ARCHITETTURA : CORPO = MUSICA : MENTE Il discorso sulla musica nei conventi femminili in età moderna ruota attorno a questa proporzione che oppone due ordini di fattori: da una parte la ‘chiusura’ (dell’edificio claustrale, come dei corpi inaccessibili di chi lo abita), e dall’altra l’‘apertura’ (incarnata dalla polisemicità stessa della musica, come della mente di chi la pratica). Alla rigidità delle prescrizioni sottolineate negli ultimi giorni del Concilio di Trento (1563), che rinnovarono l’obbligatorietà della clausura e vietarono genericamente la musica lasciva in chiesa, si aggiunsero inasprimenti vari da parte diocesana. Le monache reagirono ‘reinterpretando’ divieti e limitazioni a loro favore, fino a far proprio della musica l’attività col più ampio spazio creativo (come testimoniato, per esempio, dall’amplissima mole di documenti musicali connessi ai conventi femminili conservati nel Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna). Qual è stata la funzione della musica per le monache di clausura tra Cinque e Seicento? cosa ha significato la musica per una categoria di donne che dovevano dimenticarsi del proprio corpo, nascosto dietro a tonache e veli? e perché le autorità ecclesiastiche si accanirono spesso nel vietare la polifonia musicale entro le mura claustrali?
G. Filocamo (2012). Vergini oltre la grata: musica per donne invisibili tra Cinque e Seicento. BOLOGNA : Bononia University Press.
Vergini oltre la grata: musica per donne invisibili tra Cinque e Seicento
FILOCAMO, GIOIA
2012
Abstract
ARCHITETTURA : CORPO = MUSICA : MENTE Il discorso sulla musica nei conventi femminili in età moderna ruota attorno a questa proporzione che oppone due ordini di fattori: da una parte la ‘chiusura’ (dell’edificio claustrale, come dei corpi inaccessibili di chi lo abita), e dall’altra l’‘apertura’ (incarnata dalla polisemicità stessa della musica, come della mente di chi la pratica). Alla rigidità delle prescrizioni sottolineate negli ultimi giorni del Concilio di Trento (1563), che rinnovarono l’obbligatorietà della clausura e vietarono genericamente la musica lasciva in chiesa, si aggiunsero inasprimenti vari da parte diocesana. Le monache reagirono ‘reinterpretando’ divieti e limitazioni a loro favore, fino a far proprio della musica l’attività col più ampio spazio creativo (come testimoniato, per esempio, dall’amplissima mole di documenti musicali connessi ai conventi femminili conservati nel Museo Internazionale e Biblioteca della Musica di Bologna). Qual è stata la funzione della musica per le monache di clausura tra Cinque e Seicento? cosa ha significato la musica per una categoria di donne che dovevano dimenticarsi del proprio corpo, nascosto dietro a tonache e veli? e perché le autorità ecclesiastiche si accanirono spesso nel vietare la polifonia musicale entro le mura claustrali?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.