La chiesa dei Padri Gerolomini viene ricostruita dopo il terremoto da Giovan Francesco Bonamici nel 1761. Le tre statue esterne che caratterizzano la facciata della chiesa sono opera dello scultore bolognese Carlo Sarti, particolarmente attivo in Emilia Romagna nella metà del '700. Le due statue poste sul fronte raffigurano S. Bernardino e S. Giacomo della Marca (1765) mentre quella sul fianco, San Francesco (1746). Le fonti di archivio documentano che “ il tutto fu fatto di mattoni e calce e gesso et rifinito con una sorte di mistura, cioè mattone pisto, schiuma di ferro e calce nera”(Pasini 1985), le statue erano cioè dipinte in verde scuro per simulare il colore del bronzo. Queste durante la seconda guerra mondiale subiscono gravi danni durante il bombardamento che distruggerà completamente il complesso conventuale prossimo al santuario. Dopo un periodo di abbandono negli ann’ 70 vengono restaurate, in occasione dei restauri della chiesa. Il recente intervento viene richiesto dalla Provincia Minoritica di Cristo Re dei Frati Minori dell’ Emilia, a causa del precario stato di conservazione dei manufatti. Le statue presentavano infatti diffusi attacchi biologici, fenomeni di decoesione superficiale con conseguenti distacchi di materiale, specie nelle parti sporgenti più delicate, dovuti al contesto ambientale ma anche alla natura (talvolta incompatibile) dei materiali adoperati durante il restauro (malte bastarde a base di gesso caricate con acetato di vinile, malte cementizie…) ed al loro degrado (ossidazione armature interne) L’intervento è iniziato con una pulitura sommaria delle superfici dai depositi macroscopici incoerenti, a cui è seguita una attenta analisi dei manufatti sia dal punto di vista chimico che petrografico per individuare: tecniche e materiali originali (composizione intonaco e sue finiture), natura degli interventi pregressi; generale stato di conservazione (attacchi biologici natura delle alterazioni e degrado). I dati raccolti hanno quindi permesso di individuare le metodologie più idonee da utilizzare in questo contesto. Si è quindi passati alla pulitura delle superfici con impacchi di polpa di cellulosa e carbonato d’ammonio ed al trattamento con prodotto biocidi. Il restauratore ha quindi rimosso meccanicamente vecchie stuccature, incrostazioni e strati parzialmente aderenti alternando l’azione meccanica con impacchi con polpa di cellulosa e acqua deionizzata per l’estrazione dei sali solubili. Le superfici decoese sono state trattate con microiniezioni di malte premiscelate e silicato di etile. Si è anche deciso di smontare quelle parti in fase di distacco rimontandole poi con l’ausilio di perni in vetro resina quando recuperabili. Per le ricostruzioni è stata utilizzata una malta di calce idraulica, pozzolana, coccio pesto e sabbia. La stessa malta, ma con una sabbia più fine, è stata impiegata per la sigillatura di tutte le lesioni, la stuccatura delle piccole lacune e la finitura dei rifacimenti . Per accordare le parti ricostruite con l’originale è eseguita una generalizzata patinatura ed un trattamento coesivo a base di silicato di etile. Tutte le statue sono state infine trattate con prodotti idrorepellenti traspiranti a base di alchil alcossi silani. Alla termine dei lavori è stato posizionato un impianto elettrostatico per l'allontanemento dei piccione. Progettista incaricato: arch.Paola Benzi Consulenza: arch.Andrea Ugolini Restauri: dott.ssa Rossana Allegri
A. Ugolini, P.Benzi (2011). Rimini. Chiesa di San Bernardino. Opere di restauro delle statue di San Bernardino, San Giacomo della Marca e San Francesco attribuite a Carlo Sarti (XVIII sec.).
Rimini. Chiesa di San Bernardino. Opere di restauro delle statue di San Bernardino, San Giacomo della Marca e San Francesco attribuite a Carlo Sarti (XVIII sec.)
UGOLINI, ANDREA;
2011
Abstract
La chiesa dei Padri Gerolomini viene ricostruita dopo il terremoto da Giovan Francesco Bonamici nel 1761. Le tre statue esterne che caratterizzano la facciata della chiesa sono opera dello scultore bolognese Carlo Sarti, particolarmente attivo in Emilia Romagna nella metà del '700. Le due statue poste sul fronte raffigurano S. Bernardino e S. Giacomo della Marca (1765) mentre quella sul fianco, San Francesco (1746). Le fonti di archivio documentano che “ il tutto fu fatto di mattoni e calce e gesso et rifinito con una sorte di mistura, cioè mattone pisto, schiuma di ferro e calce nera”(Pasini 1985), le statue erano cioè dipinte in verde scuro per simulare il colore del bronzo. Queste durante la seconda guerra mondiale subiscono gravi danni durante il bombardamento che distruggerà completamente il complesso conventuale prossimo al santuario. Dopo un periodo di abbandono negli ann’ 70 vengono restaurate, in occasione dei restauri della chiesa. Il recente intervento viene richiesto dalla Provincia Minoritica di Cristo Re dei Frati Minori dell’ Emilia, a causa del precario stato di conservazione dei manufatti. Le statue presentavano infatti diffusi attacchi biologici, fenomeni di decoesione superficiale con conseguenti distacchi di materiale, specie nelle parti sporgenti più delicate, dovuti al contesto ambientale ma anche alla natura (talvolta incompatibile) dei materiali adoperati durante il restauro (malte bastarde a base di gesso caricate con acetato di vinile, malte cementizie…) ed al loro degrado (ossidazione armature interne) L’intervento è iniziato con una pulitura sommaria delle superfici dai depositi macroscopici incoerenti, a cui è seguita una attenta analisi dei manufatti sia dal punto di vista chimico che petrografico per individuare: tecniche e materiali originali (composizione intonaco e sue finiture), natura degli interventi pregressi; generale stato di conservazione (attacchi biologici natura delle alterazioni e degrado). I dati raccolti hanno quindi permesso di individuare le metodologie più idonee da utilizzare in questo contesto. Si è quindi passati alla pulitura delle superfici con impacchi di polpa di cellulosa e carbonato d’ammonio ed al trattamento con prodotto biocidi. Il restauratore ha quindi rimosso meccanicamente vecchie stuccature, incrostazioni e strati parzialmente aderenti alternando l’azione meccanica con impacchi con polpa di cellulosa e acqua deionizzata per l’estrazione dei sali solubili. Le superfici decoese sono state trattate con microiniezioni di malte premiscelate e silicato di etile. Si è anche deciso di smontare quelle parti in fase di distacco rimontandole poi con l’ausilio di perni in vetro resina quando recuperabili. Per le ricostruzioni è stata utilizzata una malta di calce idraulica, pozzolana, coccio pesto e sabbia. La stessa malta, ma con una sabbia più fine, è stata impiegata per la sigillatura di tutte le lesioni, la stuccatura delle piccole lacune e la finitura dei rifacimenti . Per accordare le parti ricostruite con l’originale è eseguita una generalizzata patinatura ed un trattamento coesivo a base di silicato di etile. Tutte le statue sono state infine trattate con prodotti idrorepellenti traspiranti a base di alchil alcossi silani. Alla termine dei lavori è stato posizionato un impianto elettrostatico per l'allontanemento dei piccione. Progettista incaricato: arch.Paola Benzi Consulenza: arch.Andrea Ugolini Restauri: dott.ssa Rossana AllegriI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.