Contributo teso a portare in luce in forma dialogica le principali direttrici interpretative sottese all’allestimento de “Il matrimonio di Figaro” di Beaumarchais, diretto da chi scrive per la compagnia permanente di Teatro Stabile di Torino, Teatro Due di Parma e Teatro di Roma, debuttato il 31 marzo 2007 presso il Teatro Due di Parma. Il breve testo chiarisce come al fondo dello spettacolo citato stia un’inchiesta intorno ai caratteri e alle prospettive più ‘oscuri’ della complessa e composita cultura libertina del secolo dei lumi. Sintesi estrema del teatro settecentesco, “Il matrimonio di Figaro”, in quanto messa in scena di una “folle giornata”, sotto il velame allegorico-metaforico del racconto di un giorno che precipita verso il buio, narra dello sprofondamento del XVIII secolo dai luminosi fasti della ragione trionfante, agli incubi notturni di una ragione scaduta a mera razionalità procedurale. Già dalla prima lettura risulta evidente come, in linea coi dettami di certa letteratura libertina, il motore dominante dell’intreccio della commedia – e di conseguenza dello spettacolo – sia l’eros (incarnato da Cherubino), una oscura istanza o pulsione che innerva l’intera esistenza, capace di scuotere nel profondo non solo le carni del soggetto desiderante, ma la società stessa che tale pulsione abita. Lungi dal risolversi in gratuito abbandono al piacere fisico, l’attraversamento dell’esperienza erotica si viene dunque caricando nella commedia di Figaro e Susanna, del Conte e della Contessa, di implicazioni scopertamente ‘politiche’. Nel “Matrimonio di Figaro” debuttato a Parma, l’erotismo è insomma presentato come la segreta scaturigine (più o meno consapevolmente rimossa) di quella propulsione ‘rivoluzionaria’ che da sempre lettori e spettatori hanno avvertito al fondo del capolavoro di Beaumarchais, non per nulla rappresentato e dato alle stampe alla vigilia dello scoppio della rivoluzione francese.
Bologna P., Longhi C. (2007). Luce e buio di una folle giornata, intervista a Claudio Longhi. TORINO : Teatro Stabile di Torino.
Luce e buio di una folle giornata, intervista a Claudio Longhi
LONGHI, CLAUDIO
2007
Abstract
Contributo teso a portare in luce in forma dialogica le principali direttrici interpretative sottese all’allestimento de “Il matrimonio di Figaro” di Beaumarchais, diretto da chi scrive per la compagnia permanente di Teatro Stabile di Torino, Teatro Due di Parma e Teatro di Roma, debuttato il 31 marzo 2007 presso il Teatro Due di Parma. Il breve testo chiarisce come al fondo dello spettacolo citato stia un’inchiesta intorno ai caratteri e alle prospettive più ‘oscuri’ della complessa e composita cultura libertina del secolo dei lumi. Sintesi estrema del teatro settecentesco, “Il matrimonio di Figaro”, in quanto messa in scena di una “folle giornata”, sotto il velame allegorico-metaforico del racconto di un giorno che precipita verso il buio, narra dello sprofondamento del XVIII secolo dai luminosi fasti della ragione trionfante, agli incubi notturni di una ragione scaduta a mera razionalità procedurale. Già dalla prima lettura risulta evidente come, in linea coi dettami di certa letteratura libertina, il motore dominante dell’intreccio della commedia – e di conseguenza dello spettacolo – sia l’eros (incarnato da Cherubino), una oscura istanza o pulsione che innerva l’intera esistenza, capace di scuotere nel profondo non solo le carni del soggetto desiderante, ma la società stessa che tale pulsione abita. Lungi dal risolversi in gratuito abbandono al piacere fisico, l’attraversamento dell’esperienza erotica si viene dunque caricando nella commedia di Figaro e Susanna, del Conte e della Contessa, di implicazioni scopertamente ‘politiche’. Nel “Matrimonio di Figaro” debuttato a Parma, l’erotismo è insomma presentato come la segreta scaturigine (più o meno consapevolmente rimossa) di quella propulsione ‘rivoluzionaria’ che da sempre lettori e spettatori hanno avvertito al fondo del capolavoro di Beaumarchais, non per nulla rappresentato e dato alle stampe alla vigilia dello scoppio della rivoluzione francese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


