Nei contributi presentati si mette al centro dell’analisi il linguaggio, che – com’è quasi ovvio affermare – rappresenta, tra le tematiche inerenti le difficoltà nell’apprendimento/insegnamento della matematica, una delle più significative, quella che in un certo senso le unifica e le sovraordina. Il linguaggio, nella sua accezione più generale, può essere inteso come la facoltà di comunicare simbolicamente, ma, come afferma Canevaro nell’intento di chiarificare una possibile confusione tra lingua, linguaggi e comunicazione, “il termine comunicazione è aperto anche a qualcosa che non è linguaggio, ovvero alla comunicazione non verbale: la postura, la prossemica, e tante piccole informazioni che arrivano a ciascuno di noi dagli elementi che non sono codificati in un linguaggio.” Per i disabili l’accesso al linguaggio avviene molte volte attraverso la comunicazione non verbale, la presenza senza linguaggio, o mediante un linguaggio verbale (deissi) la cui interpretazione è possibile solo grazie al contesto in cui viene prodotto, e quindi solo “in presenza”. Per alcuni disabili fondamentale è stato l’apporto della tecnologia che ha consentito loro di esprimersi anche in caso di totale o parziale difficoltà di espressione della parola e di contrastare il pregiudizio secondo il quale all’assenza del linguaggio verbale corrisponde l’assenza dell’abilità di pensare. Le ricerche presentate si volgono ad esplorare la globalità del linguaggio, nella convinzione che una contaminazione tra tutte le forme linguistiche (verbali e non, artistiche, poetiche, iconiche, visive, … corporee) sia qualitativamente e quantitativamente più valida nei processi di insegnamento/apprendimento che non una sola di esse, quella verbale e al suo interno quella formale.

Matematica e Difficoltà: I nodi dei linguaggi

SANDRI, PATRIZIA
2007

Abstract

Nei contributi presentati si mette al centro dell’analisi il linguaggio, che – com’è quasi ovvio affermare – rappresenta, tra le tematiche inerenti le difficoltà nell’apprendimento/insegnamento della matematica, una delle più significative, quella che in un certo senso le unifica e le sovraordina. Il linguaggio, nella sua accezione più generale, può essere inteso come la facoltà di comunicare simbolicamente, ma, come afferma Canevaro nell’intento di chiarificare una possibile confusione tra lingua, linguaggi e comunicazione, “il termine comunicazione è aperto anche a qualcosa che non è linguaggio, ovvero alla comunicazione non verbale: la postura, la prossemica, e tante piccole informazioni che arrivano a ciascuno di noi dagli elementi che non sono codificati in un linguaggio.” Per i disabili l’accesso al linguaggio avviene molte volte attraverso la comunicazione non verbale, la presenza senza linguaggio, o mediante un linguaggio verbale (deissi) la cui interpretazione è possibile solo grazie al contesto in cui viene prodotto, e quindi solo “in presenza”. Per alcuni disabili fondamentale è stato l’apporto della tecnologia che ha consentito loro di esprimersi anche in caso di totale o parziale difficoltà di espressione della parola e di contrastare il pregiudizio secondo il quale all’assenza del linguaggio verbale corrisponde l’assenza dell’abilità di pensare. Le ricerche presentate si volgono ad esplorare la globalità del linguaggio, nella convinzione che una contaminazione tra tutte le forme linguistiche (verbali e non, artistiche, poetiche, iconiche, visive, … corporee) sia qualitativamente e quantitativamente più valida nei processi di insegnamento/apprendimento che non una sola di esse, quella verbale e al suo interno quella formale.
2007
164
8837116748
R. IMPERIALE; B. PIOCHI; SANDRI P
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