Il libro indaga il percorso e il linguaggio artistico di Ermanna Montanari, l’attrice più significativa del teatro di ricerca italiano. Nata giovanissima al teatro, mentre esplode il ’77, con il suo compagno Marco Martinelli, regista e drammaturgo, forma una coppia d’arte dalle complesse alchimie. Insieme ad altri, nel 1983, fondano Le Albe di Verhaeren poi Teatro delle Albe, una delle realtà più vitali e longeve del nostro panorama teatrale. Il libro diventa così anche una storia dello stesso Martinelli e del gruppo, costituito oggi da tre generazioni attoriche. Contesto ineludibile è il Nuovo teatro italiano nella sua declinazione emiliano-romagnola: un territorio che ha visto nascere alcune fra le realtà sperimentali più note a livello internazionale. Il Teatro delle Albe ne incarna le istanze profonde senza furori iconoclasti e con attenzione alle culture professionali. Di qui muove la prima parte del libro per vedere come nasce l’attrice: dalle prime esperienze di teatro religioso e politico all’interesse per la fantascienza fino alle due scoperte decisive per la costruzione di un linguaggio del tutto originale, dell’attrice come del gruppo: la necessità di poggiare sulle radici romagnole – per la Montanari la Romagna contadina di Campiano con il suo arduo dialetto – e sull’Africa degli immigrati nella riviera, portatrice di suoni e gesti di potenza dionisiaca. Sono tante le prospettive per inquadrare quest’arte. Quella di gender porta a riflettere sulla presenza femminile nel teatro italiano, in particolare in rapporto alla figura dell'attrice artista creata da Eleonora Duse. Un protagonismo di lunga durata che, paradossalmente, ha subito una sorta di annebbiamento negli anni del femminismo mentre operavano sia grandi interpreti di tradizione sia giovani attrici ‘in cerca’. Si arriva così al teatro di Ermanna Montanari: potentemente visivo e sonoro, nutrito di richiami arcaici e di contemporaneità. Le sue maggiori interpretazioni vengono proposte come fossero un canzoniere nella seconda parte del libro, in un intarsio di ricostruzioni storiche e riflessioni critiche, di documentazione esistente e nuove fonti di varia natura: ad esempio, immagini inedite che aiutano a penetrare quest'arte che vive in presenza e nella memoria e si esprime per frammenti. Della difficoltà per l’artista teatrale di tradurre in scrittura il linguaggio teatrale testimonia infine la presentazione critica di alcuni quaderni di lavoro di Ermanna Montanari, anche in funzione della ricostruzione del ‘testo’ dello spettacolo "Cenci", da Artaud e Shelley.

Ermanna Montanari. Fare-disfare-rifare nel Teatro delle Albe / L. Mariani. - STAMPA. - (2012), pp. 1-344.

Ermanna Montanari. Fare-disfare-rifare nel Teatro delle Albe

MARIANI, ANNA LAURA
2012

Abstract

Il libro indaga il percorso e il linguaggio artistico di Ermanna Montanari, l’attrice più significativa del teatro di ricerca italiano. Nata giovanissima al teatro, mentre esplode il ’77, con il suo compagno Marco Martinelli, regista e drammaturgo, forma una coppia d’arte dalle complesse alchimie. Insieme ad altri, nel 1983, fondano Le Albe di Verhaeren poi Teatro delle Albe, una delle realtà più vitali e longeve del nostro panorama teatrale. Il libro diventa così anche una storia dello stesso Martinelli e del gruppo, costituito oggi da tre generazioni attoriche. Contesto ineludibile è il Nuovo teatro italiano nella sua declinazione emiliano-romagnola: un territorio che ha visto nascere alcune fra le realtà sperimentali più note a livello internazionale. Il Teatro delle Albe ne incarna le istanze profonde senza furori iconoclasti e con attenzione alle culture professionali. Di qui muove la prima parte del libro per vedere come nasce l’attrice: dalle prime esperienze di teatro religioso e politico all’interesse per la fantascienza fino alle due scoperte decisive per la costruzione di un linguaggio del tutto originale, dell’attrice come del gruppo: la necessità di poggiare sulle radici romagnole – per la Montanari la Romagna contadina di Campiano con il suo arduo dialetto – e sull’Africa degli immigrati nella riviera, portatrice di suoni e gesti di potenza dionisiaca. Sono tante le prospettive per inquadrare quest’arte. Quella di gender porta a riflettere sulla presenza femminile nel teatro italiano, in particolare in rapporto alla figura dell'attrice artista creata da Eleonora Duse. Un protagonismo di lunga durata che, paradossalmente, ha subito una sorta di annebbiamento negli anni del femminismo mentre operavano sia grandi interpreti di tradizione sia giovani attrici ‘in cerca’. Si arriva così al teatro di Ermanna Montanari: potentemente visivo e sonoro, nutrito di richiami arcaici e di contemporaneità. Le sue maggiori interpretazioni vengono proposte come fossero un canzoniere nella seconda parte del libro, in un intarsio di ricostruzioni storiche e riflessioni critiche, di documentazione esistente e nuove fonti di varia natura: ad esempio, immagini inedite che aiutano a penetrare quest'arte che vive in presenza e nella memoria e si esprime per frammenti. Della difficoltà per l’artista teatrale di tradurre in scrittura il linguaggio teatrale testimonia infine la presentazione critica di alcuni quaderni di lavoro di Ermanna Montanari, anche in funzione della ricostruzione del ‘testo’ dello spettacolo "Cenci", da Artaud e Shelley.
2012
344
9788872183496
Ermanna Montanari. Fare-disfare-rifare nel Teatro delle Albe / L. Mariani. - STAMPA. - (2012), pp. 1-344.
L. Mariani
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