Manfred Wehdorn è innanzitutto un viennese. Le tante cose fatte nella sua vita professionale derivano in gran parte dal fatto che vive e lavora a Vienna. Anche nei suoi lavori all’estero, in Azerbaijan, in Etiopia e in Italia, porta con sé il carattere della sua città. Vienna è una città barocca con immense chiese e grandiosi palazzi di un passato imperiale, ma è anche uno dei più importanti centri culturali contemporanei. In essa convive il proprio passato imperiale accanto ad un presente di moderno centro culturale. Questa duplice identità è costantemente presente nel lavoro di Wehdorn attraverso un dialogo di notevole livello qualitativo tra la scientifica conservazione di ciò che esiste e le necessità funzionali e culturali del nuovo. Ciò trova conferma anche nella sua formazione, dove all’interno di una scuola tecnica Wehdorn sceglie di approfondire i temi legati alla storia dell’arte. Questo duplice approccio, tecnico e artistico, lo porta ad elaborare dal punto di vista teorico una serie di riflessioni sull’architettura che condensa in dieci punti, attorno ai quali ruota tutta la tua esperienza progettuale. Dietro l’apparente semplicità del suo “credo” sta la grande forza del suo operare. L’architettura non si giustifica solo attraverso la rappresentazione della propria forma ma deve avere anche una funzione, un utilizzo. Pertanto, per Wehdorn la cosa più importante, anche nel restauro, è individuare l’uso corretto. Questo è l’approccio concettuale, poi lo sviluppo del progetto prosegue nel modo più lineare. Dall’edificio alla città vista come opera d’arte complessiva. Una visione questa che lo porta di volta in volta a considerare l’insieme per approdare ad una gerarchia dove una fabbrica, un edificio industriale, prevale rispetto ad una chiesa o ad un palazzo. Il suo interesse lo porta ad affrontare anche i temi urbani alla ricerca di una qualità sostanziale che parte dalla rifunzionalizzazione degli elementi strutturali sui quali si innesta il processo di riqualificazione della città storica. Fra i progetti realizzati, non ve ne è uno più significativo di altri, non c’è differenza tra i temi o la dimensione del lavoro, Wehdorn applica il medesimo rigore a ciascuno di questi. Il metodo che guida il progetto è sempre il medesimo. Punto di partenza è il rilievo. La conoscenza dello stato di fatto attraverso ricerche storiche, indagini archeologiche, analisi delle tecniche costruttive originarie ecc. La seconda fase riguarda una sorta di inventario dell’esistente deve viene descritto ogni elemento mobile o immobile che sia significativo per il progetto. Nel caso di un restauro oltre al rilievo geometrico degli ambienti, al rilievo costruttivo e alla sua caratterizzazione storica, vengono descritti i singoli elementi decorativi, i pavimenti, gli infissi, gli arredi, ecc.. È proprio nell’organizzazione di questa parte tecnica che trova fondamento il progetto. L’apparente semplicità della soluzione finale è il punto di approdo di un lungo percorso conoscitivo. Terminata questa fase si definisce l’utilizzo e si elabora il concetto che guida l’intervento. Il progetto vero e proprio.

L. Cipriani, M. Casavecchia (2012). Manfred Wehdorn Architekt. BOLOGNA : CLUEB.

Manfred Wehdorn Architekt

CIPRIANI, LUCA;CASAVECCHIA, MASSIMILIANO
2012

Abstract

Manfred Wehdorn è innanzitutto un viennese. Le tante cose fatte nella sua vita professionale derivano in gran parte dal fatto che vive e lavora a Vienna. Anche nei suoi lavori all’estero, in Azerbaijan, in Etiopia e in Italia, porta con sé il carattere della sua città. Vienna è una città barocca con immense chiese e grandiosi palazzi di un passato imperiale, ma è anche uno dei più importanti centri culturali contemporanei. In essa convive il proprio passato imperiale accanto ad un presente di moderno centro culturale. Questa duplice identità è costantemente presente nel lavoro di Wehdorn attraverso un dialogo di notevole livello qualitativo tra la scientifica conservazione di ciò che esiste e le necessità funzionali e culturali del nuovo. Ciò trova conferma anche nella sua formazione, dove all’interno di una scuola tecnica Wehdorn sceglie di approfondire i temi legati alla storia dell’arte. Questo duplice approccio, tecnico e artistico, lo porta ad elaborare dal punto di vista teorico una serie di riflessioni sull’architettura che condensa in dieci punti, attorno ai quali ruota tutta la tua esperienza progettuale. Dietro l’apparente semplicità del suo “credo” sta la grande forza del suo operare. L’architettura non si giustifica solo attraverso la rappresentazione della propria forma ma deve avere anche una funzione, un utilizzo. Pertanto, per Wehdorn la cosa più importante, anche nel restauro, è individuare l’uso corretto. Questo è l’approccio concettuale, poi lo sviluppo del progetto prosegue nel modo più lineare. Dall’edificio alla città vista come opera d’arte complessiva. Una visione questa che lo porta di volta in volta a considerare l’insieme per approdare ad una gerarchia dove una fabbrica, un edificio industriale, prevale rispetto ad una chiesa o ad un palazzo. Il suo interesse lo porta ad affrontare anche i temi urbani alla ricerca di una qualità sostanziale che parte dalla rifunzionalizzazione degli elementi strutturali sui quali si innesta il processo di riqualificazione della città storica. Fra i progetti realizzati, non ve ne è uno più significativo di altri, non c’è differenza tra i temi o la dimensione del lavoro, Wehdorn applica il medesimo rigore a ciascuno di questi. Il metodo che guida il progetto è sempre il medesimo. Punto di partenza è il rilievo. La conoscenza dello stato di fatto attraverso ricerche storiche, indagini archeologiche, analisi delle tecniche costruttive originarie ecc. La seconda fase riguarda una sorta di inventario dell’esistente deve viene descritto ogni elemento mobile o immobile che sia significativo per il progetto. Nel caso di un restauro oltre al rilievo geometrico degli ambienti, al rilievo costruttivo e alla sua caratterizzazione storica, vengono descritti i singoli elementi decorativi, i pavimenti, gli infissi, gli arredi, ecc.. È proprio nell’organizzazione di questa parte tecnica che trova fondamento il progetto. L’apparente semplicità della soluzione finale è il punto di approdo di un lungo percorso conoscitivo. Terminata questa fase si definisce l’utilizzo e si elabora il concetto che guida l’intervento. Il progetto vero e proprio.
2012
219
9788849136555
L. Cipriani, M. Casavecchia (2012). Manfred Wehdorn Architekt. BOLOGNA : CLUEB.
L. Cipriani; M. Casavecchia
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