Nel volume, studiosi di varie discipline analizzano gli elementi che caratterizzano la concezione del «doppio» dello sciamanesimo rispetto alla concezione europea occidentale dell’anima/spirito. Attraverso le comparazioni tipologiche emerge che le cosiddette «categorie» universali del pensiero umano spiegano certe comuni esigenze dell’uomo, ma non le modalità con cui egli le vive e le affronta. Esse sono in gran parte il risultato della cultura e della storia della società a lui contemporanea, connesse con l’habitat d’appartenenza. Lo sciamanesimo della Siberia si è conservato intatto, anche perché in quelle zone le condizioni di vita continuano ad essere particolarmente legate ai fenomeni della natura. Nonostante le affinità, lo sciamanesimo di stampo siberiano si distingue rispetto ad altre forme di sciamanesimo, concepite in ambienti diversi e, quindi, motivate da differenti bisogni. In particolare, Carla Corradi Musi si sofferma sullo sciamanesimo siberiano delle origini e sulle sue influenze in Europa occidentale e Mihály Hoppál sulla mitologia siberiana della natura. Amedeo Di Francesco tratta il mito del garabonciás nella letteratura ungherese moderna e contemporanea e Zsuzsanna Rozsnyói indaga sul «doppio» nell’arcaico canto propiziatorio ungherese, il cosiddetto regölés. Paula Loikala mette in luce i caratteri del «doppio» nei canti mitici del folclore finlandese. Carlotta Capacchi indaga sulla sopravvivenza del «doppio» dopo la morte presso le popolazioni uralo-altaiche. Catia Ceccarelli analizza il «doppio» calendario slavo e le influenze sciamaniche. Rita Barchetti esamina la ricerca della visione secondo il rito dei Sioux Oglala. Giuseppina Speltini prende in considerazione lo sciamanesimo come fenomeno di gruppo in una prospettiva psicosociale e Leonardo Montecchi espone interessanti osservazioni sulla trance metropolitana.

Carla Corradi Musi (2007). Lo sciamano e il suo «doppio». Bologna : CARATTERE.

Lo sciamano e il suo «doppio»

CORRADI, CARLA
2007

Abstract

Nel volume, studiosi di varie discipline analizzano gli elementi che caratterizzano la concezione del «doppio» dello sciamanesimo rispetto alla concezione europea occidentale dell’anima/spirito. Attraverso le comparazioni tipologiche emerge che le cosiddette «categorie» universali del pensiero umano spiegano certe comuni esigenze dell’uomo, ma non le modalità con cui egli le vive e le affronta. Esse sono in gran parte il risultato della cultura e della storia della società a lui contemporanea, connesse con l’habitat d’appartenenza. Lo sciamanesimo della Siberia si è conservato intatto, anche perché in quelle zone le condizioni di vita continuano ad essere particolarmente legate ai fenomeni della natura. Nonostante le affinità, lo sciamanesimo di stampo siberiano si distingue rispetto ad altre forme di sciamanesimo, concepite in ambienti diversi e, quindi, motivate da differenti bisogni. In particolare, Carla Corradi Musi si sofferma sullo sciamanesimo siberiano delle origini e sulle sue influenze in Europa occidentale e Mihály Hoppál sulla mitologia siberiana della natura. Amedeo Di Francesco tratta il mito del garabonciás nella letteratura ungherese moderna e contemporanea e Zsuzsanna Rozsnyói indaga sul «doppio» nell’arcaico canto propiziatorio ungherese, il cosiddetto regölés. Paula Loikala mette in luce i caratteri del «doppio» nei canti mitici del folclore finlandese. Carlotta Capacchi indaga sulla sopravvivenza del «doppio» dopo la morte presso le popolazioni uralo-altaiche. Catia Ceccarelli analizza il «doppio» calendario slavo e le influenze sciamaniche. Rita Barchetti esamina la ricerca della visione secondo il rito dei Sioux Oglala. Giuseppina Speltini prende in considerazione lo sciamanesimo come fenomeno di gruppo in una prospettiva psicosociale e Leonardo Montecchi espone interessanti osservazioni sulla trance metropolitana.
2007
103
9788890464904
Carla Corradi Musi (2007). Lo sciamano e il suo «doppio». Bologna : CARATTERE.
Carla Corradi Musi
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