Dopo aver chiarito l’accezione con cui il termine partecipazione viene utilizzato, si pone la questione, delicata e assai dibattuta, dell’opportunità di –ed eventualmente di come– istituzionalizzare la partecipazione (Fung, Gastil e Levine 2005), ovvero della definizione –tipicamente da parte delle autorità pubbliche– di modalità, condizioni, regole e procedure attraverso questa può e/o deve aver luogo. Nonostante le numerose esperienze sopra ricordate, l’istituzionalizzazione risulta ancora limitata. A livello locale molte città in Italia e nel mondo hanno uffici o assessorati che promuovono pro-attivamente il coinvolgimento dei propri cittadini . Alcune Regioni come la Catalunya, la Puglia, il Lazio e la Toscana hanno creato uffici o assessorati ad hoc, o varato politiche di sostegno di varie forme di partecipazione, anche allocando risorse finanziare. A livello nazionale va segnalata la recente creazione da parte dell’Amministrazione Obama di un Office of Public Engagement presso la Casa Bianca. In questo quadro internazionale, tutto in evoluzione, la Regione Toscana, il cui Consiglio il 19 dicembre 2007 ha approvato la l.r. 69 «Norme sulla promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali», rappresenta un caso particolarmente interessante e innovativo, per diversi motivi: - si tratta di una politica che mira a promuovere pro-attivamente la partecipazione dei cittadini a livello locale e regionale; - la normativa istituzionalizza la partecipazione, affermando in primis come la partecipazione costituisca un diritto politico dei cittadini toscani (art.1); - tale policy è supportata da effettive risorse, economiche in primis, ma anche logistiche e metodologiche; - alle forme di supporto previste da tale politica può accedere una pluralità di soggetti: amministrazioni pubbliche locali, ma anche scuole, imprese e cittadini; - l’attuazione e gestione di tale politica è affidata a un soggetto appositamente istituito e supra partes, espressione di una larga maggioranza politica del Consiglio; - rappresenta uno dei primi tentativi (forse il primo per via normativa) di tradurre l’ideale della democrazia deliberativa in pratica istituzionale (Floridia 2008); - si tratta di uno dei pochi esempi di politica di settore promossa dal livello di governo regionale.
Promuovere la partecipazione deliberativa. La legge toscana alla prova / R. Lewanski. - STAMPA. - (2010), pp. 241-262.
Promuovere la partecipazione deliberativa. La legge toscana alla prova
LEWANSKI, RODOLFO
2010
Abstract
Dopo aver chiarito l’accezione con cui il termine partecipazione viene utilizzato, si pone la questione, delicata e assai dibattuta, dell’opportunità di –ed eventualmente di come– istituzionalizzare la partecipazione (Fung, Gastil e Levine 2005), ovvero della definizione –tipicamente da parte delle autorità pubbliche– di modalità, condizioni, regole e procedure attraverso questa può e/o deve aver luogo. Nonostante le numerose esperienze sopra ricordate, l’istituzionalizzazione risulta ancora limitata. A livello locale molte città in Italia e nel mondo hanno uffici o assessorati che promuovono pro-attivamente il coinvolgimento dei propri cittadini . Alcune Regioni come la Catalunya, la Puglia, il Lazio e la Toscana hanno creato uffici o assessorati ad hoc, o varato politiche di sostegno di varie forme di partecipazione, anche allocando risorse finanziare. A livello nazionale va segnalata la recente creazione da parte dell’Amministrazione Obama di un Office of Public Engagement presso la Casa Bianca. In questo quadro internazionale, tutto in evoluzione, la Regione Toscana, il cui Consiglio il 19 dicembre 2007 ha approvato la l.r. 69 «Norme sulla promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali», rappresenta un caso particolarmente interessante e innovativo, per diversi motivi: - si tratta di una politica che mira a promuovere pro-attivamente la partecipazione dei cittadini a livello locale e regionale; - la normativa istituzionalizza la partecipazione, affermando in primis come la partecipazione costituisca un diritto politico dei cittadini toscani (art.1); - tale policy è supportata da effettive risorse, economiche in primis, ma anche logistiche e metodologiche; - alle forme di supporto previste da tale politica può accedere una pluralità di soggetti: amministrazioni pubbliche locali, ma anche scuole, imprese e cittadini; - l’attuazione e gestione di tale politica è affidata a un soggetto appositamente istituito e supra partes, espressione di una larga maggioranza politica del Consiglio; - rappresenta uno dei primi tentativi (forse il primo per via normativa) di tradurre l’ideale della democrazia deliberativa in pratica istituzionale (Floridia 2008); - si tratta di uno dei pochi esempi di politica di settore promossa dal livello di governo regionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.