Nei disturbi conseguenti a lesione cerebrale è possibile distinguere sintomi «negativi», come la paralisi degli arti superiori o inferiori, l’emianopsia, l’atassia, l’afasia, l’aprassia, il neglect, i disturbi di memoria, ecc., e sintomi «positivi», come la spasticità, il tremore, le parestesie, il dolore centrale, le crisi epilettiche o, più raramente, sintomi psichiatrici come allucinazioni o episodi psicotici. Attualmente sono disponibili diversi trattamenti farmacologici efficaci per la maggior parte dei sintomi positivi (ad es. baclofen o botulino per ridurre la spasticità o antiepilettici per trattare le crisi epilettiche), mentre il trattamento dei sintomi negativi rappresenta ancora un’importante sfida per le neuroscienze cliniche. I trattamenti volti al recupero funzionale dei disturbi motori e cognitivi conseguenti a lesione cerebrale includono la fisioterapia e diversi tipi di training neuropsicologici mirati. C’è un vasto consenso riguardo al fatto che i pazienti in fase acuta dovrebbero essere trattati con programmi di riabilitazione multidisciplinari, che prevedono diversi tipi di interventi. A ogni modo, anche per questi tipi di trattamenti all’avanguardia, le evidenze che derivano da trial clinici controllati sono relativamente scarse. Si considerino per esempio i trattamenti delle emiparesi conseguenti a lesione cerebrale. Recentemente sono state effettuate delle analisi di Cochrane sui trial clinici che hanno indagato l’efficacia di esercizi motori ripetuti nella riabilitazione postictus, un tipo di intervento di routine nei reparti di neuroriabilitazione; le analisi hanno mostrato che il training motorio ripetuto portava solo a un modesto miglioramento della funzionalità dell’arto inferiore, ma nessun chiaro effetto benefico per gli arti superiori, almeno sotto i criteri stretti di Cochrane. C’è dunque un ampio margine di miglioramento per quanto riguarda i programmi di riabilitazione motoria e recentemente si è fatta avanti l’idea che nuovi trattamenti di riabilitazione neuromuscolare, farmacologici o che impiegano la stimolazione elettrica periferica o l’assistenza robotica possano essere introdotti come terapie aggiuntive per facilitare il recupero funzionale del paziente.

Stimolazione non invasiva del cervello e riabilitazione neuropsicologica / Avenanti A. - STAMPA. - (2012), pp. 337-354.

Stimolazione non invasiva del cervello e riabilitazione neuropsicologica

AVENANTI, ALESSIO
2012

Abstract

Nei disturbi conseguenti a lesione cerebrale è possibile distinguere sintomi «negativi», come la paralisi degli arti superiori o inferiori, l’emianopsia, l’atassia, l’afasia, l’aprassia, il neglect, i disturbi di memoria, ecc., e sintomi «positivi», come la spasticità, il tremore, le parestesie, il dolore centrale, le crisi epilettiche o, più raramente, sintomi psichiatrici come allucinazioni o episodi psicotici. Attualmente sono disponibili diversi trattamenti farmacologici efficaci per la maggior parte dei sintomi positivi (ad es. baclofen o botulino per ridurre la spasticità o antiepilettici per trattare le crisi epilettiche), mentre il trattamento dei sintomi negativi rappresenta ancora un’importante sfida per le neuroscienze cliniche. I trattamenti volti al recupero funzionale dei disturbi motori e cognitivi conseguenti a lesione cerebrale includono la fisioterapia e diversi tipi di training neuropsicologici mirati. C’è un vasto consenso riguardo al fatto che i pazienti in fase acuta dovrebbero essere trattati con programmi di riabilitazione multidisciplinari, che prevedono diversi tipi di interventi. A ogni modo, anche per questi tipi di trattamenti all’avanguardia, le evidenze che derivano da trial clinici controllati sono relativamente scarse. Si considerino per esempio i trattamenti delle emiparesi conseguenti a lesione cerebrale. Recentemente sono state effettuate delle analisi di Cochrane sui trial clinici che hanno indagato l’efficacia di esercizi motori ripetuti nella riabilitazione postictus, un tipo di intervento di routine nei reparti di neuroriabilitazione; le analisi hanno mostrato che il training motorio ripetuto portava solo a un modesto miglioramento della funzionalità dell’arto inferiore, ma nessun chiaro effetto benefico per gli arti superiori, almeno sotto i criteri stretti di Cochrane. C’è dunque un ampio margine di miglioramento per quanto riguarda i programmi di riabilitazione motoria e recentemente si è fatta avanti l’idea che nuovi trattamenti di riabilitazione neuromuscolare, farmacologici o che impiegano la stimolazione elettrica periferica o l’assistenza robotica possano essere introdotti come terapie aggiuntive per facilitare il recupero funzionale del paziente.
2012
La riabilitazione neuropsicologica
337
354
Stimolazione non invasiva del cervello e riabilitazione neuropsicologica / Avenanti A. - STAMPA. - (2012), pp. 337-354.
Avenanti A
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