Hans Joas sostiene che, anche nella società del pluralismo culturale, possono esistere valori universali. Il valore della dignità umana diventa accessibile e sperimentabile per le persone attraverso l’esperienza dell'auto-trascendenza, e la religione rimane la più importante forza attiva nella nostra cultura che sappia evocare e interpretare questo tipo di esperienza. Joas non parla di precise ‘religioni storiche’, ma vagheggia una sorta di 'religione civile’ che non viene mai evocata esplicitamente e tuttavia giace al fondo delle sue considerazione. In questo saggio, l’Autore discute la prospettiva di questo autore mostrando che la sua tesi di fondo – secondo cui ci può essere moralità anche senza religione, ma che la religione è necessaria per garantire l’universalismo dei valori morali – è in parte corretta e in parte errata. La trattazione di Joas è corretta in certi aspetti, ma fortemente lacunosa sotto molti altri aspetti. Se ci si attiene al suo approccio sociologico, la dimostrazione delle tesi è sostanzialmente fallace. Per questo motivo, le tesi di Joas vanno riformulate e riconsiderate in un approccio sociologico che eviti i difetti e le lacune della sociologia espressa da Joas. Affermare che la società plurale è per essenza post-secolare significa cogliere una società caratterizzata da processi diversi da quelli guidati dalla secolarizzazione propria del Novecento. La società va incontro a processi di ulteriore differenziazione dei valori ultimi (si potrebbe dire «religiosi», per semplicità) che ispirano la varietà di culture che in essa si manifestano. In breve, la secolarizzazione subisce un processo di morfogenesi da cui si sprigionano varie tendenze. La società plurale post-secolare, in questa prospettiva, è l’outcome del processo di morfogenesi della precedente società secolarizzata. Questo processo avviene in un nuovo contesto, segnato dalle migrazioni, dalla globalizzazione e dal carattere sempre più multietnico e multiculturale della società.

I valori morali hanno bisogno della religione? Di quale religione parliamo?

DONATI, PIERPAOLO
2012

Abstract

Hans Joas sostiene che, anche nella società del pluralismo culturale, possono esistere valori universali. Il valore della dignità umana diventa accessibile e sperimentabile per le persone attraverso l’esperienza dell'auto-trascendenza, e la religione rimane la più importante forza attiva nella nostra cultura che sappia evocare e interpretare questo tipo di esperienza. Joas non parla di precise ‘religioni storiche’, ma vagheggia una sorta di 'religione civile’ che non viene mai evocata esplicitamente e tuttavia giace al fondo delle sue considerazione. In questo saggio, l’Autore discute la prospettiva di questo autore mostrando che la sua tesi di fondo – secondo cui ci può essere moralità anche senza religione, ma che la religione è necessaria per garantire l’universalismo dei valori morali – è in parte corretta e in parte errata. La trattazione di Joas è corretta in certi aspetti, ma fortemente lacunosa sotto molti altri aspetti. Se ci si attiene al suo approccio sociologico, la dimostrazione delle tesi è sostanzialmente fallace. Per questo motivo, le tesi di Joas vanno riformulate e riconsiderate in un approccio sociologico che eviti i difetti e le lacune della sociologia espressa da Joas. Affermare che la società plurale è per essenza post-secolare significa cogliere una società caratterizzata da processi diversi da quelli guidati dalla secolarizzazione propria del Novecento. La società va incontro a processi di ulteriore differenziazione dei valori ultimi (si potrebbe dire «religiosi», per semplicità) che ispirano la varietà di culture che in essa si manifestano. In breve, la secolarizzazione subisce un processo di morfogenesi da cui si sprigionano varie tendenze. La società plurale post-secolare, in questa prospettiva, è l’outcome del processo di morfogenesi della precedente società secolarizzata. Questo processo avviene in un nuovo contesto, segnato dalle migrazioni, dalla globalizzazione e dal carattere sempre più multietnico e multiculturale della società.
2012
I valori hanno bisogno della religione?
67
85
P. DONATI
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