Le micobatteriosi ittiche, già note in natura, sono patologie studiate sempre più di frequente sia per le problematiche legate all’allevamento intensivo, sia per le eventuali potenzialità zoonosiche. Modelli sperimentali, che prevedevano una inoculazione (peritoneale o muscolare), sono stati riprodotti in diversi teleostei, con specie differenti di batteri appartenenti al genere Mycobacterium. In base a risultati precedenti (Sarli et al., Atti APIV 2003) è stato creato un modello di infezione “per immersione” in branzini utilizzando il M. fortuitum, allo scopo di valutare l’insorgenza delle lesioni precoci ed individuare la più probabile via di entrata, fornendo così nuove conoscenze alla patogenesi della malattia. Due gruppi di 60 branzini di 10g sono stati tenuti immersi, per due ore, in due sospensioni di M. fortuitum contenenti rispettivamente 102 germi/ml e 105germi/ml. Un terzo gruppo, sempre di 60 soggetti, è stato utilizzato come controllo negativo. Tre soggetti per ogni gruppo sono stati prelevati a 16 e 24 ore p.i., quindi giornalmente per i successivi 6 giorni e settimanalmente per 9 settimane. Dei tre soggetti, previamente sottoposti ad eutanasia, due venivano fissati in toto in formalina tamponata 10% ed uno utilizzato per reisolare il ceppo batterico impiegato per l’infezione. Per l’esame istologico sono stati campionati: occhio, branchie, stomaco, intestino anteriore e posteriore, cute (linea laterale anteriormente alla pinna caudale), milza, rene anteriore, fegato, peritoneo. Sezioni istologiche seriate sono state impiegate per la colorazione ematossilina-eosina e Ziehl-Neelsen. L’esame batteriologico, negativo in tutti i soggetti del gruppo di controllo, è risultato positivo nei soggetti “esposti” solo dalla quarta settimana p.i. Sono stati sottoposti ad esame istologico complessivamente gli organi di 47 soggetti (9 controlli e 38 esposti). Nei soggetti di controllo era presente solamente una statosi epatica, da lieve e focale a diffusa e grave, peraltro riscontrata anche nei soggetti esposti. In questi ultimi la lesione elementare rilevata era un granuloma, da singolo e focale a multiplo e confluente, caratterizzato dall’accumulo di aggregati nodulari di istiociti e rari linfociti alla periferia (grado 1, prevalentemente ad 1 settimana p.i.). Con la progressione del granuloma iniziava a comparire la necrosi di singole cellule (grado 2, prevalentemente a 2 settimane p.i.) o era evidente un centro necrotico del granuloma (grado 3, prevalentemente dopo la terza settimana p.i.). Lesioni granulomatose specifiche con presenza di acido-resistenti sono state riscontrate, in ordine di frequenza decrescente, nella milza, rene anteriore, branchie, fegato, peritoneo. Nella milza in 15 casi su 38 era presente iperplasia dei centri melanomacrofagici (6 casi) e/o lesioni granulomatose (10 casi). Nel rene anteriore vi era iperplasia dei centri melanomacrofagici (1 caso) o granulomi (7 casi). Nelle branchie (8 casi) erano riscontrabili lesioni focali di branchite a livello di lamelle secondarie, caratterizzate da iperplasia delle cellule epiteliali, accumulo di monociti e presenza di rari acido-resistenti a livello intracellulare. Alla base delle lamelle primarie, nello stroma dell’arco branchiale, erano reperibili le tipiche lesioni granulomatose. Granulomi a livello epatico sono stati osservati in 4 casi, mentre, su 5 casi di reazione peritoneale, essa era riconducibile alla variante granulomatosa in 2 casi ed a una peritonite acuta iniziale in 3 casi. Alla luce dei risultati ottenuti si enfatizza la riproduzione sperimentale della malattia con un modello mai utilizzato in letteratura e, si sottolinea, tra le vie di entrata valutate su base istologica, quella branchiale come la più verosimile in base alla frequenza delle lesioni riscontrate.

Micobatteriosi del branzino in un modello sperimentale “per immersione”

SARLI, GIUSEPPE;ZANONI, RENATO GIULIO;FIORAVANTI, MARIALETIZIA;FLORIO, DANIELA;MANDRIOLI, LUCIANA;BRUNETTI, BARBARA;
2004

Abstract

Le micobatteriosi ittiche, già note in natura, sono patologie studiate sempre più di frequente sia per le problematiche legate all’allevamento intensivo, sia per le eventuali potenzialità zoonosiche. Modelli sperimentali, che prevedevano una inoculazione (peritoneale o muscolare), sono stati riprodotti in diversi teleostei, con specie differenti di batteri appartenenti al genere Mycobacterium. In base a risultati precedenti (Sarli et al., Atti APIV 2003) è stato creato un modello di infezione “per immersione” in branzini utilizzando il M. fortuitum, allo scopo di valutare l’insorgenza delle lesioni precoci ed individuare la più probabile via di entrata, fornendo così nuove conoscenze alla patogenesi della malattia. Due gruppi di 60 branzini di 10g sono stati tenuti immersi, per due ore, in due sospensioni di M. fortuitum contenenti rispettivamente 102 germi/ml e 105germi/ml. Un terzo gruppo, sempre di 60 soggetti, è stato utilizzato come controllo negativo. Tre soggetti per ogni gruppo sono stati prelevati a 16 e 24 ore p.i., quindi giornalmente per i successivi 6 giorni e settimanalmente per 9 settimane. Dei tre soggetti, previamente sottoposti ad eutanasia, due venivano fissati in toto in formalina tamponata 10% ed uno utilizzato per reisolare il ceppo batterico impiegato per l’infezione. Per l’esame istologico sono stati campionati: occhio, branchie, stomaco, intestino anteriore e posteriore, cute (linea laterale anteriormente alla pinna caudale), milza, rene anteriore, fegato, peritoneo. Sezioni istologiche seriate sono state impiegate per la colorazione ematossilina-eosina e Ziehl-Neelsen. L’esame batteriologico, negativo in tutti i soggetti del gruppo di controllo, è risultato positivo nei soggetti “esposti” solo dalla quarta settimana p.i. Sono stati sottoposti ad esame istologico complessivamente gli organi di 47 soggetti (9 controlli e 38 esposti). Nei soggetti di controllo era presente solamente una statosi epatica, da lieve e focale a diffusa e grave, peraltro riscontrata anche nei soggetti esposti. In questi ultimi la lesione elementare rilevata era un granuloma, da singolo e focale a multiplo e confluente, caratterizzato dall’accumulo di aggregati nodulari di istiociti e rari linfociti alla periferia (grado 1, prevalentemente ad 1 settimana p.i.). Con la progressione del granuloma iniziava a comparire la necrosi di singole cellule (grado 2, prevalentemente a 2 settimane p.i.) o era evidente un centro necrotico del granuloma (grado 3, prevalentemente dopo la terza settimana p.i.). Lesioni granulomatose specifiche con presenza di acido-resistenti sono state riscontrate, in ordine di frequenza decrescente, nella milza, rene anteriore, branchie, fegato, peritoneo. Nella milza in 15 casi su 38 era presente iperplasia dei centri melanomacrofagici (6 casi) e/o lesioni granulomatose (10 casi). Nel rene anteriore vi era iperplasia dei centri melanomacrofagici (1 caso) o granulomi (7 casi). Nelle branchie (8 casi) erano riscontrabili lesioni focali di branchite a livello di lamelle secondarie, caratterizzate da iperplasia delle cellule epiteliali, accumulo di monociti e presenza di rari acido-resistenti a livello intracellulare. Alla base delle lamelle primarie, nello stroma dell’arco branchiale, erano reperibili le tipiche lesioni granulomatose. Granulomi a livello epatico sono stati osservati in 4 casi, mentre, su 5 casi di reazione peritoneale, essa era riconducibile alla variante granulomatosa in 2 casi ed a una peritonite acuta iniziale in 3 casi. Alla luce dei risultati ottenuti si enfatizza la riproduzione sperimentale della malattia con un modello mai utilizzato in letteratura e, si sottolinea, tra le vie di entrata valutate su base istologica, quella branchiale come la più verosimile in base alla frequenza delle lesioni riscontrate.
2004
XI Convegno Nazionale Società Italiana di Patologia Ittica (SIPI)
23
23
SARLI G.; ZANONI R.G.; MORANDI F.; FIORAVANTI M.L.; FLORIO D.; MANDRIOLI L.; BRUNETTI B.; PREARO M.
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