Il testo consiste nella trasposizione teatrale del romanzo di Albert Camus “La peste”, redatta secondo i criteri dell’edizione teatrale ronconiana, ossia per montaggio di frammenti del romanzo senza alcun adattamento scenico, ma costruita con uno sdoppiamento del protagonista (il dott. Rieux) in due distinte figure (Rieux giovane e Rieux vecchio). Il montaggio drammaturgico è fondato sulla traduzione del romanzo apprestata da Beniamino Dal Fabbro. La drammaturgia riferisce di una immaginaria pestilenza scoppiata ad Orano, in Algeria, nel 194… tra aprile e dicembre. Il racconto della tragica epidemia passa attraverso lo sguardo di un medico, protagonista della vicenda, il dott. Rieux. Sono passati decenni dalla tragica primavera che ha visto Orano messa in ginocchio dalla malattia; Rieux ricorda. Un giorno, nella cittadina della costa mediterranea dell’Africa, la peste ha preso ad espandersi irrefrenabile, i morti hanno cominciato a moltiplicarsi giorno per giorno, la città è rimasta isolata dal resto del mondo e in questa situazione la vita ha continuato a trascinarsi alla meglio. Nell’Orano appestata c’è chi cerca di distrarsi e di stordirsi, c’è chi è immobilizzato dalla paura, c’è perfino chi approfitta della situazione per arricchirsi, e c’è anche chi si sforza coraggiosamente di lottare: in primis il dott. Rieux e l’amico di questi, Tarrou. Sullo sfondo del dramma corale della città si stagliano i comprimari dell’azione: padre Paneloux, Cottard, il giornalista Rambert, Grand, il dott. Castel, il giudice Othon, la signora Loret, la madre di Rieux… lontana, mai presente in scena, la consorte del protagonista. A poco a poco la morsa del morbo comincia ad allentarsi: l’epidemia cessa, la città torna libera e i suoi abitanti si abbandonano di nuovo al sonno dell’incoscienza, al perpetuo valzer della vita. Ma Rieux invita noi tutti a rimanere vigili, perché il bacillo della peste non muore mai. L’azione è articolata in ventidue quadri: Incipit, L’avvento, Rieux-Castel, Considerazioni sulla peste, Il comitato sanitario, Chiusura della città, Lo stato della peste, Prima predica di padre Paneloux, Rambert e la fuga, Grand e il suo romanzo, Primo incontro Rieux-Tarrou, Le formazioni sanitarie, Il passato di Cottard, L’impero della peste, Le reazioni all’impero della peste, Morte del figlio di Othon, Seconda predica di padre Paneloux, La morte di padre Paneloux, Secondo incontro Rieux-Tarrou, Lo scemare del flagello, Morte di Tarrou, Explicit.

C. Longhi (2004). La peste. TORINO : Teatro Stabile di Torino.

La peste

LONGHI, CLAUDIO
2004

Abstract

Il testo consiste nella trasposizione teatrale del romanzo di Albert Camus “La peste”, redatta secondo i criteri dell’edizione teatrale ronconiana, ossia per montaggio di frammenti del romanzo senza alcun adattamento scenico, ma costruita con uno sdoppiamento del protagonista (il dott. Rieux) in due distinte figure (Rieux giovane e Rieux vecchio). Il montaggio drammaturgico è fondato sulla traduzione del romanzo apprestata da Beniamino Dal Fabbro. La drammaturgia riferisce di una immaginaria pestilenza scoppiata ad Orano, in Algeria, nel 194… tra aprile e dicembre. Il racconto della tragica epidemia passa attraverso lo sguardo di un medico, protagonista della vicenda, il dott. Rieux. Sono passati decenni dalla tragica primavera che ha visto Orano messa in ginocchio dalla malattia; Rieux ricorda. Un giorno, nella cittadina della costa mediterranea dell’Africa, la peste ha preso ad espandersi irrefrenabile, i morti hanno cominciato a moltiplicarsi giorno per giorno, la città è rimasta isolata dal resto del mondo e in questa situazione la vita ha continuato a trascinarsi alla meglio. Nell’Orano appestata c’è chi cerca di distrarsi e di stordirsi, c’è chi è immobilizzato dalla paura, c’è perfino chi approfitta della situazione per arricchirsi, e c’è anche chi si sforza coraggiosamente di lottare: in primis il dott. Rieux e l’amico di questi, Tarrou. Sullo sfondo del dramma corale della città si stagliano i comprimari dell’azione: padre Paneloux, Cottard, il giornalista Rambert, Grand, il dott. Castel, il giudice Othon, la signora Loret, la madre di Rieux… lontana, mai presente in scena, la consorte del protagonista. A poco a poco la morsa del morbo comincia ad allentarsi: l’epidemia cessa, la città torna libera e i suoi abitanti si abbandonano di nuovo al sonno dell’incoscienza, al perpetuo valzer della vita. Ma Rieux invita noi tutti a rimanere vigili, perché il bacillo della peste non muore mai. L’azione è articolata in ventidue quadri: Incipit, L’avvento, Rieux-Castel, Considerazioni sulla peste, Il comitato sanitario, Chiusura della città, Lo stato della peste, Prima predica di padre Paneloux, Rambert e la fuga, Grand e il suo romanzo, Primo incontro Rieux-Tarrou, Le formazioni sanitarie, Il passato di Cottard, L’impero della peste, Le reazioni all’impero della peste, Morte del figlio di Othon, Seconda predica di padre Paneloux, La morte di padre Paneloux, Secondo incontro Rieux-Tarrou, Lo scemare del flagello, Morte di Tarrou, Explicit.
2004
La peste
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C. Longhi (2004). La peste. TORINO : Teatro Stabile di Torino.
C. Longhi
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/124717
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