Il tema del recupero del patrimonio edilizio recente pone come primaria istanza la valutazione dell’efficacia prestazionale ed economica delle soluzioni tecniche preventivate. Il primo aspetto è primariamente correlato alle verifiche sulla sicurezza strutturale in ambito sismico (a seguito delle NTC del 2008) e ai requisiti energetici previsti dalle 192/05 e 311/06; la seconda ad una analisi costi benefici in ragione del ciclo di vita medio di un edifico ed alle incentivazioni connesse alla pratica della demolizione e ricostruzione. Un ambito di sicuro interesse per lo sviluppo del settore delle costruzioni in Italia, attualmente equivalente a circa il 60% di tutto il settore edilizio e con una previsione di crescita progressiva nel prossimo decennio. Riducendo dunque la riflessione alla sola questione del contenimento dei consumi energetici e delle emissioni dannose, è evidente che il patrimonio edilizio residenziale rappresenti un fattore importante nelle politiche di salvaguardia ambientale. Il patrimonio edilizio esistente in Europa è infatti responsabile di oltre il 40% dei consumi finali di energia nei paesi membri dell'UE, di cui l'uso residenziale rappresenta il 63% dei consumi totali di energia del settore edile. Il numero di abitazioni totali nell'Europa a 25 è di circa 196 milioni con oltre il 50% di edifici residenziali costruiti prima del 1970 e circa un terzo di abitazioni costruite tra il 1970 e il 1990. In Italia il patrimonio edilizio residenziale esistente include 26,5 milioni di abitazioni, di cui 9 milioni sono edifici mono o bifamiliari. Di queste abitazioni circa 17,5 milioni risultano prive di qualunque attenzione ai problemi energetici in quanto realizzate prima dell’entrata in vigore dei primi strumenti normativi di verifica energetica, ovvero prima della metà degli anni settanta. Come noto tale tipologia di edifici consumano mediamente circa cinque volte di più di un edificio costruito secondo gli attuali standard normativi e dieci volte di più di una casa passiva, essendo il suo fabbisogno energetico medio intorno ai 200-250 kWh/mq.Tali aspetti si correlano poi ad una valutazione sul risparmio di risorse e di materie prime, poiché solo una percentuale ridotta di tali edifici hanno esaurito il loro ciclo di vita e conseguentemente l'energia primaria, inizialmente consumata per la costruzione di un edificio, non risulta ancora totalmente ammortizzata. Ciò induce a valutare con una maggiore attenzione le ipotesi di demolizione e ricostruzione, sia perché gli interventi di riqualificazione energetica e manutentiva consentono di preservare la funzionalità futura degli edifici garantendo un prolungamento del loro ciclo di vita, sia perché coerente con le ipotesi del minor impatto ambientale stimato secondo i parametri dell’LCA, ovvero delle emissioni calcolate nell’intero ciclo di vita di un materiale. Le valutazioni di ordine generale, a cui corrispondono gli strumenti normativi oggi in vigore su tutto il territorio nazionale, risultano però fortemente condizionate dalle specificità che connotano sia le diverse condizioni climatiche, sia il carattere eterogeneo del patrimonio costruito. Una risposta coerente a tali istanze viene oggi ricercata e proposta attraverso l’individuazione di porzioni del patrimonio costruito sufficientemente omogenee per essere trattate a sistema, ovvero di insiemi di edifici accomunati da una serie di indicatori che ne consentano uno studio e una proposizione di strumenti di intervento unitari all’interno di una stessa area geografica. Nel caso specifico qui trattato, il comparto di interesse è quello della Residenza Sociale realizzata negli anni settanta nel comune di Bologna, esperienza oltremodo significativa degli esiti raggiunti al tempo nell’ambito dell’industrializzazione edilizia applicata alla residenza collettiva.

Recupero ecosostenibile del patrimonio edilizio recente. Un caso di social housing a Bologna degli Anni Settanta.

GULLI, RICCARDO
2012

Abstract

Il tema del recupero del patrimonio edilizio recente pone come primaria istanza la valutazione dell’efficacia prestazionale ed economica delle soluzioni tecniche preventivate. Il primo aspetto è primariamente correlato alle verifiche sulla sicurezza strutturale in ambito sismico (a seguito delle NTC del 2008) e ai requisiti energetici previsti dalle 192/05 e 311/06; la seconda ad una analisi costi benefici in ragione del ciclo di vita medio di un edifico ed alle incentivazioni connesse alla pratica della demolizione e ricostruzione. Un ambito di sicuro interesse per lo sviluppo del settore delle costruzioni in Italia, attualmente equivalente a circa il 60% di tutto il settore edilizio e con una previsione di crescita progressiva nel prossimo decennio. Riducendo dunque la riflessione alla sola questione del contenimento dei consumi energetici e delle emissioni dannose, è evidente che il patrimonio edilizio residenziale rappresenti un fattore importante nelle politiche di salvaguardia ambientale. Il patrimonio edilizio esistente in Europa è infatti responsabile di oltre il 40% dei consumi finali di energia nei paesi membri dell'UE, di cui l'uso residenziale rappresenta il 63% dei consumi totali di energia del settore edile. Il numero di abitazioni totali nell'Europa a 25 è di circa 196 milioni con oltre il 50% di edifici residenziali costruiti prima del 1970 e circa un terzo di abitazioni costruite tra il 1970 e il 1990. In Italia il patrimonio edilizio residenziale esistente include 26,5 milioni di abitazioni, di cui 9 milioni sono edifici mono o bifamiliari. Di queste abitazioni circa 17,5 milioni risultano prive di qualunque attenzione ai problemi energetici in quanto realizzate prima dell’entrata in vigore dei primi strumenti normativi di verifica energetica, ovvero prima della metà degli anni settanta. Come noto tale tipologia di edifici consumano mediamente circa cinque volte di più di un edificio costruito secondo gli attuali standard normativi e dieci volte di più di una casa passiva, essendo il suo fabbisogno energetico medio intorno ai 200-250 kWh/mq.Tali aspetti si correlano poi ad una valutazione sul risparmio di risorse e di materie prime, poiché solo una percentuale ridotta di tali edifici hanno esaurito il loro ciclo di vita e conseguentemente l'energia primaria, inizialmente consumata per la costruzione di un edificio, non risulta ancora totalmente ammortizzata. Ciò induce a valutare con una maggiore attenzione le ipotesi di demolizione e ricostruzione, sia perché gli interventi di riqualificazione energetica e manutentiva consentono di preservare la funzionalità futura degli edifici garantendo un prolungamento del loro ciclo di vita, sia perché coerente con le ipotesi del minor impatto ambientale stimato secondo i parametri dell’LCA, ovvero delle emissioni calcolate nell’intero ciclo di vita di un materiale. Le valutazioni di ordine generale, a cui corrispondono gli strumenti normativi oggi in vigore su tutto il territorio nazionale, risultano però fortemente condizionate dalle specificità che connotano sia le diverse condizioni climatiche, sia il carattere eterogeneo del patrimonio costruito. Una risposta coerente a tali istanze viene oggi ricercata e proposta attraverso l’individuazione di porzioni del patrimonio costruito sufficientemente omogenee per essere trattate a sistema, ovvero di insiemi di edifici accomunati da una serie di indicatori che ne consentano uno studio e una proposizione di strumenti di intervento unitari all’interno di una stessa area geografica. Nel caso specifico qui trattato, il comparto di interesse è quello della Residenza Sociale realizzata negli anni settanta nel comune di Bologna, esperienza oltremodo significativa degli esiti raggiunti al tempo nell’ambito dell’industrializzazione edilizia applicata alla residenza collettiva.
2012
Intervenire sul costruito. Norme, tecniche e progetto per la riqualificazione del patrimonio esistente
11
36
R. Gulli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/122876
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