L'albero delle donne, attraverso un viaggio etnografico fra gli hadiya d'Etiopia, analizza gli stereotipi sui mangiatori di enset (ensete ventricosum) e i luoghi comuni sulla passività delle donne, in questo caso coltivatrici della pianta e quindi doppiamente periferiche, frequentemente rappresentate secondo foschi scenari di segregazione e oppressione. L’utilizzo della metafora culinaria lega insieme gli strumenti di produzione del cibo e della femminilità: enset e contadine, di fibra fisica e morale robusta, si collocano in zone di frontiera e tuttavia costituiscono strutture forti per resistere in situazioni complesse – l’uno come cibo sostenibile e contro la fame, le altre, lente ma resilienti, come chiave di rottura possibile delle prospettive di sviluppo. Le memorie qui raccolte di levatrici, neospose chiuse nel silenzio, gravide affamate e puerpere in balia delle neonate contengono riflessioni sulla natura della gerarchia, fra sessi e fra donne, e sull’interdipendenza dei generi, che l’antropologa legge attraverso le cornici dell’istituzione matrimoniale, della divisione del lavoro, delle norme che regolano la sessualità. Nell’oscillazione fra protocolli ufficiali e pratiche considerate a vari livelli ‘minori’ ci si interroga sul valore di atti compiuti dietro le quinte come affermazione di resistenza se non di vero e proprio potere, e sulla condotta politica, spesso dissimulata, di soggetti solo apparentemente deboli o subordinati.

L'albero delle donne. Etnografia nelle piantagioni e cucine d'Etiopia / PEVERI V.. - STAMPA. - (2012), pp. 1-336.

L'albero delle donne. Etnografia nelle piantagioni e cucine d'Etiopia

PEVERI, VALENTINA
2012

Abstract

L'albero delle donne, attraverso un viaggio etnografico fra gli hadiya d'Etiopia, analizza gli stereotipi sui mangiatori di enset (ensete ventricosum) e i luoghi comuni sulla passività delle donne, in questo caso coltivatrici della pianta e quindi doppiamente periferiche, frequentemente rappresentate secondo foschi scenari di segregazione e oppressione. L’utilizzo della metafora culinaria lega insieme gli strumenti di produzione del cibo e della femminilità: enset e contadine, di fibra fisica e morale robusta, si collocano in zone di frontiera e tuttavia costituiscono strutture forti per resistere in situazioni complesse – l’uno come cibo sostenibile e contro la fame, le altre, lente ma resilienti, come chiave di rottura possibile delle prospettive di sviluppo. Le memorie qui raccolte di levatrici, neospose chiuse nel silenzio, gravide affamate e puerpere in balia delle neonate contengono riflessioni sulla natura della gerarchia, fra sessi e fra donne, e sull’interdipendenza dei generi, che l’antropologa legge attraverso le cornici dell’istituzione matrimoniale, della divisione del lavoro, delle norme che regolano la sessualità. Nell’oscillazione fra protocolli ufficiali e pratiche considerate a vari livelli ‘minori’ ci si interroga sul valore di atti compiuti dietro le quinte come affermazione di resistenza se non di vero e proprio potere, e sulla condotta politica, spesso dissimulata, di soggetti solo apparentemente deboli o subordinati.
2012
336
9788866800088
L'albero delle donne. Etnografia nelle piantagioni e cucine d'Etiopia / PEVERI V.. - STAMPA. - (2012), pp. 1-336.
PEVERI V.
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/134629
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact