Tema del saggio è l’analisi gramsciana del corporativismo. Nei Quaderni del carcere, il corporativismo occupa un posto di tutto rilievo. Gramsci vi torna in molti punti, in momenti diversi e all’interno di contesti argomentativi anche piuttosto distanti. La sua riflessione si segnala per la ricchezza, la profondità e, nel panorama della cultura antifascista, per la particolare originalità. A differenza della gran parte degli intellettuali comunisti, socialisti e democratici, il pensatore sardo non vede nella grande distanza tra le declamazioni del regime sul progetto corporativo e le concrete realizzazioni solo il segno di un fallimento riconducibile alla vuota retorica del fascismo, ma anche il segno tangibile della pluralità di interessi sociali cui il regime fa riferimento e della complessità della costruzione legislativa e istituzionale dello “Stato nuovo”. L’analisi dei Quaderni sottolinea infatti la pluralità dei motivi e dei processi in cui l’esperimento corporativo si sostanzia: la rilevanza del nuovo ordinamento sindacale ovvero la funzione di «polizia economica»; il legame tra legislazione corporativa e «americanismo» e tra ideologia corporativa e consenso dei ceti medi; il lento emergere di nuovi modelli di mediazione tra istituzioni e istanze sociali sostitutivi dei tradizionali sistemi parlamentari. In altre parole, dà conto di entrambi i processi, all’apparenza dicotomici, nella cui convergenza e compenetrazione consiste la sostanza propria del corporativismo: la «pubblicizzazione del privato» – ovvero «il processo di subordinazione degl’interessi del privato agl’interessi della collettività rappresentata dallo Stato che invade e ingloba progressivamente la società civile» – e la «privatizzazione del pubblico», che «rappresenta la rivincita degli interessi privati attraverso la formazione dei grandi gruppi organizzati che si servono dei pubblici apparati per il raggiungimento dei propri scopi». Inoltre, a connotare la riflessione di Gramsci, sempre orientata a interessi di tipo comparativo, è l’attenzione alla dimensione internazionale. Il corporativismo, o per meglio dire le tendenze corporative, vengono infatti analizzate nella loro estensione europea.
A. Gagliardi (2008). Il problema del corporativismo nel dibattito europeo e nei Quaderni. ROMA : Carocci.
Il problema del corporativismo nel dibattito europeo e nei Quaderni
GAGLIARDI, ALESSIO
2008
Abstract
Tema del saggio è l’analisi gramsciana del corporativismo. Nei Quaderni del carcere, il corporativismo occupa un posto di tutto rilievo. Gramsci vi torna in molti punti, in momenti diversi e all’interno di contesti argomentativi anche piuttosto distanti. La sua riflessione si segnala per la ricchezza, la profondità e, nel panorama della cultura antifascista, per la particolare originalità. A differenza della gran parte degli intellettuali comunisti, socialisti e democratici, il pensatore sardo non vede nella grande distanza tra le declamazioni del regime sul progetto corporativo e le concrete realizzazioni solo il segno di un fallimento riconducibile alla vuota retorica del fascismo, ma anche il segno tangibile della pluralità di interessi sociali cui il regime fa riferimento e della complessità della costruzione legislativa e istituzionale dello “Stato nuovo”. L’analisi dei Quaderni sottolinea infatti la pluralità dei motivi e dei processi in cui l’esperimento corporativo si sostanzia: la rilevanza del nuovo ordinamento sindacale ovvero la funzione di «polizia economica»; il legame tra legislazione corporativa e «americanismo» e tra ideologia corporativa e consenso dei ceti medi; il lento emergere di nuovi modelli di mediazione tra istituzioni e istanze sociali sostitutivi dei tradizionali sistemi parlamentari. In altre parole, dà conto di entrambi i processi, all’apparenza dicotomici, nella cui convergenza e compenetrazione consiste la sostanza propria del corporativismo: la «pubblicizzazione del privato» – ovvero «il processo di subordinazione degl’interessi del privato agl’interessi della collettività rappresentata dallo Stato che invade e ingloba progressivamente la società civile» – e la «privatizzazione del pubblico», che «rappresenta la rivincita degli interessi privati attraverso la formazione dei grandi gruppi organizzati che si servono dei pubblici apparati per il raggiungimento dei propri scopi». Inoltre, a connotare la riflessione di Gramsci, sempre orientata a interessi di tipo comparativo, è l’attenzione alla dimensione internazionale. Il corporativismo, o per meglio dire le tendenze corporative, vengono infatti analizzate nella loro estensione europea.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.