Muovendo dalla riflessione intorno alla forza potentemente straniante implicita nel gesto stesso del narrare (stante l’ovvia constatazione che ogni narrazione nasce da una messa in distanza dell’evento narrato), il saggio analizza la pulsione affabulante interna al teatro di Brecht, concentrando la propria attenzione sul ‘caso’ “Arturo Ui”. Individuato nella favola allegorica à la manière de Benjamin il paradigma generatore della feroce parabola antihitleriana concepita da Brecht al principio degli anni Quaranta, l’articolo prosegue poi scavando le complesse sedimentazioni poetiche che sostanziano l’apologo gangsteristico di Ui. Il copione brechtiano si rivela così essere di volta in volta un romanzesco travestimento di un’opera lirica, di un dramma borghese, di un chronicle play o di un cabaret, capace di allineare indistintamente citazioni da Goethe o da Shakespeare. Lo studio della complessa stratigrafia di generi su cui si regge l’azione dell’“Arturo Ui”, approda così ad una demistificazione ideologica del potere fascinatorio e sublimante del tragico, ben sintetizzabile nella convinzione brechtiana che la tragedia, molto spesso più della commedia, prenda alla leggera le sofferenze degli uomini. La notomia del dramma si ribalta progressivamente in appunti di regia di una non troppo ipotetica messa in scena. La connivenza tra dittatura nazionalsocialista e grande capitale genera visioni di labirinti di casse di merci che invadono il palcoscenico dell’“Ui”, o di capitani di industria e gerarchi assimilati dalla medesima uniforme borghese: il frac o il tight. Per il tramite della sua rappresentazione scenica, necessariamente legata al presente, il Brecht dell’“Arturo Ui”, incontrandosi con il suo irriverente ‘erede’ Sanguineti, si rivela allora un profetico critico ante litteram di quell’inferno del Capitalismo impazzito che noi tutti ci troviamo oggi a vivere.
C. Longhi (2011). La (resistibile) ascesa di Arturo Ui: una favola allegorica per mettere dialetticamente in guardia contro i pericoli del «capitalismo impazzito». ROMA : Ponte Sisto.
La (resistibile) ascesa di Arturo Ui: una favola allegorica per mettere dialetticamente in guardia contro i pericoli del «capitalismo impazzito»
LONGHI, CLAUDIO
2011
Abstract
Muovendo dalla riflessione intorno alla forza potentemente straniante implicita nel gesto stesso del narrare (stante l’ovvia constatazione che ogni narrazione nasce da una messa in distanza dell’evento narrato), il saggio analizza la pulsione affabulante interna al teatro di Brecht, concentrando la propria attenzione sul ‘caso’ “Arturo Ui”. Individuato nella favola allegorica à la manière de Benjamin il paradigma generatore della feroce parabola antihitleriana concepita da Brecht al principio degli anni Quaranta, l’articolo prosegue poi scavando le complesse sedimentazioni poetiche che sostanziano l’apologo gangsteristico di Ui. Il copione brechtiano si rivela così essere di volta in volta un romanzesco travestimento di un’opera lirica, di un dramma borghese, di un chronicle play o di un cabaret, capace di allineare indistintamente citazioni da Goethe o da Shakespeare. Lo studio della complessa stratigrafia di generi su cui si regge l’azione dell’“Arturo Ui”, approda così ad una demistificazione ideologica del potere fascinatorio e sublimante del tragico, ben sintetizzabile nella convinzione brechtiana che la tragedia, molto spesso più della commedia, prenda alla leggera le sofferenze degli uomini. La notomia del dramma si ribalta progressivamente in appunti di regia di una non troppo ipotetica messa in scena. La connivenza tra dittatura nazionalsocialista e grande capitale genera visioni di labirinti di casse di merci che invadono il palcoscenico dell’“Ui”, o di capitani di industria e gerarchi assimilati dalla medesima uniforme borghese: il frac o il tight. Per il tramite della sua rappresentazione scenica, necessariamente legata al presente, il Brecht dell’“Arturo Ui”, incontrandosi con il suo irriverente ‘erede’ Sanguineti, si rivela allora un profetico critico ante litteram di quell’inferno del Capitalismo impazzito che noi tutti ci troviamo oggi a vivere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.