Il volume raccoglie le recenti ricerche svolte nell’ambito del Laboratorio Permanente di Studi sullo Sciamanesimo (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna), che da tempo si occupa dei miti e dei simboli del sistema sciamanico di credenze ugrofinnico e siberiano e del loro carattere d’attualità che sta suscitando un forte interesse nelle cosiddette società avanzate. Il tema delle metamorfosi, considerate in un’ottica interdisciplinare e comparata, è preso in esame da studiosi che provengono da diverse discipline. Ancor oggi i miti sono funzionali, come dimostrano, tra l’altro, la letteratura, le arti e la cinematografia contemporanee che non di rado ne traggono ispirazione. Il cammino di riflessione sulle metamorfosi è introdotto da Mihály Hoppál che, sulla base delle sue esperienze sul campo, si sofferma sui cambiamenti culturali in area sciamanica eurasiatica e da Carla Corradi Musi che illustra le peculiarità del modello sciamanico di metamorfosi, ben rappresentate sul palcoscenico rituale dal medicine man durante la “trance di spostamento”. La sopravvivenza nella cultura ungherese dei miti sciamanici della metamorfosi è messa in luce dagli studi di Cinzia Franchi, Amedeo Di Francesco e Zsuzsanna Rozsnyói. Cinzia Franchi evidenzia la straordinaria permanenza di elementi arcaici, connessi con l’idea della metamorfosi, nei testi teatrali delle rappresentazioni funebri del folclore magiaro, analizzando, in particolare, un esempio transilvano del XVIII secolo. Amedeo Di Francesco, investigando sulle metamorfosi della figura sciamanica del garabonciás nella letteratura ungherese del Novecento, si sofferma su un significativo racconto di Gyula Krúdy. Zsuzsanna Rozsnyói esamina il motivo della metamorfosi nell’opera del poeta, scrittore e traduttore contemporaneo István Baka, con particolare riferimento al volume Beavatások [Iniziazioni]. L’importanza dei miti della metamorfosi nella cultura dei Baltofinni è posta in rilievo da Paula Loikala, Sanna Maria Martin e Giorgia Ferrari. Paula Loikala spiega il significato simbolico di tre famose metamorfosi narrate nel Kalevala, il poema nazionale finlandese, quella di Aino in pesce, quella di Väinämöinen in serpente e quella di Louhi in aquila. Sanna Maria Martin descrive il significato della licantropia nella poesia popolare, nelle fiabe, nelle leggende e nella letteratura moderna finlandese, con specifici rimandi ai romanzi di Aino Kallas e Tuula Rotko. Giorgia Ferrari dimostra la continuità e lo sviluppo dell’idea archetipa di metamorfosi nella tradizione careliana attraverso l’analisi d’alcune fiabe popolari della Carelia di Viena, narrate ormai solo raramente. Gabriella Elina Imposti rivolge la sua attenzione ai tratti sciamanici del concetto di metamorfosi nella cultura slava antica, presentando l’esempio del celebre Canto della schiera di Igor’ (fine XII secolo), che, pubblicato nel 1800, ha esercitato un’indubbia influenza sulla letteratura moderna russa. Francesco Benozzo compie un’investigazione etnolinguistica sul lessico uralico e indeuropeo delle metamorfosi, riscontrando elementi di concezioni comuni, a partire da epoche lontanissime, che confermano la teoria della stabilità delle culture indeuropee fin dal paleolitico superiore. A proposito degli elementi sciamanici delle culture indeuropee arcaiche, Pierangiolo Berrettoni individua nei tratti “orali” (nel senso freudiano del termine), che si manifestano in fenomeni come l’importanza rituale della parola e del cibo, una dialettica tra la forza “ritentiva” e la forza “dispersiva” che ispira numerosi miti. Elisabetta Magni considera la figura di Vertumno, la misteriosa divinità dell’Italia antica, non tanto dal punto di vista della metamorfosi letteraria, quanto dal punto di vista dell’etimologia del suo nome, che si offre a diverse possibili letture, rendendo ancor più misteriosa la sua origine in quel mondo mediterraneo in cui, intrecciandosi a più riprese, gli stessi archetipi e saperi tradizionali si metamorfizzano. Alessandro Grossato tratta il tema del mito della sposa serpente e delle sue varianti, ampiamente diffuso in Eurasia in diverse epoche nei miti d’origine delle dinastie reali e imperiali, e ne mette in risalto la simbologia sciamanica. Nella cultura europea occidentale il motivo della metamorfosi-renovatio si ritrova particolarmente nella rielaborazione letteraria. A questo riguardo, Margherita Versari indaga sul percorso iniziatico di crisi-rinascita del cinquantenne Harry Haller, il protagonista del romanzo Der Steppenwolf [Il lupo della steppa] di Hermann Hesse, che vive in un’epoca di transizione politica e culturale. Per quanto concerne la visualizzazione artistica, Giuseppa Z. Zanichelli disserta sullo spostamento ai margini nei codici medievali dell’immagine della metamorfosi mitica, in seguito all’affermarsi del Cristianesimo, e sulla sua parallela centralità nell’ambito del romanzo cavalleresco che riporta in primo piano l’antico sostrato della cultura celtica. Certi miti delle metamorfosi hanno avuto speciale fortuna per il loro significato simbolico sempre attuale. A questo riguardo, Patrizia Caraffi si sofferma sul mito di Philomena in volo, intrecciato con la figura dell’usignolo, ripercorrendo la storia della sua fortuna letteraria e artistica, dovuta ai problemi etici sollevati, che fanno di Philomena l’emblema della rivolta. Come i miti, anche le leggende spesso sono state sottoposte a metamorfosi nel corso delle varie epoche, conformemente alle ideologie di volta in volta dominanti. Un esempio di questi processi trasformativi è proposto da Alessandro Zironi, che, dopo aver messo in luce alcuni dei cambiamenti che nel corso del tempo si sono manifestati nella ricezione della storia leggendaria di Attila, si concentra sulle indicative interpretazioni di questo famoso personaggio dell’Est nella cultura tedesca contemporanea. La visione sciamanica del mondo, ancora poco conosciuta, può suggerire spunti interessanti non solo per una maggior comprensione della cultura europea occidentale, ma anche per un miglioramento della vita nelle odierne società avanzate. Alfredo Ancora, psichiatra che si è recato sul lago Bajkal e ha potuto osservare da vicino gli sciamani guaritori, spiega i motivi che hanno determinato in lui una metamorfosi della conoscenza, facendogli capire la necessità di un recupero dell’Uomo di Medicina. Giuseppina Speltini, psicologa sociale, propone utili confronti con l’idea sciamanica di metamorfosi analizzando le trasformazioni nel ciclo di vita di un individuo, comprese quelle più profonde, le cosiddette transizioni sociali, vale a dire quei momenti di “passaggio” che comportano mutamenti di ruolo e possono essere momenti di sviluppo o, al contrario, di perdita di risorse. Massimo Borgatti, ingegnere gestionale, prende in considerazione la possibilità di applicare ai processi formativi di oggi, mirati a stimolare il cambiamento, il modello della concezione sciamanica di metamorfosi-renovatio, che richiede il potenziamento delle energie positive e presuppone la necessaria consapevolezza, da parte dei soggetti coinvolti, della propria disponibilità energetica. Maria Lida Di Iorio e Fabio Matteuzzi concludono questo viaggio, introducendo il complesso tema della metamorfosi cinematografica, intesa come evocazione del mito o semplicemente come interpretazione di un elemento costitutivo dell’esistenza. Queste riflessioni critiche sui momenti di cambiamento della vita e della società possono essere un utile strumento per analizzare la nostra realtà quotidiana e forse anche per modificarla positivamente.

Sul cammino delle metamorfosi tra gli Urali e il Mediterraneo. Dal mito alle trasformazioni sociali / Carla, Corradi Musi. - STAMPA. - (2013), pp. 1-238.

Sul cammino delle metamorfosi tra gli Urali e il Mediterraneo. Dal mito alle trasformazioni sociali

CORRADI, CARLA
2013

Abstract

Il volume raccoglie le recenti ricerche svolte nell’ambito del Laboratorio Permanente di Studi sullo Sciamanesimo (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna), che da tempo si occupa dei miti e dei simboli del sistema sciamanico di credenze ugrofinnico e siberiano e del loro carattere d’attualità che sta suscitando un forte interesse nelle cosiddette società avanzate. Il tema delle metamorfosi, considerate in un’ottica interdisciplinare e comparata, è preso in esame da studiosi che provengono da diverse discipline. Ancor oggi i miti sono funzionali, come dimostrano, tra l’altro, la letteratura, le arti e la cinematografia contemporanee che non di rado ne traggono ispirazione. Il cammino di riflessione sulle metamorfosi è introdotto da Mihály Hoppál che, sulla base delle sue esperienze sul campo, si sofferma sui cambiamenti culturali in area sciamanica eurasiatica e da Carla Corradi Musi che illustra le peculiarità del modello sciamanico di metamorfosi, ben rappresentate sul palcoscenico rituale dal medicine man durante la “trance di spostamento”. La sopravvivenza nella cultura ungherese dei miti sciamanici della metamorfosi è messa in luce dagli studi di Cinzia Franchi, Amedeo Di Francesco e Zsuzsanna Rozsnyói. Cinzia Franchi evidenzia la straordinaria permanenza di elementi arcaici, connessi con l’idea della metamorfosi, nei testi teatrali delle rappresentazioni funebri del folclore magiaro, analizzando, in particolare, un esempio transilvano del XVIII secolo. Amedeo Di Francesco, investigando sulle metamorfosi della figura sciamanica del garabonciás nella letteratura ungherese del Novecento, si sofferma su un significativo racconto di Gyula Krúdy. Zsuzsanna Rozsnyói esamina il motivo della metamorfosi nell’opera del poeta, scrittore e traduttore contemporaneo István Baka, con particolare riferimento al volume Beavatások [Iniziazioni]. L’importanza dei miti della metamorfosi nella cultura dei Baltofinni è posta in rilievo da Paula Loikala, Sanna Maria Martin e Giorgia Ferrari. Paula Loikala spiega il significato simbolico di tre famose metamorfosi narrate nel Kalevala, il poema nazionale finlandese, quella di Aino in pesce, quella di Väinämöinen in serpente e quella di Louhi in aquila. Sanna Maria Martin descrive il significato della licantropia nella poesia popolare, nelle fiabe, nelle leggende e nella letteratura moderna finlandese, con specifici rimandi ai romanzi di Aino Kallas e Tuula Rotko. Giorgia Ferrari dimostra la continuità e lo sviluppo dell’idea archetipa di metamorfosi nella tradizione careliana attraverso l’analisi d’alcune fiabe popolari della Carelia di Viena, narrate ormai solo raramente. Gabriella Elina Imposti rivolge la sua attenzione ai tratti sciamanici del concetto di metamorfosi nella cultura slava antica, presentando l’esempio del celebre Canto della schiera di Igor’ (fine XII secolo), che, pubblicato nel 1800, ha esercitato un’indubbia influenza sulla letteratura moderna russa. Francesco Benozzo compie un’investigazione etnolinguistica sul lessico uralico e indeuropeo delle metamorfosi, riscontrando elementi di concezioni comuni, a partire da epoche lontanissime, che confermano la teoria della stabilità delle culture indeuropee fin dal paleolitico superiore. A proposito degli elementi sciamanici delle culture indeuropee arcaiche, Pierangiolo Berrettoni individua nei tratti “orali” (nel senso freudiano del termine), che si manifestano in fenomeni come l’importanza rituale della parola e del cibo, una dialettica tra la forza “ritentiva” e la forza “dispersiva” che ispira numerosi miti. Elisabetta Magni considera la figura di Vertumno, la misteriosa divinità dell’Italia antica, non tanto dal punto di vista della metamorfosi letteraria, quanto dal punto di vista dell’etimologia del suo nome, che si offre a diverse possibili letture, rendendo ancor più misteriosa la sua origine in quel mondo mediterraneo in cui, intrecciandosi a più riprese, gli stessi archetipi e saperi tradizionali si metamorfizzano. Alessandro Grossato tratta il tema del mito della sposa serpente e delle sue varianti, ampiamente diffuso in Eurasia in diverse epoche nei miti d’origine delle dinastie reali e imperiali, e ne mette in risalto la simbologia sciamanica. Nella cultura europea occidentale il motivo della metamorfosi-renovatio si ritrova particolarmente nella rielaborazione letteraria. A questo riguardo, Margherita Versari indaga sul percorso iniziatico di crisi-rinascita del cinquantenne Harry Haller, il protagonista del romanzo Der Steppenwolf [Il lupo della steppa] di Hermann Hesse, che vive in un’epoca di transizione politica e culturale. Per quanto concerne la visualizzazione artistica, Giuseppa Z. Zanichelli disserta sullo spostamento ai margini nei codici medievali dell’immagine della metamorfosi mitica, in seguito all’affermarsi del Cristianesimo, e sulla sua parallela centralità nell’ambito del romanzo cavalleresco che riporta in primo piano l’antico sostrato della cultura celtica. Certi miti delle metamorfosi hanno avuto speciale fortuna per il loro significato simbolico sempre attuale. A questo riguardo, Patrizia Caraffi si sofferma sul mito di Philomena in volo, intrecciato con la figura dell’usignolo, ripercorrendo la storia della sua fortuna letteraria e artistica, dovuta ai problemi etici sollevati, che fanno di Philomena l’emblema della rivolta. Come i miti, anche le leggende spesso sono state sottoposte a metamorfosi nel corso delle varie epoche, conformemente alle ideologie di volta in volta dominanti. Un esempio di questi processi trasformativi è proposto da Alessandro Zironi, che, dopo aver messo in luce alcuni dei cambiamenti che nel corso del tempo si sono manifestati nella ricezione della storia leggendaria di Attila, si concentra sulle indicative interpretazioni di questo famoso personaggio dell’Est nella cultura tedesca contemporanea. La visione sciamanica del mondo, ancora poco conosciuta, può suggerire spunti interessanti non solo per una maggior comprensione della cultura europea occidentale, ma anche per un miglioramento della vita nelle odierne società avanzate. Alfredo Ancora, psichiatra che si è recato sul lago Bajkal e ha potuto osservare da vicino gli sciamani guaritori, spiega i motivi che hanno determinato in lui una metamorfosi della conoscenza, facendogli capire la necessità di un recupero dell’Uomo di Medicina. Giuseppina Speltini, psicologa sociale, propone utili confronti con l’idea sciamanica di metamorfosi analizzando le trasformazioni nel ciclo di vita di un individuo, comprese quelle più profonde, le cosiddette transizioni sociali, vale a dire quei momenti di “passaggio” che comportano mutamenti di ruolo e possono essere momenti di sviluppo o, al contrario, di perdita di risorse. Massimo Borgatti, ingegnere gestionale, prende in considerazione la possibilità di applicare ai processi formativi di oggi, mirati a stimolare il cambiamento, il modello della concezione sciamanica di metamorfosi-renovatio, che richiede il potenziamento delle energie positive e presuppone la necessaria consapevolezza, da parte dei soggetti coinvolti, della propria disponibilità energetica. Maria Lida Di Iorio e Fabio Matteuzzi concludono questo viaggio, introducendo il complesso tema della metamorfosi cinematografica, intesa come evocazione del mito o semplicemente come interpretazione di un elemento costitutivo dell’esistenza. Queste riflessioni critiche sui momenti di cambiamento della vita e della società possono essere un utile strumento per analizzare la nostra realtà quotidiana e forse anche per modificarla positivamente.
2013
238
9788890464935
Sul cammino delle metamorfosi tra gli Urali e il Mediterraneo. Dal mito alle trasformazioni sociali / Carla, Corradi Musi. - STAMPA. - (2013), pp. 1-238.
Carla, Corradi Musi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/144629
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