In Sudafrica esistono zone di quarantena per i cavalli al fine di poterli movimentare verso paesi esteri senza esportare la African Horse Sickness (Peste Equina), patologia che prevede lo stesso vettore della febbre catarrale degli ovini. Tali zone sono caratterizzate da abbondanza di terreni prevalentemente salmastri. Questo dato, nonchè le osservazioni raccolte in Sardegna durante le diverse ondate epidemiche susseguitesi nel periodo 2000- 2007, che hanno fatto rilevare come alcuni allevamenti di specifici territori (penisola del Sinis, Giara di Gesturi, ecc.) mostravano una morbilità - mortalità estremamente ridotta rispetto agli allevamenti circostanti - se non addirittura rappresentano una sorta di enclave circoscritta -, hanno suggerito di effettuare specifici sopralluoghi finalizzati alla valutazione geologica dei suoli. È stata anche valutata la compatibilità di questi territori con lhabitat ideale per linsetto vettore e contemporaneamente con gli altri fattori di rischio noti, correlati allo sviluppo di Culicoides imicola e, di conseguenza, allingresso del virus e al possibile sviluppo di focolai di Blue Tongue. Dalla verifica dei suoli e dalla sovrapposizione delle mappe della mortalità osservata nel corso della prima epidemia di Blue Tongue (2000-2001), si è rilevato che il danno osservato nei focolai non era distribuito omogeneamente nel territorio. Al fine di validare il presupposto scientifico citato in premessa (terreni salmastri), si è verificato puntualmente quanto accaduto durante la prima epidemia in alcuni comuni della Sardegna, per i quali si era in possesso della georeferenziazione degli allevamenti sede di focolaio, verificando il tipo di suolo nel quale tali allevamenti insistevano. Dallanalisi dei dati è emerso che esistono forti correlazioni tra la tipologia di pH del suolo, unito alla granulometria e al drenaggio dello stesso. I tipi di suolo sono individuabili in Acidi o sub acidi (AC) e Neutri, Subalcalini o Alcalini (AK). Si sono individuate in funzione del tipo di suolo due categorie di allevamenti sede di focolaio ed è stata verificata la differenza esistente tra le somme dei danni totali osservate negli allevamenti appartenenti ai due gruppi (AC vs AK), che si è mostrata statisticamente significativa. Questo dato di estremo interesse pare confermare lassunto teorico basato sulla ipotesi che certi terreni sono meno favorenti lo sviluppo di C. imicola, con una forte correlazione con il pH del terreno stesso. Lapplicazione pratica di tale osservazione è quella che si sta cercando di attuare in Sardegna ovvero quella di alcalinizzare i siti considerati di massimo rischio per la riproduzione dellinsetto vettore situati in prossimità di allevamenti ovicaprini, attraverso lutilizzo di alcune sostanze (es. latte di calce), in quantità e modalità valutate in funzione della tipologia di suolo e della relativa permeabilità dello stesso. Viene descritta lesperienza in un sito pilota e i risultati preliminari ottenuti.
ROLESU S., ALOI D., MARONGIU E., PIRAS P., PATTA C., CABRAS P., et al. (2007). FOCOLAI DI BLUE TONGUE: OSSERVAZIONI SULLE TIPOLOGIE DI SUOLI, NUMEROSITÀ DEGLI INSETTI VETTORI E DANNI CORRELATI. Roma : ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ ISSN 0393-5620 ISTISAN Congressi 07/.
FOCOLAI DI BLUE TONGUE: OSSERVAZIONI SULLE TIPOLOGIE DI SUOLI, NUMEROSITÀ DEGLI INSETTI VETTORI E DANNI CORRELATI
USAI, FEDERICA;
2007
Abstract
In Sudafrica esistono zone di quarantena per i cavalli al fine di poterli movimentare verso paesi esteri senza esportare la African Horse Sickness (Peste Equina), patologia che prevede lo stesso vettore della febbre catarrale degli ovini. Tali zone sono caratterizzate da abbondanza di terreni prevalentemente salmastri. Questo dato, nonchè le osservazioni raccolte in Sardegna durante le diverse ondate epidemiche susseguitesi nel periodo 2000- 2007, che hanno fatto rilevare come alcuni allevamenti di specifici territori (penisola del Sinis, Giara di Gesturi, ecc.) mostravano una morbilità - mortalità estremamente ridotta rispetto agli allevamenti circostanti - se non addirittura rappresentano una sorta di enclave circoscritta -, hanno suggerito di effettuare specifici sopralluoghi finalizzati alla valutazione geologica dei suoli. È stata anche valutata la compatibilità di questi territori con lhabitat ideale per linsetto vettore e contemporaneamente con gli altri fattori di rischio noti, correlati allo sviluppo di Culicoides imicola e, di conseguenza, allingresso del virus e al possibile sviluppo di focolai di Blue Tongue. Dalla verifica dei suoli e dalla sovrapposizione delle mappe della mortalità osservata nel corso della prima epidemia di Blue Tongue (2000-2001), si è rilevato che il danno osservato nei focolai non era distribuito omogeneamente nel territorio. Al fine di validare il presupposto scientifico citato in premessa (terreni salmastri), si è verificato puntualmente quanto accaduto durante la prima epidemia in alcuni comuni della Sardegna, per i quali si era in possesso della georeferenziazione degli allevamenti sede di focolaio, verificando il tipo di suolo nel quale tali allevamenti insistevano. Dallanalisi dei dati è emerso che esistono forti correlazioni tra la tipologia di pH del suolo, unito alla granulometria e al drenaggio dello stesso. I tipi di suolo sono individuabili in Acidi o sub acidi (AC) e Neutri, Subalcalini o Alcalini (AK). Si sono individuate in funzione del tipo di suolo due categorie di allevamenti sede di focolaio ed è stata verificata la differenza esistente tra le somme dei danni totali osservate negli allevamenti appartenenti ai due gruppi (AC vs AK), che si è mostrata statisticamente significativa. Questo dato di estremo interesse pare confermare lassunto teorico basato sulla ipotesi che certi terreni sono meno favorenti lo sviluppo di C. imicola, con una forte correlazione con il pH del terreno stesso. Lapplicazione pratica di tale osservazione è quella che si sta cercando di attuare in Sardegna ovvero quella di alcalinizzare i siti considerati di massimo rischio per la riproduzione dellinsetto vettore situati in prossimità di allevamenti ovicaprini, attraverso lutilizzo di alcune sostanze (es. latte di calce), in quantità e modalità valutate in funzione della tipologia di suolo e della relativa permeabilità dello stesso. Viene descritta lesperienza in un sito pilota e i risultati preliminari ottenuti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.