Le chiese e le cattedrali francesi affascinano anche per le loro straordinarie vetrate, un'arte decorativa a tutti gli effetti che utilizza la trasparenza del vetro per svelare il colore trasceso dalla luce circostante. Questa ricerca vuole mettere in risalto come l’uso colore e delle differenti forme geometriche applicate alle vetrate contemporanee possano cambiare la percezione dell’ambiente sacro. Lo studio riguarda il colore e la direzione di lettura dei pannelli di vetro colorato. A tal proposito ci si è concentrati sulle vetrate della cattedrale di Reims che è un caso di studio esemplare per comprendere il passaggio dalla vetrata medioevale a quella contemporanea. A Reims tre artisti hanno giocato con il colore e con la forma, creando una nuova dimensione religiosa attraverso la luce che si fa colore; colore nell’accezione Goethiana, ossia colore che non appare esclusivamente come manifestazione della luce, ricevuta passivamente dall’osservatore, ma qui, più che altrove, diventa una elaborazione dell’occhio e, quindi, della mente e “per questo quindi il colore, considerato come elemento dell’arte, può venire considerato come elemento che coopera ai sommi scopi estetici”. In sostanza, parafrasando Empedocle circa la percezione visiva degli oggetti, “le vetrate” emettono effluvi cioè emanazioni, che si diffondono nell’aria e che arrivano all’occhio. Un effluvio porta certe proporzioni di particelle dei quattro elementi: fuoco, acqua, di aria e di terra. A Reims questo effluvio è ben interpretato dal “maestro del colore e dei messaggi biblici”, Marc Chagall. Utilizzando come sfondo della vetrata quel mistico azzurro intenso, tipico della sua inconfondibile pittura, (ma molto lontano dal famoso blu medioevale di cui si non si conosce più la formula), Chagall colloca i tasselli con una logica: i verdi a sinistra, i rossi al centro e i violetti a destra, in modo che i colori si riflettano sul pavimento e sulle persone creando “effluvi” di grande effetto. Poi Brigitte Simon che, con geometrie astratte, attraverso l’uso dei grigi e dei blu, evoca nei suoi “grisailles” proprio i quattro elementi, quasi a materializzare gli effluvi. Infine Imi Knoebel con una composizione astratta, la cui essenza si basa sui colori primari (blu, giallo e rosso) e solidi sovrapposti incrociati, cerca un linguaggio cromatico capace di dialogare con la cattedrale per produrre una simbiosi tra “vecchio” e “contemporaneo”. Il colore quindi, a Reims, conferisce qualità, peso e equilibrio, con lo stesso significato di “qualità” concepito da Goethe in netto contrasto con la teoria di Newton che vedeva il colore basato sulla quantità e su quanto misurabile.

C. Bartolomei, A. Ippolito, E. Capiato (2013). Le vetrate di Reims: … effluvi di colore. Santarcangelo di Romagna (RN) : MAGGIOLI EDITORE.

Le vetrate di Reims: … effluvi di colore

BARTOLOMEI, CRISTIANA;
2013

Abstract

Le chiese e le cattedrali francesi affascinano anche per le loro straordinarie vetrate, un'arte decorativa a tutti gli effetti che utilizza la trasparenza del vetro per svelare il colore trasceso dalla luce circostante. Questa ricerca vuole mettere in risalto come l’uso colore e delle differenti forme geometriche applicate alle vetrate contemporanee possano cambiare la percezione dell’ambiente sacro. Lo studio riguarda il colore e la direzione di lettura dei pannelli di vetro colorato. A tal proposito ci si è concentrati sulle vetrate della cattedrale di Reims che è un caso di studio esemplare per comprendere il passaggio dalla vetrata medioevale a quella contemporanea. A Reims tre artisti hanno giocato con il colore e con la forma, creando una nuova dimensione religiosa attraverso la luce che si fa colore; colore nell’accezione Goethiana, ossia colore che non appare esclusivamente come manifestazione della luce, ricevuta passivamente dall’osservatore, ma qui, più che altrove, diventa una elaborazione dell’occhio e, quindi, della mente e “per questo quindi il colore, considerato come elemento dell’arte, può venire considerato come elemento che coopera ai sommi scopi estetici”. In sostanza, parafrasando Empedocle circa la percezione visiva degli oggetti, “le vetrate” emettono effluvi cioè emanazioni, che si diffondono nell’aria e che arrivano all’occhio. Un effluvio porta certe proporzioni di particelle dei quattro elementi: fuoco, acqua, di aria e di terra. A Reims questo effluvio è ben interpretato dal “maestro del colore e dei messaggi biblici”, Marc Chagall. Utilizzando come sfondo della vetrata quel mistico azzurro intenso, tipico della sua inconfondibile pittura, (ma molto lontano dal famoso blu medioevale di cui si non si conosce più la formula), Chagall colloca i tasselli con una logica: i verdi a sinistra, i rossi al centro e i violetti a destra, in modo che i colori si riflettano sul pavimento e sulle persone creando “effluvi” di grande effetto. Poi Brigitte Simon che, con geometrie astratte, attraverso l’uso dei grigi e dei blu, evoca nei suoi “grisailles” proprio i quattro elementi, quasi a materializzare gli effluvi. Infine Imi Knoebel con una composizione astratta, la cui essenza si basa sui colori primari (blu, giallo e rosso) e solidi sovrapposti incrociati, cerca un linguaggio cromatico capace di dialogare con la cattedrale per produrre una simbiosi tra “vecchio” e “contemporaneo”. Il colore quindi, a Reims, conferisce qualità, peso e equilibrio, con lo stesso significato di “qualità” concepito da Goethe in netto contrasto con la teoria di Newton che vedeva il colore basato sulla quantità e su quanto misurabile.
2013
Colore e Colorimetria Contributi Multidisciplinari
629
640
C. Bartolomei, A. Ippolito, E. Capiato (2013). Le vetrate di Reims: … effluvi di colore. Santarcangelo di Romagna (RN) : MAGGIOLI EDITORE.
C. Bartolomei; A. Ippolito; E. Capiato
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/140408
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