Il discorso filosofico sull’uguaglianza si presenta in termini centrali nel Trattato Teologico-politico, come una struttura portante sia della pars theologica, sia di quella più propriamente politica del libro. Quel discorso viene sviluppato lungo un tracciato argomentativo ‘a tre stadi’, che comprende, in sequenza: a) la destrutturazione del carattere speciale, della unzione eccezionale degli Ebrei rispetto agli altri popoli; b) la comune natura, l’uguale caratura modale degli individua, e la conseguente equazione diritto-potenza: equazione costitutiva di ciascuno (jus naturale uniuscuiusque), dei singoli uomini e di ogni altro essere vivente; c) la democrazia quale species apicale dell’imperium, quella naturalmente più potente, proprio perché costruita sul più completo riconoscimento e sulla più ampia traduzione istituzionale dell’uguaglianza modale, l’unica aperta all’inclusione e al dispiegamento di tutti, nella universale libertas. Facilmente riconoscibile (lineare, evidente), questo percorso non appare tuttavia in grado di evitare una differenza cruciale, che si insinua nell’antropologia del modo (del modo-uomo), e che si rivela incomponibile: una bipartizione, una polarità (ragione-passione, sapiente-volgo), tale da rendere concettualmente non solo difficile ma alla lunga proprio ingestibile, impercorribile l’obiettivo pratico-concettuale dell’uguaglianza democratica, almeno nella sua versione funzionale moderna. Questo scacco teorico (che si affianca, sul piano storico-politico, alla sconfitta della fazione repubblicana olandese) prelude alla nuova riflessione dell'ultimo, incompiuto Trattato politico, imperniato sulla nozione di 'multitudo'. Il volume esce presso OLMS (Hildesheim - Zürich - New York, nella Collana "Europea Memoria"
SPINOZA E L'UGUAGLIANZA / R. CAPORALI. - STAMPA. - (2012), pp. 213-224.
SPINOZA E L'UGUAGLIANZA
CAPORALI, RICCARDO
2012
Abstract
Il discorso filosofico sull’uguaglianza si presenta in termini centrali nel Trattato Teologico-politico, come una struttura portante sia della pars theologica, sia di quella più propriamente politica del libro. Quel discorso viene sviluppato lungo un tracciato argomentativo ‘a tre stadi’, che comprende, in sequenza: a) la destrutturazione del carattere speciale, della unzione eccezionale degli Ebrei rispetto agli altri popoli; b) la comune natura, l’uguale caratura modale degli individua, e la conseguente equazione diritto-potenza: equazione costitutiva di ciascuno (jus naturale uniuscuiusque), dei singoli uomini e di ogni altro essere vivente; c) la democrazia quale species apicale dell’imperium, quella naturalmente più potente, proprio perché costruita sul più completo riconoscimento e sulla più ampia traduzione istituzionale dell’uguaglianza modale, l’unica aperta all’inclusione e al dispiegamento di tutti, nella universale libertas. Facilmente riconoscibile (lineare, evidente), questo percorso non appare tuttavia in grado di evitare una differenza cruciale, che si insinua nell’antropologia del modo (del modo-uomo), e che si rivela incomponibile: una bipartizione, una polarità (ragione-passione, sapiente-volgo), tale da rendere concettualmente non solo difficile ma alla lunga proprio ingestibile, impercorribile l’obiettivo pratico-concettuale dell’uguaglianza democratica, almeno nella sua versione funzionale moderna. Questo scacco teorico (che si affianca, sul piano storico-politico, alla sconfitta della fazione repubblicana olandese) prelude alla nuova riflessione dell'ultimo, incompiuto Trattato politico, imperniato sulla nozione di 'multitudo'. Il volume esce presso OLMS (Hildesheim - Zürich - New York, nella Collana "Europea Memoria"I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.