Dagli anni Ottanta del XIX secolo il lavoro in agricoltura è meno remunerativo di quello nell’industria sia per gli imprenditori che per le maestranze. Si delinea così una crescente dipendenza dello sviluppo agricolo dallo sviluppo industriale. Il punto nevralgico che attraversa la storia dei territori della piana bolognese, in comune a larga parte della pianura padana, non è soltanto la densità della popolazione rurale, ma l’impossibilità di espellere dalla campagna (settore a risorsa limitata) le braccia in eccesso, dato che il settore industriale è in grado di assorbire manodopera in misura consistente soltanto a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo. Esiste una netta distanza dal modello inglese, non soltanto negli esiti che avevano portato a un autonomo e precoce sviluppo industriale, ma anche nel punto di partenza. Le campagne inglesi avevano già una bassa densità di popolazione e l’assorbimento di questa, da parte del settore industriale, è stata facilitata. Laddove, invece, si addensa l’affollamento contadino sulla terra, lo sviluppo assume una dimensione più pericolosamente conflittuale. Nel caso dell’area bolognese un ulteriore elemento concorre all’impossibilità dello sradicamento della manodopera: la scarsa propensione ad emigrare. E’ un fenomeno che ha un andamento di lungo periodo e si evince sin dai 25 anni della grande ondata migratoria (1876-1901) quando dal bolognese (con l’area montana più povera inclusa), emigra solo il 2,45% della popolazione. Per queste terre, il conflitto sociale assume una centralità tale da rimbalzare al di fuori dei confini comunali, connotando con i suoi contrasti l’intera vicenda storica nazionale per oltre mezzo secolo a partire dall’alba del Novecento. Dal punto di vista metodologico questo lavoro tenta di riprendere le inclinazioni storiografiche degli ultimi trent’anni del XX secolo. Negli anni Settanta sono comparsi numerosi studi sui conflitti sociali; negli anni Ottanta si è colta, anche in Italia, l’importanza di rapportarsi alla lunga durata per valutare i fenomeni riguardanti il mondo delle campagne, ma in questo caso il concetto di lunga durata non coincide con l’immobilità. Negli anni Novanta si è dato spazio alla dimensione locale perdendo il riferimento comparativo con le altre unità territoriali: zone limitrofe, provincia, regione e stato . L’obiettivo di questo lavoro è di modulare questi tre approcci sull’oggetto di studio.

Il conflitto sociale. Dagli albori della sindacalizzazione alla fine delle campagne

DONDI, MIRCO
2012

Abstract

Dagli anni Ottanta del XIX secolo il lavoro in agricoltura è meno remunerativo di quello nell’industria sia per gli imprenditori che per le maestranze. Si delinea così una crescente dipendenza dello sviluppo agricolo dallo sviluppo industriale. Il punto nevralgico che attraversa la storia dei territori della piana bolognese, in comune a larga parte della pianura padana, non è soltanto la densità della popolazione rurale, ma l’impossibilità di espellere dalla campagna (settore a risorsa limitata) le braccia in eccesso, dato che il settore industriale è in grado di assorbire manodopera in misura consistente soltanto a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo. Esiste una netta distanza dal modello inglese, non soltanto negli esiti che avevano portato a un autonomo e precoce sviluppo industriale, ma anche nel punto di partenza. Le campagne inglesi avevano già una bassa densità di popolazione e l’assorbimento di questa, da parte del settore industriale, è stata facilitata. Laddove, invece, si addensa l’affollamento contadino sulla terra, lo sviluppo assume una dimensione più pericolosamente conflittuale. Nel caso dell’area bolognese un ulteriore elemento concorre all’impossibilità dello sradicamento della manodopera: la scarsa propensione ad emigrare. E’ un fenomeno che ha un andamento di lungo periodo e si evince sin dai 25 anni della grande ondata migratoria (1876-1901) quando dal bolognese (con l’area montana più povera inclusa), emigra solo il 2,45% della popolazione. Per queste terre, il conflitto sociale assume una centralità tale da rimbalzare al di fuori dei confini comunali, connotando con i suoi contrasti l’intera vicenda storica nazionale per oltre mezzo secolo a partire dall’alba del Novecento. Dal punto di vista metodologico questo lavoro tenta di riprendere le inclinazioni storiografiche degli ultimi trent’anni del XX secolo. Negli anni Settanta sono comparsi numerosi studi sui conflitti sociali; negli anni Ottanta si è colta, anche in Italia, l’importanza di rapportarsi alla lunga durata per valutare i fenomeni riguardanti il mondo delle campagne, ma in questo caso il concetto di lunga durata non coincide con l’immobilità. Negli anni Novanta si è dato spazio alla dimensione locale perdendo il riferimento comparativo con le altre unità territoriali: zone limitrofe, provincia, regione e stato . L’obiettivo di questo lavoro è di modulare questi tre approcci sull’oggetto di studio.
2012
109
9788866331117
M. Dondi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/129964
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