Il filo conduttore che lega gli interventi qui raccolti, al di là delle distanze evocate da nomi di città e di relatori tanto lontani per appartenenza geografica, è proprio quello della responsabilità storica nei confronti di una memoria millenaria che occorre mettere in salvo, se non si vuole che un tema già da anni entrato nel dibattito scientifico, quello della “fine della città” come modello storicamente determinato di aggregazione umana, si trasformi nel giro di poche generazioni in una realtà di fatto anche per il patrimonio urbano ereditato dal passato. E ciò non solo e non tanto, ormai, per la fragilità complessiva dell’oikos di cui anche la città, come “seconda natura”, fa parte, nella civiltà nata proprio con l’urbanesimo moderno; ma per una minaccia assai più insidiosa, perché immateriale, che reca in sé l’omologazione di tempi e spazi del mondo “a una dimensione” in cui viviamo: la perdita di identità dei luoghi. Una perdita tanto più evidente, per quanto riguarda i luoghi urbani, quanto più ci si sforza di immobilizzare e mettere al riparo il tempo pietrificato delle città storiche dall’eterno presente che scorre nel villaggio globale.
L. Ricca (2011). Un confronto sulle città storiche tra Italia e Giappone: conservazione e trasformazione. SASSARI : EDES.
Un confronto sulle città storiche tra Italia e Giappone: conservazione e trasformazione
RICCA, LAURA
2011
Abstract
Il filo conduttore che lega gli interventi qui raccolti, al di là delle distanze evocate da nomi di città e di relatori tanto lontani per appartenenza geografica, è proprio quello della responsabilità storica nei confronti di una memoria millenaria che occorre mettere in salvo, se non si vuole che un tema già da anni entrato nel dibattito scientifico, quello della “fine della città” come modello storicamente determinato di aggregazione umana, si trasformi nel giro di poche generazioni in una realtà di fatto anche per il patrimonio urbano ereditato dal passato. E ciò non solo e non tanto, ormai, per la fragilità complessiva dell’oikos di cui anche la città, come “seconda natura”, fa parte, nella civiltà nata proprio con l’urbanesimo moderno; ma per una minaccia assai più insidiosa, perché immateriale, che reca in sé l’omologazione di tempi e spazi del mondo “a una dimensione” in cui viviamo: la perdita di identità dei luoghi. Una perdita tanto più evidente, per quanto riguarda i luoghi urbani, quanto più ci si sforza di immobilizzare e mettere al riparo il tempo pietrificato delle città storiche dall’eterno presente che scorre nel villaggio globale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


