Il contributo di propone di studiare i presupposti teologici e le implicazioni sociali del modello di santità rappresentato dai “santi anargiri”, che viene delineandosi, nel cristianesimo orientale, in una complessa dinamica di continuità e di trascendimento nei confronti del mondo tardo-antico pagano. La continuità si percepisce nel recupero, in senso cristiano, delle risorse e delle competenze della tradizione medica del mondo classico, mentre la discontinuità è data dal trascendimento totale di ogni terapia puramente umana, che formalizza una lettura cristiana della stessa arte medica. Il presupposto ideologico alla base di questo culto è rappresentato dall’ideale della filantropia, virtù divina per eccellenza che, nel presupposto della divina incarnazione, diventa anche una virtù umana. Le implicazioni sociali sono poi date dal costituirsi, nelle aree urbane del Mediterraneo orientale, di una fitta rete di istituzioni filantropiche, in termini sorprendenti, tali da divenire un carattere specifico della nuova “polis” cristiana. Si esaminano poi i rapporti di questi santi e dei loro santuari con la città regia di Costantinopoli e si tenta infine di delineare il tracciato dell’emigrazione delle reliquie di molti di essi nell’occidente latino. Per concludere si considera come questa categoria di santi ad un certo punto si chiuda – nonostante il permanere intatto del loro culto – a causa di una profonda evoluzione socio-culturale, che vede le virtù terapeutiche concentrarsi essenzialmente nel modello dei santi monaci.
E. Morini (2013). «Gratuitamente hanno ricevuto, gratuitamente danno la guarigione». I santi "anargiri" e Costantinopoli.. Spoleto : CISAM - Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioev.
«Gratuitamente hanno ricevuto, gratuitamente danno la guarigione». I santi "anargiri" e Costantinopoli.
MORINI, ENRICO
2013
Abstract
Il contributo di propone di studiare i presupposti teologici e le implicazioni sociali del modello di santità rappresentato dai “santi anargiri”, che viene delineandosi, nel cristianesimo orientale, in una complessa dinamica di continuità e di trascendimento nei confronti del mondo tardo-antico pagano. La continuità si percepisce nel recupero, in senso cristiano, delle risorse e delle competenze della tradizione medica del mondo classico, mentre la discontinuità è data dal trascendimento totale di ogni terapia puramente umana, che formalizza una lettura cristiana della stessa arte medica. Il presupposto ideologico alla base di questo culto è rappresentato dall’ideale della filantropia, virtù divina per eccellenza che, nel presupposto della divina incarnazione, diventa anche una virtù umana. Le implicazioni sociali sono poi date dal costituirsi, nelle aree urbane del Mediterraneo orientale, di una fitta rete di istituzioni filantropiche, in termini sorprendenti, tali da divenire un carattere specifico della nuova “polis” cristiana. Si esaminano poi i rapporti di questi santi e dei loro santuari con la città regia di Costantinopoli e si tenta infine di delineare il tracciato dell’emigrazione delle reliquie di molti di essi nell’occidente latino. Per concludere si considera come questa categoria di santi ad un certo punto si chiuda – nonostante il permanere intatto del loro culto – a causa di una profonda evoluzione socio-culturale, che vede le virtù terapeutiche concentrarsi essenzialmente nel modello dei santi monaci.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.