Il termine ‘eredità’ presuppone l’esistenza di un patrimonio, e una sua trasmissione. Per questo converrà anzitutto valutarne la consistenza, ovvero le musiche e gli eventi sonori dei popoli parlanti greco e latino, abitanti i territorî intorno al Mediterraneo, dall’VIII secolo a. C. al V d. C.; in un secondo momento si prenderanno in esame i modi in cui il patrimonio musicale del mondo antico è stato trasmesso al Medioevo e all’Età moderna, sin verso il 1640. Se la disciplina che si occupa dell’eredità musicale del mondo antico è la storia della musica, meno scontato è invece definire in che cosa essa consista. Questo perché, a differenza delle altre discipline che studiano un’eredità specifica conservata in immagini o testi o nella cultura materiale (rispettivamente: le storie dell’arte, della letteratura, della filosofia, o l’archeologia), la storia della musica non ha più a disposizione il proprio patrimonio caratterizzante, cioè i suoni dei popoli antichi. Infatti, come tutti quelli appartenenti a culture di prevalente tradizione orale, anche i suoni del mondo antico erano conservati nella memoria degli esecutori e degli ascoltatori. Se i suoni non affidati alla conservazione della memoria venivano considerati perduti già per gli ascoltatori dell’età di Isidoro, a maggior ragione essi erano definitivamente irrecuperabili per uomini e donne di secoli più lontani ancora, come quelli del Medioevo e dell’Età Moderna. Tuttavia questo non significa che non esista una documentazione storica sugli eventi sonori in generale, e sulla musica in particolare, dei Greci e dei Romani. Al contrario, non solo tale documentazione esiste ed è molto vasta e diversificata, ma ha anche profondamente condizionato la storia della cultura europea: semplicemente, non si sono conservati i suoni. Questo capitolo intende esaminare in prospettiva storica l’eredità musicale del mondo antico considerando che una qualsiasi ricostruzione della musica del mondo greco e romano si può basare soltanto sui testi e sulle immagini. Soltanto con il contributo di numerose discipline, come la tradizione dei testi e la filologia, l’epigrafia, la paleografia, la papirologia, la storia dell’arte antica e l’archeologia, l’iconografia e l’iconologia, la storia, le storie letterarie, la filosofia e l’antropologia storica del mondo antico è possibile ricostruire il significato dell’esperienza sonora centrale della cultura greca, la mousiké, in cui le arti della voce, del corpo e della musica strumentale erano raccolte in una sorta di unità sotto il vasto dominio delle Muse.

L’eredità musicale del Mondo antico

RESTANI, DONATELLA
2012

Abstract

Il termine ‘eredità’ presuppone l’esistenza di un patrimonio, e una sua trasmissione. Per questo converrà anzitutto valutarne la consistenza, ovvero le musiche e gli eventi sonori dei popoli parlanti greco e latino, abitanti i territorî intorno al Mediterraneo, dall’VIII secolo a. C. al V d. C.; in un secondo momento si prenderanno in esame i modi in cui il patrimonio musicale del mondo antico è stato trasmesso al Medioevo e all’Età moderna, sin verso il 1640. Se la disciplina che si occupa dell’eredità musicale del mondo antico è la storia della musica, meno scontato è invece definire in che cosa essa consista. Questo perché, a differenza delle altre discipline che studiano un’eredità specifica conservata in immagini o testi o nella cultura materiale (rispettivamente: le storie dell’arte, della letteratura, della filosofia, o l’archeologia), la storia della musica non ha più a disposizione il proprio patrimonio caratterizzante, cioè i suoni dei popoli antichi. Infatti, come tutti quelli appartenenti a culture di prevalente tradizione orale, anche i suoni del mondo antico erano conservati nella memoria degli esecutori e degli ascoltatori. Se i suoni non affidati alla conservazione della memoria venivano considerati perduti già per gli ascoltatori dell’età di Isidoro, a maggior ragione essi erano definitivamente irrecuperabili per uomini e donne di secoli più lontani ancora, come quelli del Medioevo e dell’Età Moderna. Tuttavia questo non significa che non esista una documentazione storica sugli eventi sonori in generale, e sulla musica in particolare, dei Greci e dei Romani. Al contrario, non solo tale documentazione esiste ed è molto vasta e diversificata, ma ha anche profondamente condizionato la storia della cultura europea: semplicemente, non si sono conservati i suoni. Questo capitolo intende esaminare in prospettiva storica l’eredità musicale del mondo antico considerando che una qualsiasi ricostruzione della musica del mondo greco e romano si può basare soltanto sui testi e sulle immagini. Soltanto con il contributo di numerose discipline, come la tradizione dei testi e la filologia, l’epigrafia, la paleografia, la papirologia, la storia dell’arte antica e l’archeologia, l’iconografia e l’iconologia, la storia, le storie letterarie, la filosofia e l’antropologia storica del mondo antico è possibile ricostruire il significato dell’esperienza sonora centrale della cultura greca, la mousiké, in cui le arti della voce, del corpo e della musica strumentale erano raccolte in una sorta di unità sotto il vasto dominio delle Muse.
2012
Musica e società, volume 1, Dall'Alto Medioevo al 1640
229
297
D. Restani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/121783
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