Partendo da alcuni elementi dell’attuale contesto politico e sociale di un’area di frontiera del Mozambico che ci invitano ad una rilettura dell'esperienza coloniale e del suo rapporto con la mobilità territoriale e sociale della popolazione africana, questo saggio analizza come, nella colonia portoghese del Mozambico durante gli anni ’40 e ’50, i controlli sulla mobilità della popolazione africana avessero rivestito un ruolo cruciale nell’applicazione delle norme e della prassi sul reclutamento della manodopera africana per il lavoro a contratto o per quello forzato. L’istituzione della caderneta indígena, in cui erano annotati la supposta residenza degli africani, i loro contratti di lavoro e le autorizzazioni agli spostamenti, assieme alle norme che limitavano tali movimenti, a quelle sull’“obbligo morale e legale al lavoro” (il lavoro forzato), e all’istituzione delle “riserve di manodopera” per le imprese e strutture pubbliche della colonia, rappresentano gli elementi fondamentali della struttura del mercato del lavoro istituita in Mozambico durante il periodo dell’Estado Novo di Salazar del colonialismo portoghese. Ma il sistema del reclutamento prevedeva anche il ruolo cruciale delle cosiddette autorità tradizionali nel “controllare la propria popolazione” e nel renderla disponibile per il reclutamento presso le sedi amministrative coloniali. Quanto queste autorità tradizionali fossero in grado di influire sulle scelte dei lavoratori maschi africani, e quindi quanto fossero in grado di incidere in questo processo, è oggetto di dibattito. Sicuramente, comunque, è proprio sulla mobilità della popolazione che si giocò una dimensione importante delle negoziazioni di potere tra le autorità tradizionali, quelle coloniali e la popolazione stessa. Quando il Mozambico divenne indipendente nel 1975, i controlli interni sulla mobilità delle persone non sparirono del tutto. Se ne fece uso durante la stessa guerra di liberazione, durante il conflitto interno scoppiato subito dopo l’indipendenza e nel contesto delle politiche sugli insediamenti forzati della popolazione negli anni ’80. A partire dagli anni ’90, in un contesto nazionale e internazionale profondamente mutato, assistiamo a riforme e programmi di sviluppo che vedono di nuovo la cooptazione delle autorità tradizionali nelle strutture di governo locale. Con esse, gli ambiti territoriali del loro potere, che nell’attuale gergo internazionale prendono il nome di “comunità tradizionali”, vengono a rappresentare di nuovo un luogo di negoziazione a più livelli del potere politico sulla popolazione. In questo quadro non potevano mancare forme locali di controlli sull’identità e mobilità delle persone, adottati spesso su iniziative informali delle stesse autorità tradizionali. Il saggio si basa su più fasi di ricerca d’archivio e sul campo nel territorio dell’antico Distretto Beira, ora Province di Manica e Sofala.

C. Tornimbeni (2012). Lo stato coloniale portoghese in Mozambico, la mobilità della popolazione e la politica del territorio. MACERATA : EUM.

Lo stato coloniale portoghese in Mozambico, la mobilità della popolazione e la politica del territorio

TORNIMBENI, CORRADO
2012

Abstract

Partendo da alcuni elementi dell’attuale contesto politico e sociale di un’area di frontiera del Mozambico che ci invitano ad una rilettura dell'esperienza coloniale e del suo rapporto con la mobilità territoriale e sociale della popolazione africana, questo saggio analizza come, nella colonia portoghese del Mozambico durante gli anni ’40 e ’50, i controlli sulla mobilità della popolazione africana avessero rivestito un ruolo cruciale nell’applicazione delle norme e della prassi sul reclutamento della manodopera africana per il lavoro a contratto o per quello forzato. L’istituzione della caderneta indígena, in cui erano annotati la supposta residenza degli africani, i loro contratti di lavoro e le autorizzazioni agli spostamenti, assieme alle norme che limitavano tali movimenti, a quelle sull’“obbligo morale e legale al lavoro” (il lavoro forzato), e all’istituzione delle “riserve di manodopera” per le imprese e strutture pubbliche della colonia, rappresentano gli elementi fondamentali della struttura del mercato del lavoro istituita in Mozambico durante il periodo dell’Estado Novo di Salazar del colonialismo portoghese. Ma il sistema del reclutamento prevedeva anche il ruolo cruciale delle cosiddette autorità tradizionali nel “controllare la propria popolazione” e nel renderla disponibile per il reclutamento presso le sedi amministrative coloniali. Quanto queste autorità tradizionali fossero in grado di influire sulle scelte dei lavoratori maschi africani, e quindi quanto fossero in grado di incidere in questo processo, è oggetto di dibattito. Sicuramente, comunque, è proprio sulla mobilità della popolazione che si giocò una dimensione importante delle negoziazioni di potere tra le autorità tradizionali, quelle coloniali e la popolazione stessa. Quando il Mozambico divenne indipendente nel 1975, i controlli interni sulla mobilità delle persone non sparirono del tutto. Se ne fece uso durante la stessa guerra di liberazione, durante il conflitto interno scoppiato subito dopo l’indipendenza e nel contesto delle politiche sugli insediamenti forzati della popolazione negli anni ’80. A partire dagli anni ’90, in un contesto nazionale e internazionale profondamente mutato, assistiamo a riforme e programmi di sviluppo che vedono di nuovo la cooptazione delle autorità tradizionali nelle strutture di governo locale. Con esse, gli ambiti territoriali del loro potere, che nell’attuale gergo internazionale prendono il nome di “comunità tradizionali”, vengono a rappresentare di nuovo un luogo di negoziazione a più livelli del potere politico sulla popolazione. In questo quadro non potevano mancare forme locali di controlli sull’identità e mobilità delle persone, adottati spesso su iniziative informali delle stesse autorità tradizionali. Il saggio si basa su più fasi di ricerca d’archivio e sul campo nel territorio dell’antico Distretto Beira, ora Province di Manica e Sofala.
2012
Votare con i piedi: La mobilità degli individui nell’Africa coloniale italiana
175
196
C. Tornimbeni (2012). Lo stato coloniale portoghese in Mozambico, la mobilità della popolazione e la politica del territorio. MACERATA : EUM.
C. Tornimbeni
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/129825
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