L’Emilia-Romagna, oggetto già qualche anno prima di un saggio specifico di Emilio Sereni (Sereni, 1957a), riveste un ruolo centrale nella Storia del paesaggio agrario italiano, in particolare nei paragrafi dedicati all’evoluzione dei quadri ambientali negli ultimi secoli. A partire dall’Ottocento, la regione conobbe infatti, specie nella sua parte emiliana, una compresenza tra conduzione mezzadrile di tipo tradizionale e forme tipiche del capitalismo agrario: i riflessi di questi processi sul piano paesistico e sociale assumevano, nell’ottica sereniana, carattere di paradigma in riferimento sia alla «Padana asciutta» che alla «Padana irrigua». Non a caso dunque, nell’ambito del capitolo IX incentrato sulle campagne dopo l’Unità italiana, Sereni si concentrò sui paesaggi agrari emiliani della “piantata” (paragrafo n. 78), della risaia (n. 79) e della bonifica (n. 83), rimarcandone con forza, limitatamente all’ultimo caso, il fondamentale contributo delle masse bracciantili alla sua morfogenesi. Si tratta dei tre quadri ambientali forse più rappresentativi del territorio in esame, e su cui tuttora si basa una parte rilevante del patrimonio identitario delle comunità rurali. Di seguito, di ciascuno di essi sarà discussa e approfondita la trattazione riservata dal Nostro nella sua massima opera: la lucida interpretazione del contesto socio-economico della rispettiva cronologia di riferimento, nonché la chiara comprensione del fatto che, negli anni in cui Egli scriveva, alcuni di questi paesaggi (in primo luogo la “piantata”) andavano inesorabilmente regredendo sotto la spinta dei mutati rapporti in Italia tra settore primario e settore secondario, costituiscono gli elementi degni di maggiore sottolineatura e indicativi della modernità del pensiero sereniano. Ma l’“esemplarità” emiliano-romagnola per Sereni non si esauriva al puro campo scientifico; essa, nella sua evoluzione più recente, rappresentava infatti molto di più, anche e soprattutto in termini politici. Nella Storia, sulla base di un’impostazione marxiana dei problemi già ampiamente esplicitata in Scienza, marxismo, cultura (Sereni, 1949) e poi successivamente ripresa sulle pagine di «Critica marxista» (rivista di cui lo studioso diventò Direttore a partire dal 1966), emerge implicitamente quanto nitidamente una concezione dell’Emilia-Romagna come “laboratorio” (cf. Sereni, 1961, pp. 429-430), dove i conflitti di classe tra capitalisti agrari e ceti popolari, le lotte per la terra da parte in primis dei braccianti e forme di organizzazione “orizzontale” quali la cooperazione erano infine sfociati in un sistema territoriale equilibrato, coeso, governato “dal basso”, in alcuni casi sorta di «anticamera del kolkhoz sovietico» (Menzani, 2007). Il caso emiliano-romagnolo veniva in altre parole assurto a prova tangibile del fatto che le rivendicazioni di generazioni di contadini e braccianti potevano approdare a risultati concreti, e che anche in Italia strutture economico-sociali diverse da quelle del capitalismo agrario o del latifondo erano non solo possibili, ma per Sereni anzi auspicabili (Sereni, 1961, p. 451).

Emilio Sereni e i quadri ambientali della pianura emiliana / Piastra S.; Dallari F.. - STAMPA. - (2011), pp. 129-136.

Emilio Sereni e i quadri ambientali della pianura emiliana

PIASTRA, STEFANO;DALLARI, FIORELLA
2011

Abstract

L’Emilia-Romagna, oggetto già qualche anno prima di un saggio specifico di Emilio Sereni (Sereni, 1957a), riveste un ruolo centrale nella Storia del paesaggio agrario italiano, in particolare nei paragrafi dedicati all’evoluzione dei quadri ambientali negli ultimi secoli. A partire dall’Ottocento, la regione conobbe infatti, specie nella sua parte emiliana, una compresenza tra conduzione mezzadrile di tipo tradizionale e forme tipiche del capitalismo agrario: i riflessi di questi processi sul piano paesistico e sociale assumevano, nell’ottica sereniana, carattere di paradigma in riferimento sia alla «Padana asciutta» che alla «Padana irrigua». Non a caso dunque, nell’ambito del capitolo IX incentrato sulle campagne dopo l’Unità italiana, Sereni si concentrò sui paesaggi agrari emiliani della “piantata” (paragrafo n. 78), della risaia (n. 79) e della bonifica (n. 83), rimarcandone con forza, limitatamente all’ultimo caso, il fondamentale contributo delle masse bracciantili alla sua morfogenesi. Si tratta dei tre quadri ambientali forse più rappresentativi del territorio in esame, e su cui tuttora si basa una parte rilevante del patrimonio identitario delle comunità rurali. Di seguito, di ciascuno di essi sarà discussa e approfondita la trattazione riservata dal Nostro nella sua massima opera: la lucida interpretazione del contesto socio-economico della rispettiva cronologia di riferimento, nonché la chiara comprensione del fatto che, negli anni in cui Egli scriveva, alcuni di questi paesaggi (in primo luogo la “piantata”) andavano inesorabilmente regredendo sotto la spinta dei mutati rapporti in Italia tra settore primario e settore secondario, costituiscono gli elementi degni di maggiore sottolineatura e indicativi della modernità del pensiero sereniano. Ma l’“esemplarità” emiliano-romagnola per Sereni non si esauriva al puro campo scientifico; essa, nella sua evoluzione più recente, rappresentava infatti molto di più, anche e soprattutto in termini politici. Nella Storia, sulla base di un’impostazione marxiana dei problemi già ampiamente esplicitata in Scienza, marxismo, cultura (Sereni, 1949) e poi successivamente ripresa sulle pagine di «Critica marxista» (rivista di cui lo studioso diventò Direttore a partire dal 1966), emerge implicitamente quanto nitidamente una concezione dell’Emilia-Romagna come “laboratorio” (cf. Sereni, 1961, pp. 429-430), dove i conflitti di classe tra capitalisti agrari e ceti popolari, le lotte per la terra da parte in primis dei braccianti e forme di organizzazione “orizzontale” quali la cooperazione erano infine sfociati in un sistema territoriale equilibrato, coeso, governato “dal basso”, in alcuni casi sorta di «anticamera del kolkhoz sovietico» (Menzani, 2007). Il caso emiliano-romagnolo veniva in altre parole assurto a prova tangibile del fatto che le rivendicazioni di generazioni di contadini e braccianti potevano approdare a risultati concreti, e che anche in Italia strutture economico-sociali diverse da quelle del capitalismo agrario o del latifondo erano non solo possibili, ma per Sereni anzi auspicabili (Sereni, 1961, p. 451).
2011
Paesaggi agrari. L’irrinunciabile eredità scientifica di Emilio Sereni
129
136
Emilio Sereni e i quadri ambientali della pianura emiliana / Piastra S.; Dallari F.. - STAMPA. - (2011), pp. 129-136.
Piastra S.; Dallari F.
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