Il tema della partecipazione degli stranieri alla vita pubblica dello Stato ospitante è venuto acquisendo sempre più rilievo nei dibattiti politici e nelle opinioni pubbliche dei paesi destinatari di flussi migratori. Esso, inoltre, è oggetto di crescente attenzione anche da parte del diritto internazionale, sebbene non possa venire ricondotto nelle categorie tradizionali che quest’ultimo ha elaborato con riferimento al trattamento dello straniero. In particolare, è evidente che la possibilità che lo straniero prenda parte alla vita pubblica dello Stato che lo ospita non può esser fatta rientrare nell’ambito di quel minimum standard di tutela che il diritto internazionale generale dispone gli venga, in ogni caso, riconosciuto. Il problema di fondo, in questo caso, è costituito dal fatto che tradizionalmente la partecipazione alla vita pubblica da parte degli individui, vuoi tramite l’accesso ad istituti di partecipazione popolare, vuoi mediante l’esercizio di veri e propri diritti di voto, risulta strettamente connessa all’istituto della cittadinanza, ritenuto oggetto del dominio riservato degli Stati. Ciononostante, occorre dare atto dell’esistenza – nelle norme di origine convenzionale e negli orientamenti espressi da alcuni organi internazionali – di taluni segnali di presa in considerazione del rapporto tra lo straniero e la vita politica dello Stati di residenza, specialmente per quanto riguarda la dimensione locale. Questo lavoro si propone di valutare l’effettiva portata di tali indicazioni e di verificare l’atteggiamento assunto rispetto ad esse dagli Stati, con particolare riguardo alla posizione dei Paesi membri dell’UE e, tra questi, a quella dell’Italia.
F. Casolari (2012). La partecipazione dello straniero alla vita pubblica dello Stato ospitante. PADOVA : Cedam.
La partecipazione dello straniero alla vita pubblica dello Stato ospitante
CASOLARI, FEDERICO
2012
Abstract
Il tema della partecipazione degli stranieri alla vita pubblica dello Stato ospitante è venuto acquisendo sempre più rilievo nei dibattiti politici e nelle opinioni pubbliche dei paesi destinatari di flussi migratori. Esso, inoltre, è oggetto di crescente attenzione anche da parte del diritto internazionale, sebbene non possa venire ricondotto nelle categorie tradizionali che quest’ultimo ha elaborato con riferimento al trattamento dello straniero. In particolare, è evidente che la possibilità che lo straniero prenda parte alla vita pubblica dello Stato che lo ospita non può esser fatta rientrare nell’ambito di quel minimum standard di tutela che il diritto internazionale generale dispone gli venga, in ogni caso, riconosciuto. Il problema di fondo, in questo caso, è costituito dal fatto che tradizionalmente la partecipazione alla vita pubblica da parte degli individui, vuoi tramite l’accesso ad istituti di partecipazione popolare, vuoi mediante l’esercizio di veri e propri diritti di voto, risulta strettamente connessa all’istituto della cittadinanza, ritenuto oggetto del dominio riservato degli Stati. Ciononostante, occorre dare atto dell’esistenza – nelle norme di origine convenzionale e negli orientamenti espressi da alcuni organi internazionali – di taluni segnali di presa in considerazione del rapporto tra lo straniero e la vita politica dello Stati di residenza, specialmente per quanto riguarda la dimensione locale. Questo lavoro si propone di valutare l’effettiva portata di tali indicazioni e di verificare l’atteggiamento assunto rispetto ad esse dagli Stati, con particolare riguardo alla posizione dei Paesi membri dell’UE e, tra questi, a quella dell’Italia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.