STRUMENTI MUSICALI NELLE NATURE MORTE DAL ‘500 al ‘700 Maria Grazia Bellardi CdL in Verde Ornamentale e Tutela del Paesaggio Alma mater Studiorum, Università di Bologna, Bologna La “Natura morta” è un genere pittorico basato sulla raffigurazione di oggetti, di solito frutti, fiori, vasi, cibi, libri, ed anche strumenti musicali, anche se talvolta la fantasia degli artisti ha creato opere con ogni sorta di “cose” dalle collane, alle conchiglie ed anche agli animali, come pesci, conigli, pappagalli, cardellini, cavallette o farfalle… La natura morta, come genere pittorico a sé stante, nasce alla fine del ‘500 In pratica, fino a quel periodo la Pittura aveva rappresentato : - Scene religiose tratte dalla vita di Cristo, dei Santi o da episodi della Bibbia - Avvenimenti storici importanti - Episodi tratti dalla mitologia greca e romana Ed ovviamente c’era il Ritratto che aveva anche una funzione pratica e politico: diffondere l’immagine del re, del papa, del nobile, del condottiero o comunque dell’uomo (e della donna) di grande prestigio sociale. Con la fine del ‘500 si assiste alla nascita di altri generi diversi oltre a quelli canonici: il paesaggio, la natura morta e la pittura di genere, ovvero la pittura che rappresenta scene di vita quotidiana. La NATURA MORTA: gli inizi La natura morta già esisteva già in precedenza ma non aveva vita propria; nel senso che era dettaglio, sfondo, elemento comunque decorativo o secondario della pittura di storia. IL CARAVAGGIO Ma fu il Caravaggio (Michelangelo Merisi) il primo artista italiano a restituire autonoma dignità alla “Natura morta”, come documenta la sua idea di celebrare una naturalissima “Canestra di Frutti” nobilitandola come un vero e proprio ritratto e come attesta almeno un’altra analoga, prova del pittore in cui quei “soggetti inferiori” divennero protagonisti dei propri dipinti, testimonianze dello stupore dell’artista per la bellezza della Natura. E così Caravaggio iniziò a dipingere caraffe con fiori ed opere ricche di dettagli come nel celebre “Suonatore di liuto” oggi all’Eremitage di San Pietroburgo. Per il pittore quei dettagli inanimati erano elementi costitutivi dell’opera, di una dignità pari a quella rivestita dalla figura umana. Come ancora scrivono di lui che dicesse: “tanta manifattura gli era a fare un quadro buono di fiori, come di figure”. Caravaggio provò quindi ad annullare l’accademica graduatoria dei generi, ma senza grandi ricadute nel “medio” periodo. Ossia, nel primi del Seicento, altri pittori si cimentarono in Nature morte, ma più per mettere alla prova le proprie capacità di osservazione del mondo naturale. Per loro si trattava di un’attività sporadica perché quei soggetti non offrivano un adeguato riconoscimento professionale: per loro la grande sfida con i grandi Maestri dell’epoca era costituita dai quadri di storia sacra e profana. Questo dipinto, oggi a San Pietroburgo era destinato alla collezione del Marchese Vincenzo Giustiniani: la "dedica" al Giustiniani è stata decifrata grazie alla grande "V" (cioè Vincenzo) dipinta su un capoverso dello spartito. Ma vediamo ancora in dettaglio il quadro: in particolare, l’immagine del solitario e appassionato suonatore di liuto, vagamente ambiguo nell’aspetto effeminato. Il ragazzo sta suonando e cantando, in solitudine; il tema amoroso e malinconico del madrigale si rispecchia sulla sua espressione. Anche la disposizione del piano d’appoggio, degli oggetti, della luce che attraversa lo sfondo, contribuisce a creare un’unità di spazio e di tempo tra l’immagine dipinta e la realtà fisica in cui si trova chi la osserva. Comincia così a prendere forma una profonda e radicale riflessione nella pittura caravaggesca: la partecipazione emotiva del riguardante, che non si sente più estraneo e lontano, ma partecipe di una situazione che si svolge “ qui e adesso”. La posizione delle dita sulle corde del liuto, corrisponde alle note della partitura e dimostra la ...

Baccanale 2012 "Musica in cucina" (3-18 Novembre 2012) / M.G.Bellardi. - (2012).

Baccanale 2012 "Musica in cucina" (3-18 Novembre 2012)

BELLARDI, MARIA GRAZIA
2012

Abstract

STRUMENTI MUSICALI NELLE NATURE MORTE DAL ‘500 al ‘700 Maria Grazia Bellardi CdL in Verde Ornamentale e Tutela del Paesaggio Alma mater Studiorum, Università di Bologna, Bologna La “Natura morta” è un genere pittorico basato sulla raffigurazione di oggetti, di solito frutti, fiori, vasi, cibi, libri, ed anche strumenti musicali, anche se talvolta la fantasia degli artisti ha creato opere con ogni sorta di “cose” dalle collane, alle conchiglie ed anche agli animali, come pesci, conigli, pappagalli, cardellini, cavallette o farfalle… La natura morta, come genere pittorico a sé stante, nasce alla fine del ‘500 In pratica, fino a quel periodo la Pittura aveva rappresentato : - Scene religiose tratte dalla vita di Cristo, dei Santi o da episodi della Bibbia - Avvenimenti storici importanti - Episodi tratti dalla mitologia greca e romana Ed ovviamente c’era il Ritratto che aveva anche una funzione pratica e politico: diffondere l’immagine del re, del papa, del nobile, del condottiero o comunque dell’uomo (e della donna) di grande prestigio sociale. Con la fine del ‘500 si assiste alla nascita di altri generi diversi oltre a quelli canonici: il paesaggio, la natura morta e la pittura di genere, ovvero la pittura che rappresenta scene di vita quotidiana. La NATURA MORTA: gli inizi La natura morta già esisteva già in precedenza ma non aveva vita propria; nel senso che era dettaglio, sfondo, elemento comunque decorativo o secondario della pittura di storia. IL CARAVAGGIO Ma fu il Caravaggio (Michelangelo Merisi) il primo artista italiano a restituire autonoma dignità alla “Natura morta”, come documenta la sua idea di celebrare una naturalissima “Canestra di Frutti” nobilitandola come un vero e proprio ritratto e come attesta almeno un’altra analoga, prova del pittore in cui quei “soggetti inferiori” divennero protagonisti dei propri dipinti, testimonianze dello stupore dell’artista per la bellezza della Natura. E così Caravaggio iniziò a dipingere caraffe con fiori ed opere ricche di dettagli come nel celebre “Suonatore di liuto” oggi all’Eremitage di San Pietroburgo. Per il pittore quei dettagli inanimati erano elementi costitutivi dell’opera, di una dignità pari a quella rivestita dalla figura umana. Come ancora scrivono di lui che dicesse: “tanta manifattura gli era a fare un quadro buono di fiori, come di figure”. Caravaggio provò quindi ad annullare l’accademica graduatoria dei generi, ma senza grandi ricadute nel “medio” periodo. Ossia, nel primi del Seicento, altri pittori si cimentarono in Nature morte, ma più per mettere alla prova le proprie capacità di osservazione del mondo naturale. Per loro si trattava di un’attività sporadica perché quei soggetti non offrivano un adeguato riconoscimento professionale: per loro la grande sfida con i grandi Maestri dell’epoca era costituita dai quadri di storia sacra e profana. Questo dipinto, oggi a San Pietroburgo era destinato alla collezione del Marchese Vincenzo Giustiniani: la "dedica" al Giustiniani è stata decifrata grazie alla grande "V" (cioè Vincenzo) dipinta su un capoverso dello spartito. Ma vediamo ancora in dettaglio il quadro: in particolare, l’immagine del solitario e appassionato suonatore di liuto, vagamente ambiguo nell’aspetto effeminato. Il ragazzo sta suonando e cantando, in solitudine; il tema amoroso e malinconico del madrigale si rispecchia sulla sua espressione. Anche la disposizione del piano d’appoggio, degli oggetti, della luce che attraversa lo sfondo, contribuisce a creare un’unità di spazio e di tempo tra l’immagine dipinta e la realtà fisica in cui si trova chi la osserva. Comincia così a prendere forma una profonda e radicale riflessione nella pittura caravaggesca: la partecipazione emotiva del riguardante, che non si sente più estraneo e lontano, ma partecipe di una situazione che si svolge “ qui e adesso”. La posizione delle dita sulle corde del liuto, corrisponde alle note della partitura e dimostra la ...
2012
Baccanale 2012 "Musica in cucina" (3-18 Novembre 2012) / M.G.Bellardi. - (2012).
M.G.Bellardi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/130230
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