Il profondo legame che la cultura umanistica ha elaborato con la musica, con il canto e con il mal d’amore è materialmente incarnato dalla vicenda biografica e artistica di Niccolò Campani detto lo Strascino da Siena che, come osservato da Cristina Valenti, sul suo ‘male d’amore’ e sulla sua malattia (e sulle menomazioni fisiche che questa gli aveva causato) costruisce il suo personaggio. L’azione rappresentativa compiuta dal Campani sembra porsi come “medicina dell’anima”, ma al tempo stesso anche come “memento mori: una realtà tragica che si esprimeva nella forma dell’intrattenimento favoloso dei cantastorie e nella seduzione musicale degli improvvisatori ad cytharam”. L'opera del comico senese si spiega in relazione con la cultura di provenienza, come mette in evidenza lo studio della Valenti, contraddistinta da un ricca vita festiva, laica e religiosa, fatta di giochi, cortei, rappresentazioni sacre, allegoriche e conviti, pubblici e privati, e da una pratica recitativa attestata da molti documenti letterari. La formazione del Campani e la matrice artigianale del suo repertorio attoriale si nutre sensibilmente della tradizione locale, in cui un posto privilegiato godeva anche la musica. Ma per il Campani (come per altri senesi che muovono principalmente verso Roma), l’affermazione sulla scena teatrale cinquecentesca va oltre l’esperienza municipale, e il suo percorso corre parallelo a quello di altri comici contemporanei, come Ruzante, Francesco de’ Nobili detto Cherea, Zuan Polo.
Niccolò Campani detto lo Strascino / C. Valenti. - STAMPA. - (2012), pp. 347-380.
Niccolò Campani detto lo Strascino
VALENTI, CRISTINA
2012
Abstract
Il profondo legame che la cultura umanistica ha elaborato con la musica, con il canto e con il mal d’amore è materialmente incarnato dalla vicenda biografica e artistica di Niccolò Campani detto lo Strascino da Siena che, come osservato da Cristina Valenti, sul suo ‘male d’amore’ e sulla sua malattia (e sulle menomazioni fisiche che questa gli aveva causato) costruisce il suo personaggio. L’azione rappresentativa compiuta dal Campani sembra porsi come “medicina dell’anima”, ma al tempo stesso anche come “memento mori: una realtà tragica che si esprimeva nella forma dell’intrattenimento favoloso dei cantastorie e nella seduzione musicale degli improvvisatori ad cytharam”. L'opera del comico senese si spiega in relazione con la cultura di provenienza, come mette in evidenza lo studio della Valenti, contraddistinta da un ricca vita festiva, laica e religiosa, fatta di giochi, cortei, rappresentazioni sacre, allegoriche e conviti, pubblici e privati, e da una pratica recitativa attestata da molti documenti letterari. La formazione del Campani e la matrice artigianale del suo repertorio attoriale si nutre sensibilmente della tradizione locale, in cui un posto privilegiato godeva anche la musica. Ma per il Campani (come per altri senesi che muovono principalmente verso Roma), l’affermazione sulla scena teatrale cinquecentesca va oltre l’esperienza municipale, e il suo percorso corre parallelo a quello di altri comici contemporanei, come Ruzante, Francesco de’ Nobili detto Cherea, Zuan Polo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.