Nell’enciclopedia antropologica di Vico confluiscono i rami del sapere della tradizione classica, rinascimentale e barocca. Nel mettere in luce i molti fili intertestuali, il libro Giambattista Vico tra antichi e moderni ricostruisce il magistero derivato a Vico da molteplici provenienze: l’epos di Virgilio, non meno influiente dell’acclarata «discoverta» di Omero; la psicologia delle passioni della cultura cinquecentesca; la retorica e la linguistica da cui la Scienza nuova trae spunto per il concetto di universale fantastico; la semiotica delle imprese araldiche; la storiografia tra lezione classica di Plutarco e sua rielaborazione secentesca; l’oratoria funebre dell’eloquenza tridentina. La somma di questa erudizione, di latitudine europea, viene da Vico originalmente ricomposta e ordinata entro un sistema che la innova profondamente con gli strumenti della moderna epistemologia. E come non si può prescindere dalla cultura passata per intendere il pensiero di Vico, così non si può credere che la sua opera sia rimasta sconosciuta al suo secolo. Per questo nella seconda parte il libro traccia i percorsi della precoce fortuna settecentesca della Scienza nuova, cogliendone la ricezione nelle tre aree che da subito conobbero l’opera vichiana, ossia Napoli, dove molti allievi fecero tesoro delle sue lezioni universitarie; Modena, dove attraverso Muratori fu conosciuta anche da oscuri compilatori di manuali di linguistica, il Veneto, dove Cesarotti, sia pure con qualche riserva dinanzi alle tesi più ardite, seppe riconoscere il valore intellettuale di quel sommo «cervello vesuviano».
A. Battistini (2004). Vico tra antichi e moderni. BOLOGNA : Il Mulino.
Vico tra antichi e moderni
BATTISTINI, ANDREA
2004
Abstract
Nell’enciclopedia antropologica di Vico confluiscono i rami del sapere della tradizione classica, rinascimentale e barocca. Nel mettere in luce i molti fili intertestuali, il libro Giambattista Vico tra antichi e moderni ricostruisce il magistero derivato a Vico da molteplici provenienze: l’epos di Virgilio, non meno influiente dell’acclarata «discoverta» di Omero; la psicologia delle passioni della cultura cinquecentesca; la retorica e la linguistica da cui la Scienza nuova trae spunto per il concetto di universale fantastico; la semiotica delle imprese araldiche; la storiografia tra lezione classica di Plutarco e sua rielaborazione secentesca; l’oratoria funebre dell’eloquenza tridentina. La somma di questa erudizione, di latitudine europea, viene da Vico originalmente ricomposta e ordinata entro un sistema che la innova profondamente con gli strumenti della moderna epistemologia. E come non si può prescindere dalla cultura passata per intendere il pensiero di Vico, così non si può credere che la sua opera sia rimasta sconosciuta al suo secolo. Per questo nella seconda parte il libro traccia i percorsi della precoce fortuna settecentesca della Scienza nuova, cogliendone la ricezione nelle tre aree che da subito conobbero l’opera vichiana, ossia Napoli, dove molti allievi fecero tesoro delle sue lezioni universitarie; Modena, dove attraverso Muratori fu conosciuta anche da oscuri compilatori di manuali di linguistica, il Veneto, dove Cesarotti, sia pure con qualche riserva dinanzi alle tesi più ardite, seppe riconoscere il valore intellettuale di quel sommo «cervello vesuviano».I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.