Il volume affronta interrogativi relativi al rapporto tra l'esperienza sociale che si costituisce attraverso il lavoro e i sistemi di classificazione messi a punto in ambito amministrativo e scientifico, alla luce della circolarità fra discorsi, pratiche, istituzioni. Classificare rappresenta un elemento costitutivo della vita sociale, economica ed istituzionale: attraverso le classificazioni è offerta una definizione della realtà che è applicata e fatta funzionare in pratiche discorsive che delimitano lo spazio di intervento degli attori. Le basi informative delle politiche del lavoro riposano infatti su rappresentazioni convenzionalmente condivise e, come tali, usualmente assunte in una prospettiva di “necessità”, se non di oggettivante neutralità. Il tema trasversale ai saggi raccolti è l'analisi delle più recenti trasformazioni del significato sociale delle classificazioni in ambito lavorativo per evidenziare le relazioni fra la loro evoluzione metodologica e il differente “ordine del discorso” soggiacente. A partire da questa comune cornice, i diversi contributi affrontano poi specifici nodi tematici: l'evoluzione e lo stato attuale dell'arte delle rappresentazioni delle professioni e le risorse informative disponibili; il tentativo di aprire “la scatola nera” delle classificazioni in materia di lavoro, offrendo spunti di critica riflessione sull'efficacia della rappresentatività rispetto a specifici fattori di trasformazione negli attuali scenari sociali ed economici; infine l'esplorazione del nesso tra i processi di definizione, descrizione ed infine classificazione del lavoro e le conseguenze che essi hanno in termini di effetti di retro-azione sul comportamento degli individui.
Barbara Giullari, Marco Ruffino (2013). Descrivere, classificare, contare: le rappresentazioni del lavoro nello spazio pubblico. Milano : FrancoAngeli Editore.
Descrivere, classificare, contare: le rappresentazioni del lavoro nello spazio pubblico
GIULLARI, BARBARA;RUFFINO, MARCO
2013
Abstract
Il volume affronta interrogativi relativi al rapporto tra l'esperienza sociale che si costituisce attraverso il lavoro e i sistemi di classificazione messi a punto in ambito amministrativo e scientifico, alla luce della circolarità fra discorsi, pratiche, istituzioni. Classificare rappresenta un elemento costitutivo della vita sociale, economica ed istituzionale: attraverso le classificazioni è offerta una definizione della realtà che è applicata e fatta funzionare in pratiche discorsive che delimitano lo spazio di intervento degli attori. Le basi informative delle politiche del lavoro riposano infatti su rappresentazioni convenzionalmente condivise e, come tali, usualmente assunte in una prospettiva di “necessità”, se non di oggettivante neutralità. Il tema trasversale ai saggi raccolti è l'analisi delle più recenti trasformazioni del significato sociale delle classificazioni in ambito lavorativo per evidenziare le relazioni fra la loro evoluzione metodologica e il differente “ordine del discorso” soggiacente. A partire da questa comune cornice, i diversi contributi affrontano poi specifici nodi tematici: l'evoluzione e lo stato attuale dell'arte delle rappresentazioni delle professioni e le risorse informative disponibili; il tentativo di aprire “la scatola nera” delle classificazioni in materia di lavoro, offrendo spunti di critica riflessione sull'efficacia della rappresentatività rispetto a specifici fattori di trasformazione negli attuali scenari sociali ed economici; infine l'esplorazione del nesso tra i processi di definizione, descrizione ed infine classificazione del lavoro e le conseguenze che essi hanno in termini di effetti di retro-azione sul comportamento degli individui.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.