Il tema della transizione di regime è stato trattato mediante una pluralità di approcci, tanto dai filoni classici degli studi di politica comparata e sviluppo politico, quanto, più recentemente, dagli studi di relazioni internazionali ed international political economy. Molto si è scritto sulla «terza ondata» di democratizzazioni, iniziata alla metà degli anni settanta. Più recente è invece la riflessione sulla involuzione verso estremi non democratici che caratterizza da oltre un decennio un numero crescente di regimi. La debole tenuta di molti tra questi regressi ha addirittura fatto parlare di una «terza ondata di riflusso», suggerendo la necessità di ripensare criticamente i sentieri analitici sino ad ora battuti dagli studi sulla democratizzazione e sul consolidamento. Quali aspetti delle transizioni occorse durante gli anni settanta sono stati effettivamente spiegati dai modelli e dagli approcci classici, e quali invece, alla luce dei recenti sviluppi, suggeriscono che gli strumenti di indagine correnti potrebbero essere utilmente ridefiniti? Se la specificità storica di quegli anni è senz’altro una delle ragioni a favore di una lettura «dedicata», la cifra analitica della ricerca politologica indica le potenzialità insite nella sistematizzazione degli strumenti di indagine, anche su un passato relativamente recente. Effettuata sulle ipotesi principali avanzate in tema di transizione e consolidamento politico, la rielaborazione critica che segue si inserisce entro questo solco. Oltre a ripercorrere in maniera sintetica alcuni tra gli snodi fondamentali del pensiero comparatista e internazionalista sul tema della transizione democratica, questo capitolo fornisce nuovi spunti per la lettura delle svolte a ritroso subite dai percorsi di democratizzazione tra la fine del Ventesimo secolo e i giorni nostri. L’urgenza del momento rispetto a casi quali quello russo, pakistano, tailandese, nigeriano o venezuelano suggerisce la necessità di approfondire il ruolo delle cause della transizione nelle nuove democrazie. Una indagine su tale tendenza pare poi imprescindibile nell’ottica di una riflessione più ampia sul tema della stabilità democratica, anche rispetto ai casi di regimi maturi, per approfondire anche le opportunità di miglioramento della prassi democratica di lungo periodo. Il capitolo propone quindi una lettura critica delle ipotesi classiche sul ruolo dei fattori economici e culturali nei processi di transizione democratica, discutendo limiti e potenzialità di tali ipotesi per l’esplorazione di nuovi sentieri analitici. Ad essa affianca una riflessione sul rapporto tra fattori interni e fattori esterni nei processi di transizione, con riferimento al ruolo degli aiuti allo sviluppo nelle transizioni di regime. Applicando le considerazioni sul ruolo dei fattori culturali, economici ed esterni alle esperienze recenti di Pakistan, Nigeria, Russia, Venezuela e Tailandia, il capitolo propone quindi alcune ipotesi preliminari per una spiegazione «spessa» dei regressi autocratici. Come discusso nelle ultime due sezioni, le diverse combinazioni di queste tre variabili possono essere utilmente integrate alla luce della letteratura sui fattori di supporto alla stabilità e alla qualità della democrazia, dimostratisi recentemente elementi-chiave nella spiegazione della tenuta democratica e, ove assenti, delle ricadute autocratiche occorse nel passato quindicennio.

Baroncelli E. (2012). La democrazia tra transizione e regresso: tradizione e innovazione nell’analisi dei processi di mutamento politico. SOVERIA MANNELLI : Rubbettino.

La democrazia tra transizione e regresso: tradizione e innovazione nell’analisi dei processi di mutamento politico

BARONCELLI, EUGENIA
2012

Abstract

Il tema della transizione di regime è stato trattato mediante una pluralità di approcci, tanto dai filoni classici degli studi di politica comparata e sviluppo politico, quanto, più recentemente, dagli studi di relazioni internazionali ed international political economy. Molto si è scritto sulla «terza ondata» di democratizzazioni, iniziata alla metà degli anni settanta. Più recente è invece la riflessione sulla involuzione verso estremi non democratici che caratterizza da oltre un decennio un numero crescente di regimi. La debole tenuta di molti tra questi regressi ha addirittura fatto parlare di una «terza ondata di riflusso», suggerendo la necessità di ripensare criticamente i sentieri analitici sino ad ora battuti dagli studi sulla democratizzazione e sul consolidamento. Quali aspetti delle transizioni occorse durante gli anni settanta sono stati effettivamente spiegati dai modelli e dagli approcci classici, e quali invece, alla luce dei recenti sviluppi, suggeriscono che gli strumenti di indagine correnti potrebbero essere utilmente ridefiniti? Se la specificità storica di quegli anni è senz’altro una delle ragioni a favore di una lettura «dedicata», la cifra analitica della ricerca politologica indica le potenzialità insite nella sistematizzazione degli strumenti di indagine, anche su un passato relativamente recente. Effettuata sulle ipotesi principali avanzate in tema di transizione e consolidamento politico, la rielaborazione critica che segue si inserisce entro questo solco. Oltre a ripercorrere in maniera sintetica alcuni tra gli snodi fondamentali del pensiero comparatista e internazionalista sul tema della transizione democratica, questo capitolo fornisce nuovi spunti per la lettura delle svolte a ritroso subite dai percorsi di democratizzazione tra la fine del Ventesimo secolo e i giorni nostri. L’urgenza del momento rispetto a casi quali quello russo, pakistano, tailandese, nigeriano o venezuelano suggerisce la necessità di approfondire il ruolo delle cause della transizione nelle nuove democrazie. Una indagine su tale tendenza pare poi imprescindibile nell’ottica di una riflessione più ampia sul tema della stabilità democratica, anche rispetto ai casi di regimi maturi, per approfondire anche le opportunità di miglioramento della prassi democratica di lungo periodo. Il capitolo propone quindi una lettura critica delle ipotesi classiche sul ruolo dei fattori economici e culturali nei processi di transizione democratica, discutendo limiti e potenzialità di tali ipotesi per l’esplorazione di nuovi sentieri analitici. Ad essa affianca una riflessione sul rapporto tra fattori interni e fattori esterni nei processi di transizione, con riferimento al ruolo degli aiuti allo sviluppo nelle transizioni di regime. Applicando le considerazioni sul ruolo dei fattori culturali, economici ed esterni alle esperienze recenti di Pakistan, Nigeria, Russia, Venezuela e Tailandia, il capitolo propone quindi alcune ipotesi preliminari per una spiegazione «spessa» dei regressi autocratici. Come discusso nelle ultime due sezioni, le diverse combinazioni di queste tre variabili possono essere utilmente integrate alla luce della letteratura sui fattori di supporto alla stabilità e alla qualità della democrazia, dimostratisi recentemente elementi-chiave nella spiegazione della tenuta democratica e, ove assenti, delle ricadute autocratiche occorse nel passato quindicennio.
2012
Crisi, trasformazioni, continuità. Il sistema internazionale negli anni Settanta
9
33
Baroncelli E. (2012). La democrazia tra transizione e regresso: tradizione e innovazione nell’analisi dei processi di mutamento politico. SOVERIA MANNELLI : Rubbettino.
Baroncelli E.
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