I linguaggi utilizzati dai poeti e dai drammaturghi europei nel periodo romantico costituiscono il filo conduttore dei saggi qui raccolti: linguaggi variegati, spesso ibridi e ambigui capaci di attraversare codici e generi. La teoria della lingua era ampiamente dibattuta all’interno della letteratura romantica, sia da una prospettiva filosofica sia propriamente linguistica, e questo dibattito ha contribuito ad articolare questioni fondamentali circa la relazione tra parlanti e ascoltatori, tra la lingua e il mondo. Nello specifico, la letteratura tra Sette e Ottocento, è interessata ai meccanismi del linguaggio da un punto di vista teorico per le sue articolazioni e arbitrarietà, ma anche da una prospettiva storico culturale per le sue potenzialità politiche e la capacità di veicolare relazioni di potere. Il linguaggio dei romantici è dunque un linguaggio «performativo», perché rappresenta e crea, si rivela e si nasconde, trasformandosi continuamente a seconda del genere letterario in cui viene impiegato. È un’espressione linguistica, quella utilizzata dagli scrittori romantici, che mette in scena gli opposti e dà voce al confronto, che è fonte di energia ed esprime l’attività e il movimento che stanno alla base di un mondo ideale, la cosiddetta «Romantic ideology», tanto diffusa e disseminata da risultare difficilmente classificabile e contenibile in un’unica definizione. Il linguaggio romantico è dunque non solo descrittivo, ma, dialogando con il passato e proiettandosi verso il futuro, dà forma al presente, diventando all’interno del testo letterario un agente attivo, atto a creare identità tanto singole quanto collettive e a dare loro vitalità e legittimità. Nei saggi raccolti in questo numero il linguaggio romantico è al centro di una riflessione che fa riferimento ad autori inglesi, tedeschi, italiani e russi e fa emergere un quadro composito di linguaggi carichi di valenze metaforiche che evocano identità singole e, al tempo stesso, articolano un messaggio politico rivolto alla comunità; che formulano relazioni di potere, innesco potenziale di mutamenti sociali, il cui effetto destabilizzante continua a far presa anche sul lettore moderno.
S.Baiesi (2011). "The Language(s) of Romanticism". NAPOLI : Liguori Editore.
"The Language(s) of Romanticism"
BAIESI, SERENA
2011
Abstract
I linguaggi utilizzati dai poeti e dai drammaturghi europei nel periodo romantico costituiscono il filo conduttore dei saggi qui raccolti: linguaggi variegati, spesso ibridi e ambigui capaci di attraversare codici e generi. La teoria della lingua era ampiamente dibattuta all’interno della letteratura romantica, sia da una prospettiva filosofica sia propriamente linguistica, e questo dibattito ha contribuito ad articolare questioni fondamentali circa la relazione tra parlanti e ascoltatori, tra la lingua e il mondo. Nello specifico, la letteratura tra Sette e Ottocento, è interessata ai meccanismi del linguaggio da un punto di vista teorico per le sue articolazioni e arbitrarietà, ma anche da una prospettiva storico culturale per le sue potenzialità politiche e la capacità di veicolare relazioni di potere. Il linguaggio dei romantici è dunque un linguaggio «performativo», perché rappresenta e crea, si rivela e si nasconde, trasformandosi continuamente a seconda del genere letterario in cui viene impiegato. È un’espressione linguistica, quella utilizzata dagli scrittori romantici, che mette in scena gli opposti e dà voce al confronto, che è fonte di energia ed esprime l’attività e il movimento che stanno alla base di un mondo ideale, la cosiddetta «Romantic ideology», tanto diffusa e disseminata da risultare difficilmente classificabile e contenibile in un’unica definizione. Il linguaggio romantico è dunque non solo descrittivo, ma, dialogando con il passato e proiettandosi verso il futuro, dà forma al presente, diventando all’interno del testo letterario un agente attivo, atto a creare identità tanto singole quanto collettive e a dare loro vitalità e legittimità. Nei saggi raccolti in questo numero il linguaggio romantico è al centro di una riflessione che fa riferimento ad autori inglesi, tedeschi, italiani e russi e fa emergere un quadro composito di linguaggi carichi di valenze metaforiche che evocano identità singole e, al tempo stesso, articolano un messaggio politico rivolto alla comunità; che formulano relazioni di potere, innesco potenziale di mutamenti sociali, il cui effetto destabilizzante continua a far presa anche sul lettore moderno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.