Nel saggio si intrecciano riflessioni sul cinema e sulla narrativa ebraico-americana. L'indagine si concentra sulle contraddizioni insite nel “rapporto tra l’individuo e la sua rappresentazione pubblica” come effetto di costante confronto fra caratteri ebraici e caratteri americani. L’autrice pone le strategie della auto-rappresentazione di Woody Allen, nel film Oedipus Wrecks, 1989 e di Philip Roth, nel romanzo Portnoy’s Complaint, 1969 alla base dell’originalità del fenomeno ebraico americano, che si esprime proprio in ambiti di massima affabulazione di un vasto pubblico. Questo fatto allaccia un romanzo e un film solo apparentemente distanti tra loro. Le due opere sono implicate infatti in un lungo processo di negoziazione della celebrità, cui partecipano i loro autori, riverbero di un fenomeno assai più allargato, che affonda le radici nella progressiva riconquista, conseguente agli stravolgimenti del movimento dei civil rights, da parte di molte minoranze americane di una propria matrice culturale originale. Il saggio mette in luce le ambiguità e le tensioni tra occultamento ed ostentazione che si sviluppano fra il protagonista del film o del romanzo ed il racconto di sé in cui egli è impegnato. Le tensioni hanno esiti differenti nel linguaggio di Allen e di Roth, interessanti soprattutto, afferma l’autrice, perché rivelano l’esistenza di direzioni niente affatto esauribili in ciò che a lungo è stato definito la poetica del represso. Nei due autori l’iperbolica, vociferante, onnipresente madre ebrea – la yidishe mame – è un espediente narrativo utilizzato per distillare una politica del discorso, letterario o filmico, riguardo alla definizione di sé. Epicentro delle forze che conducono dalla dimensione familiare a quella pubblica, fortemente orientate verso l’affermazione di sé e capaci di reinventare e riformulare consapevolmente il processo dell’assimilazione, la sua presenza consente di metabolizzare e trasformare in intrattenimento la vergogna e il disagio che i suoi figli provano nell’auto-esporsi.

Poetiche del represso? La mamma ebrea e il gigantismo del soggetto in Philip Roth e Woody Allen / Sara Pesce. - STAMPA. - (2012), pp. 23-34.

Poetiche del represso? La mamma ebrea e il gigantismo del soggetto in Philip Roth e Woody Allen

PESCE, SARA
2012

Abstract

Nel saggio si intrecciano riflessioni sul cinema e sulla narrativa ebraico-americana. L'indagine si concentra sulle contraddizioni insite nel “rapporto tra l’individuo e la sua rappresentazione pubblica” come effetto di costante confronto fra caratteri ebraici e caratteri americani. L’autrice pone le strategie della auto-rappresentazione di Woody Allen, nel film Oedipus Wrecks, 1989 e di Philip Roth, nel romanzo Portnoy’s Complaint, 1969 alla base dell’originalità del fenomeno ebraico americano, che si esprime proprio in ambiti di massima affabulazione di un vasto pubblico. Questo fatto allaccia un romanzo e un film solo apparentemente distanti tra loro. Le due opere sono implicate infatti in un lungo processo di negoziazione della celebrità, cui partecipano i loro autori, riverbero di un fenomeno assai più allargato, che affonda le radici nella progressiva riconquista, conseguente agli stravolgimenti del movimento dei civil rights, da parte di molte minoranze americane di una propria matrice culturale originale. Il saggio mette in luce le ambiguità e le tensioni tra occultamento ed ostentazione che si sviluppano fra il protagonista del film o del romanzo ed il racconto di sé in cui egli è impegnato. Le tensioni hanno esiti differenti nel linguaggio di Allen e di Roth, interessanti soprattutto, afferma l’autrice, perché rivelano l’esistenza di direzioni niente affatto esauribili in ciò che a lungo è stato definito la poetica del represso. Nei due autori l’iperbolica, vociferante, onnipresente madre ebrea – la yidishe mame – è un espediente narrativo utilizzato per distillare una politica del discorso, letterario o filmico, riguardo alla definizione di sé. Epicentro delle forze che conducono dalla dimensione familiare a quella pubblica, fortemente orientate verso l’affermazione di sé e capaci di reinventare e riformulare consapevolmente il processo dell’assimilazione, la sua presenza consente di metabolizzare e trasformare in intrattenimento la vergogna e il disagio che i suoi figli provano nell’auto-esporsi.
2012
Rappresentare. Questioni di antropologia, cinema e narrativa
23
34
Poetiche del represso? La mamma ebrea e il gigantismo del soggetto in Philip Roth e Woody Allen / Sara Pesce. - STAMPA. - (2012), pp. 23-34.
Sara Pesce
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