«Una lezione», scrive Ezio Raimondi all’inizio di questo volume, «dovrebbe essere come i libri di cavalleria per Don Chisciotte, dovrebbe modificare, anche se non fino alla follia, colui che entra in rapporto con i testi di cui si parla». Ma questo significa anche che una lezione è un vero e proprio “testo orale”, un esperimento, una conversazione. Così, intendendo la lettura e la letteratura come una moltiplicazione di incontri, queste “lezioni bolognesi” – che fissano sulla pagina la voce dinamica, polifonica e inquieta di uno dei maestri più insigni della cultura italiana del Novecento – intessono un dialogo fra il lettore e i classici della nostra storia letteraria, dalla Commedia all’Orlando furioso, dal Canzoniere ai Canti leopardiani. Broch, Borges, Bachtin, ma anche Milosz, Emerson e Contini sono gli interlocutori di questa ricerca sul senso di ciò che la filologia sapiente di Giorgio Pasquali aveva già chiamato “arte allusiva” e che oggi si usa definire “intertestualità”, ovvero i fenomeni di metamorfosi, emulazione, eco, riscrittura, citazione o negazione parodica di un testo in un altro. Quando un testo svela in sé la memoria di altri testi non è più isolato, entra nella costellazione dialogante di una comunità.
Le metamorfosi della parola. Da Dante a Montale
SISCO, JONATHAN
2004
Abstract
«Una lezione», scrive Ezio Raimondi all’inizio di questo volume, «dovrebbe essere come i libri di cavalleria per Don Chisciotte, dovrebbe modificare, anche se non fino alla follia, colui che entra in rapporto con i testi di cui si parla». Ma questo significa anche che una lezione è un vero e proprio “testo orale”, un esperimento, una conversazione. Così, intendendo la lettura e la letteratura come una moltiplicazione di incontri, queste “lezioni bolognesi” – che fissano sulla pagina la voce dinamica, polifonica e inquieta di uno dei maestri più insigni della cultura italiana del Novecento – intessono un dialogo fra il lettore e i classici della nostra storia letteraria, dalla Commedia all’Orlando furioso, dal Canzoniere ai Canti leopardiani. Broch, Borges, Bachtin, ma anche Milosz, Emerson e Contini sono gli interlocutori di questa ricerca sul senso di ciò che la filologia sapiente di Giorgio Pasquali aveva già chiamato “arte allusiva” e che oggi si usa definire “intertestualità”, ovvero i fenomeni di metamorfosi, emulazione, eco, riscrittura, citazione o negazione parodica di un testo in un altro. Quando un testo svela in sé la memoria di altri testi non è più isolato, entra nella costellazione dialogante di una comunità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.