dalle riflessioni teoriche allo studio empirico delle reti sociali, locali così come transnazionali, e delle strategie d’inserimento nel mercato del lavoro e nel tessuto sociale del contesto di approdo, alle più sfumate differenziazioni interne alle comunità straniere, sia sulla base delle differenze generazionali che di genere. Più recentemente, un crescente interesse ha assunto il tema dei diritti e della cittadinanza vista da differenti vertici di osservazione: quello delle istituzioni italiane attraverso lo studio delle politiche di trattenimento come di accoglienza dei migranti e dei rifugiati e quello rappresentato dalle ambivalenti esperienze delle cosiddette 'seconde generazioni'. In tutti i casi si evidenzia con forza l’'effetto-specchio' che le migrazioni producono sulla società italiana e il suo apparato istituzionale, rivelandone in modo incisivo diverse sfumature problematiche.
Riccio B (2013). Dalle connessioni transnazionali alle esperienze dei giovani di origine straniera. Riflessioni teorico-metodologiche sull'antropologia delle migrazioni in Italia. Roma : CISU - Centro d'Informazione e Stampa Universitari.
Dalle connessioni transnazionali alle esperienze dei giovani di origine straniera. Riflessioni teorico-metodologiche sull'antropologia delle migrazioni in Italia
RICCIO, BRUNO
2013
Abstract
Attraversando le mie esperienze di ricerca sul razzismo, il transnazionalismo, la cittadinanza, il co-sviluppo e l'associazionismo delle seconde generazioni e ponendole in dialogo con una panoramica degli studi antropologici delle migrazioni in Italia, discuto sia le novità metodologiche e i processi di cambiamento nelle prospettive adottate, sia i forti elementi di continuità che non sempre vengono riconosciuti adeguatamente. L’attenzione prestata alle reti e alle relazioni sociali, alle trasformazioni socio-culturali in relazione dialettica con i processi migratori (a loro volta fonti ed effetti del cambiamento sociale) ed una marcata focalizzazione sulle connessioni tra i contesti di immigrazione e di emigrazione accomunano diversi sguardi antropologici. Inoltre, l'attenzione alle culture delle migrazioni, quanto alle situazionali strategie d'identificazione ed affiliazione nell'esperienza migratoria, presenta importanti precursori nell'antropologia internazionale e nazionale. In gnerale, è riscontrabile la continua disposizione analitica ad esplorare la costruzione di confini (tra un 'noi' e un 'loro', tra inclusione e integrazione, tra cittadini e non cittadini) e, contemporaneamente, di connessioni (tra contesti d'origine da un lato, e le molteplici strategie di inserimento e di mobilità nella società di immigrazione, dall'altro). Schematizzando, si può sostenere che in Italia lo sviluppo dell’antropologia delle migrazioni ha seguito un percorso simile a quello avvenuto in altri paesi d’immigrazione, sebbene in modo più accelerato. Inizialmente, una critica alle molteplici forme del razzismo contemporaneo, anche attraverso una rivisitazione dei concetti di cultura ed etnicità, si è imposta al centro dell’attenzione di numerosi antropologi. Successivamente, si è passati dalle riflessioni teoriche allo studio empirico delle reti sociali, locali così come transnazionali, e delle strategie d’inserimento nel mercato del lavoro e nel tessuto sociale del contesto di approdo, alle più sfumate differenziazioni interne alle comunità straniere, sia sulla base delle differenze generazionali che di genere. Più recentemente, un crescente interesse ha assunto il tema dei diritti e della cittadinanza vista da differenti vertici di osservazione: quello delle istituzioni italiane attraverso lo studio delle politiche di trattenimento come di accoglienza dei migranti e dei rifugiati e quello rappresentato dalle ambivalenti esperienze delle cosiddette 'seconde generazioni'. In tutti i casi si evidenzia con forza l’'effetto-specchio' che le migrazioni producono sulla società italiana e il suo apparato istituzionale, rivelandone in modo incisivo diverse sfumature problematiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.