Per buona parte del secolo scorso, e oltre, le avanguardie artistiche, la filosofia, le scienze umane e storiche hanno inseguito il filo di Arianna che va dal grattacielo alla capanna, e oggi dalla cosmopoli planetaria a quella delle origini, nella speranza di intravedere l’Origine perduta della nostra storia. L’“Idea di città” ne conserva delle tracce ancora visibili nei punti apicali della storia urbana: a Roma come a Kyoto, a Parigi come a New York; ed è nei due sensi opposti della parola “cosmopoli” che possiamo misurare la distanza tra la città cosmografica delle origini, e quella attuale, la postmetropoli globale e indifferenziata, rizoma frattale e autosimilare esteso su tutto il pianeta. La città nasce e muore come labirinto, ma il labirinto, come l’axis mundi, la Roma quadrata o i quattro angoli del mondo, erano symboloi in senso letteralmente inteso, punti di congiunzione tra Cielo Terra e Uomo, e oggi per noi anche tra Occidente ed Estremo Oriente, come si scopre mettendo a confronto le rispettive capitali imperiali. Tornare sulle tracce di questi archetipi nell’epoca della postmetropoli territoriale non significa cercare un rifugio nostalgico nelle origini mitiche o nel mito dell’Origine, ma provare a riflettere sulla necessità insopprimibile della civitas anche dopo “la fine della città”.
L. Ricca, F. Lizzani (2012). Dalla città celeste al labirinto metropolitano. Per una mitistoria comparata degli archetipi urbani. IMOLA : Editrice La Mandragora.
Dalla città celeste al labirinto metropolitano. Per una mitistoria comparata degli archetipi urbani
RICCA, LAURA;
2012
Abstract
Per buona parte del secolo scorso, e oltre, le avanguardie artistiche, la filosofia, le scienze umane e storiche hanno inseguito il filo di Arianna che va dal grattacielo alla capanna, e oggi dalla cosmopoli planetaria a quella delle origini, nella speranza di intravedere l’Origine perduta della nostra storia. L’“Idea di città” ne conserva delle tracce ancora visibili nei punti apicali della storia urbana: a Roma come a Kyoto, a Parigi come a New York; ed è nei due sensi opposti della parola “cosmopoli” che possiamo misurare la distanza tra la città cosmografica delle origini, e quella attuale, la postmetropoli globale e indifferenziata, rizoma frattale e autosimilare esteso su tutto il pianeta. La città nasce e muore come labirinto, ma il labirinto, come l’axis mundi, la Roma quadrata o i quattro angoli del mondo, erano symboloi in senso letteralmente inteso, punti di congiunzione tra Cielo Terra e Uomo, e oggi per noi anche tra Occidente ed Estremo Oriente, come si scopre mettendo a confronto le rispettive capitali imperiali. Tornare sulle tracce di questi archetipi nell’epoca della postmetropoli territoriale non significa cercare un rifugio nostalgico nelle origini mitiche o nel mito dell’Origine, ma provare a riflettere sulla necessità insopprimibile della civitas anche dopo “la fine della città”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


