Il lavoro fornisce un’introduzione critica alle principali teorie della verità discusse dai filosofi contemporanei e si inserisce nel dibattito in corso presentando una proposta originale dell'autore. L’espressione «teorie della verità» è utilizzata in senso stretto, per indicare quelle teorie che sono avanzate al fine di chiarire il contenuto del concetto di verità e/o la natura della proprietà a esso corrispondente, oppure, all’opposto, di fornire una spiegazione della funzione dei termini «vero» e «verità» che renda superfluo il tentativo di formulare una simile analisi. Il primo capitolo introduce il tema delle teorie della verità spiegando che cosa sia un’analisi filosofica e discutendo la pretesa che, per chiarire la natura di cose come la verità, l’autonomia o la conoscenza, non occorra alzarsi dalla poltrona del proprio studio. Il secondo capitolo affronta il tema dei cosiddetti «portatori» (o «veicoli») di verità, analizzando le credenziali esibite per questo ruolo da varie entità (enunciati, credenze, affermazioni, proposizioni…) che si prestano a essere descritte come «vere» o «false». Il terzo capitolo fornisce una mappa delle principali versioni della teoria della corrispondenza – quelle associate ai nomi di Moore, Russell, Wittgenstein e Austin – e discute le obiezioni che più frequentemente vengono loro rivolte. Il quarto capitolo si occupa delle teorie epistemiche, affiancando la teoria della coerenza di Blanshard alle teorie pragmatiste di Peirce, James e, più recentemente, Putnam. Il quinto capitolo è interamente dedicato alla teoria semantica di Tarski, della quale viene discusso fra l’altro l’impiego davidsoniano in veste di teoria del significato. Il sesto capitolo affronta un campione sufficientemente rappresentativo delle cosiddette teorie deflazionistiche: sono esposte e discusse in dettaglio la teoria della ridondanza di Ramsey, la teoria della devirgolettatura di Quine e Field, nonché la concezione minimalista di Horwich. L’Epilogo si sofferma sul rapporto fra teorie della verità e teorie del significato ed esamina un argomento di Dummett che sembrerebbe decretare il fallimento di ogni tentativo di produrre un’analisi realmente illuminante della verità. La discussione di tale argomento offre il destro per presentare le uniche due teorie che, per la loro «sobrietà», sembrano poter evitare tale sorte: la teoria congiuntiva e la variante «pleonastica» della teoria della corrispondenza. La prima si trova formulata in alcune pagine postume di Ramsey ed è stata ripresa in tempi recenti da John Mackie, William Kneale e Wolfgang Künne; la seconda è l’analisi con la quale l’autore del lavoro tenta di gettare un ponte fra la posizione di questi autori e la versione mooreana della teoria della corrispondenza.

Teorie della verità

VOLPE, GIORGIO
2005

Abstract

Il lavoro fornisce un’introduzione critica alle principali teorie della verità discusse dai filosofi contemporanei e si inserisce nel dibattito in corso presentando una proposta originale dell'autore. L’espressione «teorie della verità» è utilizzata in senso stretto, per indicare quelle teorie che sono avanzate al fine di chiarire il contenuto del concetto di verità e/o la natura della proprietà a esso corrispondente, oppure, all’opposto, di fornire una spiegazione della funzione dei termini «vero» e «verità» che renda superfluo il tentativo di formulare una simile analisi. Il primo capitolo introduce il tema delle teorie della verità spiegando che cosa sia un’analisi filosofica e discutendo la pretesa che, per chiarire la natura di cose come la verità, l’autonomia o la conoscenza, non occorra alzarsi dalla poltrona del proprio studio. Il secondo capitolo affronta il tema dei cosiddetti «portatori» (o «veicoli») di verità, analizzando le credenziali esibite per questo ruolo da varie entità (enunciati, credenze, affermazioni, proposizioni…) che si prestano a essere descritte come «vere» o «false». Il terzo capitolo fornisce una mappa delle principali versioni della teoria della corrispondenza – quelle associate ai nomi di Moore, Russell, Wittgenstein e Austin – e discute le obiezioni che più frequentemente vengono loro rivolte. Il quarto capitolo si occupa delle teorie epistemiche, affiancando la teoria della coerenza di Blanshard alle teorie pragmatiste di Peirce, James e, più recentemente, Putnam. Il quinto capitolo è interamente dedicato alla teoria semantica di Tarski, della quale viene discusso fra l’altro l’impiego davidsoniano in veste di teoria del significato. Il sesto capitolo affronta un campione sufficientemente rappresentativo delle cosiddette teorie deflazionistiche: sono esposte e discusse in dettaglio la teoria della ridondanza di Ramsey, la teoria della devirgolettatura di Quine e Field, nonché la concezione minimalista di Horwich. L’Epilogo si sofferma sul rapporto fra teorie della verità e teorie del significato ed esamina un argomento di Dummett che sembrerebbe decretare il fallimento di ogni tentativo di produrre un’analisi realmente illuminante della verità. La discussione di tale argomento offre il destro per presentare le uniche due teorie che, per la loro «sobrietà», sembrano poter evitare tale sorte: la teoria congiuntiva e la variante «pleonastica» della teoria della corrispondenza. La prima si trova formulata in alcune pagine postume di Ramsey ed è stata ripresa in tempi recenti da John Mackie, William Kneale e Wolfgang Künne; la seconda è l’analisi con la quale l’autore del lavoro tenta di gettare un ponte fra la posizione di questi autori e la versione mooreana della teoria della corrispondenza.
2005
383
8881072122
Volpe G.
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