Lo studio è finalizzato a stimare le produzioni potenziali di colture erbacee da energia nelle diverse province italiane, con l’obiettivo di creare un “atlante italiano delle biomasse” a livello di singole province e/o di aggregati territoriali più ampi. Una stima capillare della produttività richiede estrapolazioni e raffronti indiretti. La metodologia utilizzata ha comportato l’individuazione di zone eco-pedologiche derivate dall’omonima carta reperibile sul sito Internet del Portale Cartografico Nazionale del Ministero dell’Ambiente. Per superare i limiti insiti nella carenza di dati produttivi sulle colture da biomassa erbacee annuali (Sorgo) e poliennali (Arundo, Miscanto, Panico e Cardo), ancora poco diffuse, è stato sviluppato un processo iterativo basato sulla scelta di una coltura di riferimento (mais) su cui indicizzare la vocazionalità del territorio delle diverse province: sulla base dei dati ISTAT, è stato costruito un database della produttività del mais suddiviso per singola provincia nel decennio 1999-2008. L’indice di vocazionalità è stato calcolato rapportando la resa del mais nella provincia in esame a quella della provincia scelta come riferimento (BO). Per le due colture oleaginose destinate alla produzione di biodiesel (Girasole e Colza), sono stati utilizzati i dati statistici di colture commerciali in tutte le province in cui sono disponibili; sono stati costruiti indici di vocazionalità utilizzando come coltura di riferimento l’orzo, risultato significativamente correlato alle due oleaginose nelle province in cui esistevano dati comuni. I risultati sono stati presentati su un foglio di lavoro Excel, sia in formato tabulare, sia grafico. Per le cinque colture con produzioni stimate (Sorgo, Arundo, Miscanto, Panico e Cardo), la deviazione standard su base temporale nei dieci anni di cui si dispone delle rese della coltura di riferimento è rappresentata attraverso le barre di errore. I dati delle due oleaginose (Girasole e Colza) risultano notevolmente più bassi in quanto dovuti al computo del solo seme in piante intrinsecamente caratterizzate da basso Harvest Index (rapporto tra la porzione di interesse commerciale e biomassa totale della pianta). A ciò si aggiunge che l’accumulo di sostanze grasse nel seme (attorno al 45% e al 40%, nelle due rispettive piante) è intrinsecamente più costoso dell’accumulo di carboidrati. In base ai dati, in Italia il limite più rilevante al raggiungimento di elevate produzioni appare essere la disponibilità idrica. È del tutto evidente che tale vincolo sia più forte al Sud che al Nord. A confronto con la questa, la durata del ciclo colturale (somma termica stagionale), più limitata al Nord che al Sud, rappresenta un vincolo di gran lunga inferiore, come dimostrato dall’andamento delle rese produttive, decrescente da Nord a Sud. In conclusione, monitorare su larga scala le produzioni di colture come le biomasse per energia, non ancora diffuse sul territorio, rappresenta un esercizio di non facile svolgimento, inevitabilmente soggetto ad una certa aleatorietà dei risultati. Con questo limite, i dati riportati esprimono la potenzialità delle cinque colture da biomassa a parità di situazione colturale col mais e permettono di ipotizzare prezzi e punti di pareggio economico che queste dovrebbero realizzare per poter reggere la concorrenza col cereale.
G. Venturi, A. Monti, L. Barbanti (2009). Rilievo delle produttività delle colture energetiche in Italia e analisi del loro mercato. ROMA : ENEA - Ministero per lo Sviluppo Economico.
Rilievo delle produttività delle colture energetiche in Italia e analisi del loro mercato
VENTURI, GIANPIETRO;MONTI, ANDREA;BARBANTI, LORENZO
2009
Abstract
Lo studio è finalizzato a stimare le produzioni potenziali di colture erbacee da energia nelle diverse province italiane, con l’obiettivo di creare un “atlante italiano delle biomasse” a livello di singole province e/o di aggregati territoriali più ampi. Una stima capillare della produttività richiede estrapolazioni e raffronti indiretti. La metodologia utilizzata ha comportato l’individuazione di zone eco-pedologiche derivate dall’omonima carta reperibile sul sito Internet del Portale Cartografico Nazionale del Ministero dell’Ambiente. Per superare i limiti insiti nella carenza di dati produttivi sulle colture da biomassa erbacee annuali (Sorgo) e poliennali (Arundo, Miscanto, Panico e Cardo), ancora poco diffuse, è stato sviluppato un processo iterativo basato sulla scelta di una coltura di riferimento (mais) su cui indicizzare la vocazionalità del territorio delle diverse province: sulla base dei dati ISTAT, è stato costruito un database della produttività del mais suddiviso per singola provincia nel decennio 1999-2008. L’indice di vocazionalità è stato calcolato rapportando la resa del mais nella provincia in esame a quella della provincia scelta come riferimento (BO). Per le due colture oleaginose destinate alla produzione di biodiesel (Girasole e Colza), sono stati utilizzati i dati statistici di colture commerciali in tutte le province in cui sono disponibili; sono stati costruiti indici di vocazionalità utilizzando come coltura di riferimento l’orzo, risultato significativamente correlato alle due oleaginose nelle province in cui esistevano dati comuni. I risultati sono stati presentati su un foglio di lavoro Excel, sia in formato tabulare, sia grafico. Per le cinque colture con produzioni stimate (Sorgo, Arundo, Miscanto, Panico e Cardo), la deviazione standard su base temporale nei dieci anni di cui si dispone delle rese della coltura di riferimento è rappresentata attraverso le barre di errore. I dati delle due oleaginose (Girasole e Colza) risultano notevolmente più bassi in quanto dovuti al computo del solo seme in piante intrinsecamente caratterizzate da basso Harvest Index (rapporto tra la porzione di interesse commerciale e biomassa totale della pianta). A ciò si aggiunge che l’accumulo di sostanze grasse nel seme (attorno al 45% e al 40%, nelle due rispettive piante) è intrinsecamente più costoso dell’accumulo di carboidrati. In base ai dati, in Italia il limite più rilevante al raggiungimento di elevate produzioni appare essere la disponibilità idrica. È del tutto evidente che tale vincolo sia più forte al Sud che al Nord. A confronto con la questa, la durata del ciclo colturale (somma termica stagionale), più limitata al Nord che al Sud, rappresenta un vincolo di gran lunga inferiore, come dimostrato dall’andamento delle rese produttive, decrescente da Nord a Sud. In conclusione, monitorare su larga scala le produzioni di colture come le biomasse per energia, non ancora diffuse sul territorio, rappresenta un esercizio di non facile svolgimento, inevitabilmente soggetto ad una certa aleatorietà dei risultati. Con questo limite, i dati riportati esprimono la potenzialità delle cinque colture da biomassa a parità di situazione colturale col mais e permettono di ipotizzare prezzi e punti di pareggio economico che queste dovrebbero realizzare per poter reggere la concorrenza col cereale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.