Liberare un paese dal ‘tiranno’ che lo governa. Istituirvi un governo nuovo che promuova, finalmente, il benessere del popolo oppresso dal tiranno. Qualsiasi discorso di ‘guerra giusta’ si è sempre basato su tali argomentazioni. In questo libro si parla di una guerra di cinque secoli fa, una delle tante ‘horrende guerre’ dalle quali tutta la penisola italiana – tanto al nord, come al centro, come al sud - fu direttamente interessata tra la fine del ‘400 e la metà del ‘500. Nell’estate e nel primo autunno dell’anno 1506 Bologna visse una guerra che le veniva portata da due parti: dal suo sovrano, il papa Giulio II, e dai francesi. L’uno e gli altri agivano sostenendo di combattere una ‘guerra giusta’, secondo le concezioni giuridico-politiche del tempo. Bologna resistette, con modalità diverse e con esiti diversi, al papa e ai francesi, secondo quanto le concezioni giuridico-politiche del tempo ritenevano fosse lecito. Nelle loro cronache, nei loro resoconti, nei loro commenti gli osservatori contemporanei comunicarono al pubblico l’evolversi degli avvenimenti rifacendosi alle idee correnti di ‘guerra giusta’ e di ‘resistenza lecita’. Tra di essi anche Niccolò Machiavelli e Erasmo da Rotterdam.
A. De Benedictis (2004). Una guerra d’Italia, una resistenza di popolo. Bologna 1506. BOLOGNA : il Mulino.
Una guerra d’Italia, una resistenza di popolo. Bologna 1506
DE BENEDICTIS, ANGELA
2004
Abstract
Liberare un paese dal ‘tiranno’ che lo governa. Istituirvi un governo nuovo che promuova, finalmente, il benessere del popolo oppresso dal tiranno. Qualsiasi discorso di ‘guerra giusta’ si è sempre basato su tali argomentazioni. In questo libro si parla di una guerra di cinque secoli fa, una delle tante ‘horrende guerre’ dalle quali tutta la penisola italiana – tanto al nord, come al centro, come al sud - fu direttamente interessata tra la fine del ‘400 e la metà del ‘500. Nell’estate e nel primo autunno dell’anno 1506 Bologna visse una guerra che le veniva portata da due parti: dal suo sovrano, il papa Giulio II, e dai francesi. L’uno e gli altri agivano sostenendo di combattere una ‘guerra giusta’, secondo le concezioni giuridico-politiche del tempo. Bologna resistette, con modalità diverse e con esiti diversi, al papa e ai francesi, secondo quanto le concezioni giuridico-politiche del tempo ritenevano fosse lecito. Nelle loro cronache, nei loro resoconti, nei loro commenti gli osservatori contemporanei comunicarono al pubblico l’evolversi degli avvenimenti rifacendosi alle idee correnti di ‘guerra giusta’ e di ‘resistenza lecita’. Tra di essi anche Niccolò Machiavelli e Erasmo da Rotterdam.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.