Nel settembre del 1968 Piero Sanpaolesi, Ordinario di restauro presso la Facoltà di Architettura dell'’Università dell'’Ateneo fiorentino, riceveva ufficialmente l’incarico dal Comune di Rimini di studiare « il restauro, il ripristino e la sistemazione funzionale della Rocca Malatestiana». La costruzione di Castel Sismondo, così chiamato dal suo stesso artefice, era stata iniziata il 20 maggio del 1437 e si era conclusa presumibilmente nel 1446. Con la fine della Signoria dei Malatesta, la rocca, ridotta a presidio militare e sottoposta a molteplici adattamenti per adeguarla all’impiego delle artiglierie, aveva subito radicali modifiche nel XVII secolo per volere di Urbano VII, venendo infine dismessa e utilizzata come cava di materiale, poi come caserma dei Carabinieri pontifici per divenire poi carcere(1857). Piero Sanpaolesi, che aveva iniziato a studiare il complesso già nel ’67, nel novembre di due anni dopo presentò il suo primo progetto di restauro di Castel Sismondo compilato – come scrive egli stesso - « sulla scorta delle indagini documentarie e dei saggi compiuti ». Accolto inizialmente con entusiasmo dalla stampa locale il progetto, che prevedeva la demolizione di alcuni manufatti e la ricostruzione “filologica” dei coronamenti delle cammini di ronda, apparve già allora discutibile e contraddittorio con i principi di deontologia “conservativa” professati dal suo stesso Autore, tanto da essere richiamato dal Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti «ad un maggior rispetto delle vicissitudini e delle trasformazioni storiche dell’edificio», poiché si ritenevano «inammissibili opere di completamento in particolare quella dei coronamenti merlati dei quali non sussistono che pochi avanzi (…)». Modificato il progetto, Sanpaolesi dette inizio ai lavori nel 1972 che si limitarono all’intervento di restauro e consolidamento dell'’Ala di Isotta (eseguito tra accese polemiche per la demolizione dell'’”edificio del sale”), concludendosi nel 1975. E’ innegabile che le “anomalie” della vicenda trattata nel saggio gettino alternativamente luce ed ombra sull’operato di uno dei protagonisti della intensa stagione di rinnovamento della disciplina che nel 1964 approderà alla stesura della Carta di Venezia e della cui figura, proprio in questi anni ci si è dedicati a investigare più a fondo la controversa fisionomia, sottraendolo al “limbo” in cui era stato relegato dai suoi detrattori. Non si ritiene quindi che le manchevolezze rilevabili nel caso in esame riescano a sminuirne comunque i meriti e soprattutto la validità di un “metodo” di lavoro tuttora esemplare. Occorre ricordare, per Castel Sismondo, che Sanpaolesi è stato il primo a “leggerne” la storia partendo da nuovi rilievi e dall’investigazione della sua consistenza materiale: se infatti l’ambito di esercizio del restauro è l’architettura, è questa che dobbiamo conoscere per poter intervenire consapevolmente su di essa. Scriveva appunto Sanpaolesi :«vi è un aspetto, quello della ricerca critica sull’edificio, che si esplica e si sviluppa nella maniera più esauriente e penetrante proprio durante le operazioni di restauro, che deve essere tutelato nella sua integrale libertà ».
A.UGOLINI (2012). UN RECINTO POLIEDRICO ORA CONCAVO ORA CONVESSO. Studi e progetti di Piero Sanpaolesi per Castel Sismondo a Rimini. 1967-1974. FIRENZE : ALINEA.
UN RECINTO POLIEDRICO ORA CONCAVO ORA CONVESSO. Studi e progetti di Piero Sanpaolesi per Castel Sismondo a Rimini. 1967-1974
UGOLINI, ANDREA
2012
Abstract
Nel settembre del 1968 Piero Sanpaolesi, Ordinario di restauro presso la Facoltà di Architettura dell'’Università dell'’Ateneo fiorentino, riceveva ufficialmente l’incarico dal Comune di Rimini di studiare « il restauro, il ripristino e la sistemazione funzionale della Rocca Malatestiana». La costruzione di Castel Sismondo, così chiamato dal suo stesso artefice, era stata iniziata il 20 maggio del 1437 e si era conclusa presumibilmente nel 1446. Con la fine della Signoria dei Malatesta, la rocca, ridotta a presidio militare e sottoposta a molteplici adattamenti per adeguarla all’impiego delle artiglierie, aveva subito radicali modifiche nel XVII secolo per volere di Urbano VII, venendo infine dismessa e utilizzata come cava di materiale, poi come caserma dei Carabinieri pontifici per divenire poi carcere(1857). Piero Sanpaolesi, che aveva iniziato a studiare il complesso già nel ’67, nel novembre di due anni dopo presentò il suo primo progetto di restauro di Castel Sismondo compilato – come scrive egli stesso - « sulla scorta delle indagini documentarie e dei saggi compiuti ». Accolto inizialmente con entusiasmo dalla stampa locale il progetto, che prevedeva la demolizione di alcuni manufatti e la ricostruzione “filologica” dei coronamenti delle cammini di ronda, apparve già allora discutibile e contraddittorio con i principi di deontologia “conservativa” professati dal suo stesso Autore, tanto da essere richiamato dal Consiglio Superiore delle Antichità e Belle Arti «ad un maggior rispetto delle vicissitudini e delle trasformazioni storiche dell’edificio», poiché si ritenevano «inammissibili opere di completamento in particolare quella dei coronamenti merlati dei quali non sussistono che pochi avanzi (…)». Modificato il progetto, Sanpaolesi dette inizio ai lavori nel 1972 che si limitarono all’intervento di restauro e consolidamento dell'’Ala di Isotta (eseguito tra accese polemiche per la demolizione dell'’”edificio del sale”), concludendosi nel 1975. E’ innegabile che le “anomalie” della vicenda trattata nel saggio gettino alternativamente luce ed ombra sull’operato di uno dei protagonisti della intensa stagione di rinnovamento della disciplina che nel 1964 approderà alla stesura della Carta di Venezia e della cui figura, proprio in questi anni ci si è dedicati a investigare più a fondo la controversa fisionomia, sottraendolo al “limbo” in cui era stato relegato dai suoi detrattori. Non si ritiene quindi che le manchevolezze rilevabili nel caso in esame riescano a sminuirne comunque i meriti e soprattutto la validità di un “metodo” di lavoro tuttora esemplare. Occorre ricordare, per Castel Sismondo, che Sanpaolesi è stato il primo a “leggerne” la storia partendo da nuovi rilievi e dall’investigazione della sua consistenza materiale: se infatti l’ambito di esercizio del restauro è l’architettura, è questa che dobbiamo conoscere per poter intervenire consapevolmente su di essa. Scriveva appunto Sanpaolesi :«vi è un aspetto, quello della ricerca critica sull’edificio, che si esplica e si sviluppa nella maniera più esauriente e penetrante proprio durante le operazioni di restauro, che deve essere tutelato nella sua integrale libertà ».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.