Per un'azione di recupero del patrimonio moderno nell'oltremare

Oltre a far ricordare i 150° dell'Unità d'Italia, il 2011 ha segnato anche l'anniversario centenario della conquista italiana della Libia nel 1911; un evento che allora coincise non solo con la celebrazione del Cinquantennale dell'Unità - per il quale venne peraltro posta anche la prima pietra della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze - ma anche con lo strutturarsi di un'idea di "Italianità" che da risorgimentale e unitaria diveniva imperialista e nazionalista; inoltre, con l'allinearsi dell'Italia alle Grandi Potenze coloniali, si ponevano anche le basi per una Modernità i cui esiti sarebbero stati spesso discutibili, ma in cui l'orizzonte non poteva che dilatarsi al Mediterraneo e al Corno d'Africa. Seguire alcuni sviluppi di quell'idea di "Italianità" che coincise con la prima "Rivoluzione industriale" italiana (con l'Esposizione di Milano del 1906 che di tale progresso intendeva essere una sorta di 'vetrina internazionale'), con l'ampliamento delle reti infrastrutturali, con la qualificazione dei grandi spazi urbani (si pensi solo alla 'terminazione' delle piazze lasciate incompiute nel Medioevo, specie con la costruzione delle grandi facciate delle basiliche), etc .; ma ripercorrere anche quell'idea di un"'ltalianità" 'scomoda' perché lasciava aperti i problemi delle «terre irredente» o «contese» (fuori e dentro i confini) per poi estendersi con l'Imperialismo nell'Oltremare - un'idea di "Italianità" nata nell'Italia liberale e poi fatta propria dal Fascismo - ha costituito in ambito artistico e architettonico una riflessione estremamente stimolante. [Estratto da: "Editoriale e Introduzione", pp. 5-6]