La diffusione e le ricadute di un’innovazione in un qualsiasi sistema sociale seguono spesso sentieri tortuosi e difficili da prevedere; non di rado, poi, capita di interrogarsi sugli inattesi successi di innovazioni apparentemente poco vantaggiose e razionali, o sull’oblio in cui restano confinati prodotti e idee ben più promettenti ed efficaci. Un caso esemplare è quello dell’impatto dei nuovi media nella scuola, che spesso assume forme e ampiezza inferiori a quelle auspicate da chi, da molti anni a questa parte, ne sostiene l’adozione e la diffusione all’interno delle classi. Modelli teorici tra i più disparati, e provenienti da molte discipline diverse, hanno cercato di mettere ordine in questa apparente confusione. I modelli tratti dalle teorie economiche neo-classiche legano l’esito di un’innovazione soltanto al vantaggio (economico) che essa offre rispetto alle tecnologie “vecchie”. Altri modelli, sempre di stampo economico, sostengono invece che ogni innovazione, in quanto tale, offre qualche vantaggio innegabile: il problema è che non tutti lo sanno, e i potenziali utenti, fintanto che restano all’oscuro dell’informazione, non possono chiaramente passare all’adozione. L’iper-semplificazione di questi modelli è superata dalla Diffusion Theory di E. Rogers, secondo la quale la diffusione delle innovazioni è di per sé un processo di comunicazione: la conoscenza del vantaggio, dell’applicabilità, delle potenzialità di una nuova tecnologia viene comunicata all’interno di un sistema sociale attraverso i canali formali e informali più vari, al pari di qualsiasi altra idea o informazione socialmente rilevante. La comunicazione però, per come la intendiamo in psicologia sociale, è qualcosa di più di un passaggio lineare di informazioni tra chi già conosce un’innovazione e chi potenzialmente potrebbe adottarla: i più recenti modelli dell’influenza sociale dimostrano che la stessa informazione assume significati e innesca ricadute ben diversi, a seconda della fonte da cui proviene, dal contesto relazionale in cui è scambiata, e anche dallo stile comunicativo adottato dagli interlocutori. Diverse ricerche hanno recentemente confermato che tutti questi aspetti, peraltro centrali in qualsiasi processo di influenza, incidono anche sulla diffusione di idee, procedure e conoscenze innovative all’interno di diversi contesti organizzativi. La presentazione di alcuni dati di ricerca, tratti da lavori tuttora in corso, permetterà di focalizzarsi sul caso degli insegnanti (ma anche degli studenti) alle prese con l’adozione di nuove tecnologie educative. I risultati dimostrano che gli atteggiamenti e le decisioni in merito all’adozione dei nuovi media nella scuola non risentono solo degli atteggiamenti più o meno “aperti” dei singoli, ma anche, e in modo sistematico, della comunicazione e dello scambio di informazioni che quotidianamente avviene con le altre figure presenti nel mondo della scuola (colleghi, esperti, dirigenti, ecc.). In altre parole, nella scuola si parla quotidianamente di nuove tecnologie, e le informazioni che gli insegnanti acquisiscono e comunicano grazie a queste interazioni sono una componente determinante di tutto il processo (squisitamente sociale) dell’innovazione didattica.

Comunicazione e diffusione delle innovazioni: lo strano caso delle tecnologie per la scuola / Tomasetto C.. - ELETTRONICO. - (2004). (Intervento presentato al convegno Giornata di Studio "Nuove tecnologie per la Psicologia & Psicologia per le nuove tecnologie" tenutosi a Parma (Italia) nel 27 marzo 2004).

Comunicazione e diffusione delle innovazioni: lo strano caso delle tecnologie per la scuola

TOMASETTO, CARLO
2004

Abstract

La diffusione e le ricadute di un’innovazione in un qualsiasi sistema sociale seguono spesso sentieri tortuosi e difficili da prevedere; non di rado, poi, capita di interrogarsi sugli inattesi successi di innovazioni apparentemente poco vantaggiose e razionali, o sull’oblio in cui restano confinati prodotti e idee ben più promettenti ed efficaci. Un caso esemplare è quello dell’impatto dei nuovi media nella scuola, che spesso assume forme e ampiezza inferiori a quelle auspicate da chi, da molti anni a questa parte, ne sostiene l’adozione e la diffusione all’interno delle classi. Modelli teorici tra i più disparati, e provenienti da molte discipline diverse, hanno cercato di mettere ordine in questa apparente confusione. I modelli tratti dalle teorie economiche neo-classiche legano l’esito di un’innovazione soltanto al vantaggio (economico) che essa offre rispetto alle tecnologie “vecchie”. Altri modelli, sempre di stampo economico, sostengono invece che ogni innovazione, in quanto tale, offre qualche vantaggio innegabile: il problema è che non tutti lo sanno, e i potenziali utenti, fintanto che restano all’oscuro dell’informazione, non possono chiaramente passare all’adozione. L’iper-semplificazione di questi modelli è superata dalla Diffusion Theory di E. Rogers, secondo la quale la diffusione delle innovazioni è di per sé un processo di comunicazione: la conoscenza del vantaggio, dell’applicabilità, delle potenzialità di una nuova tecnologia viene comunicata all’interno di un sistema sociale attraverso i canali formali e informali più vari, al pari di qualsiasi altra idea o informazione socialmente rilevante. La comunicazione però, per come la intendiamo in psicologia sociale, è qualcosa di più di un passaggio lineare di informazioni tra chi già conosce un’innovazione e chi potenzialmente potrebbe adottarla: i più recenti modelli dell’influenza sociale dimostrano che la stessa informazione assume significati e innesca ricadute ben diversi, a seconda della fonte da cui proviene, dal contesto relazionale in cui è scambiata, e anche dallo stile comunicativo adottato dagli interlocutori. Diverse ricerche hanno recentemente confermato che tutti questi aspetti, peraltro centrali in qualsiasi processo di influenza, incidono anche sulla diffusione di idee, procedure e conoscenze innovative all’interno di diversi contesti organizzativi. La presentazione di alcuni dati di ricerca, tratti da lavori tuttora in corso, permetterà di focalizzarsi sul caso degli insegnanti (ma anche degli studenti) alle prese con l’adozione di nuove tecnologie educative. I risultati dimostrano che gli atteggiamenti e le decisioni in merito all’adozione dei nuovi media nella scuola non risentono solo degli atteggiamenti più o meno “aperti” dei singoli, ma anche, e in modo sistematico, della comunicazione e dello scambio di informazioni che quotidianamente avviene con le altre figure presenti nel mondo della scuola (colleghi, esperti, dirigenti, ecc.). In altre parole, nella scuola si parla quotidianamente di nuove tecnologie, e le informazioni che gli insegnanti acquisiscono e comunicano grazie a queste interazioni sono una componente determinante di tutto il processo (squisitamente sociale) dell’innovazione didattica.
2004
Atti della Giornata di Studio "Nuove tecnologie per la Psicologia & Psicologia per le nuove tecnologie" (http://www.unipr.it/uffstampa/docs/2004/03/programmapsicologia.html#psico4)
Comunicazione e diffusione delle innovazioni: lo strano caso delle tecnologie per la scuola / Tomasetto C.. - ELETTRONICO. - (2004). (Intervento presentato al convegno Giornata di Studio "Nuove tecnologie per la Psicologia & Psicologia per le nuove tecnologie" tenutosi a Parma (Italia) nel 27 marzo 2004).
Tomasetto C.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/17000
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