"Prometeo incatenato" di Eschilo per la regia di Claudio Longhi ha debuttato al Teatro Greco di Siracusa il giorno 11 maggio 2012. La tragedia ha luogo in Scizia, oltre i confini del mondo, in una terra desolata. Potere, Forza ed Efesto hanno condotto lì il titano Prometeo per incatenarlo a una rupe: per ordine di Zeus deve essere così punito. La colpa di Prometeo è aver donato il fuoco ai mortali, contravvenendo a un ordine di Zeus stesso. Incatenato a una roccia Prometeo riceve la visita di numerose figure divine, giunte a consolarlo e consigliarlo: il Coro delle ninfe Oceanine e il titano Oceano. Unico essere mortale a fargli visita, involontariamente, è Io, una fanciulla amata da Zeus e tramutata in vacca da Era gelosa. A lei Prometeo preannuncia le future peregrinazioni, la sua liberazione e i destini della sua discendenza. La stirpe di Io, presagisce Prometeo, porterà Zeus alla rovina. Il signore degli dei invia così Ermes presso il titano imprigionato, per avere più chiarimenti riguardo alla profezia fatta da Prometeo a Io. Il titano rifiuta di parlare e così subisce nuovamente la collera di Zeus, che lo fa sprofondare, assieme alle Oceanine sue alleate, nel profondo della terra. La messa in scena della tragedia diretta da Claudio Longhi è stata concepita per sperimentare le possibilità di contaminazione da un lato tra il linguaggio teatrale e l’architettura e dall’altro tra il teatro di parola e la danza. L’organizzazione dello spazio scenico è stata infatti curata dal celebre architetto Rem Koolhaas e dal suo studio Oma*Amo, mentre del cast ha fatto parte un nucleo selezionato della “Martha Graham Dance Company” sotto la direzione artistica di Janet Eilber.
C. Longhi (2012). Prometeo incatenato.
Prometeo incatenato
LONGHI, CLAUDIO
2012
Abstract
"Prometeo incatenato" di Eschilo per la regia di Claudio Longhi ha debuttato al Teatro Greco di Siracusa il giorno 11 maggio 2012. La tragedia ha luogo in Scizia, oltre i confini del mondo, in una terra desolata. Potere, Forza ed Efesto hanno condotto lì il titano Prometeo per incatenarlo a una rupe: per ordine di Zeus deve essere così punito. La colpa di Prometeo è aver donato il fuoco ai mortali, contravvenendo a un ordine di Zeus stesso. Incatenato a una roccia Prometeo riceve la visita di numerose figure divine, giunte a consolarlo e consigliarlo: il Coro delle ninfe Oceanine e il titano Oceano. Unico essere mortale a fargli visita, involontariamente, è Io, una fanciulla amata da Zeus e tramutata in vacca da Era gelosa. A lei Prometeo preannuncia le future peregrinazioni, la sua liberazione e i destini della sua discendenza. La stirpe di Io, presagisce Prometeo, porterà Zeus alla rovina. Il signore degli dei invia così Ermes presso il titano imprigionato, per avere più chiarimenti riguardo alla profezia fatta da Prometeo a Io. Il titano rifiuta di parlare e così subisce nuovamente la collera di Zeus, che lo fa sprofondare, assieme alle Oceanine sue alleate, nel profondo della terra. La messa in scena della tragedia diretta da Claudio Longhi è stata concepita per sperimentare le possibilità di contaminazione da un lato tra il linguaggio teatrale e l’architettura e dall’altro tra il teatro di parola e la danza. L’organizzazione dello spazio scenico è stata infatti curata dal celebre architetto Rem Koolhaas e dal suo studio Oma*Amo, mentre del cast ha fatto parte un nucleo selezionato della “Martha Graham Dance Company” sotto la direzione artistica di Janet Eilber.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.