Per Bologna il polo di attrazione culturale è sempre stato l’Università, ma non si deve dimenticare il ruolo svolto dai collegi gesuiti che anzi nei momenti di crisi dell’Alma Mater sono stati un degno sostituto per gli stranieri. Un calcolo statistico mostra che alla metà del XVII secolo soltanto il 13% dei convittori era di Bologna; gli altri venivano da fuori, quasi tutti da nord dell’Appennino tosco-emiliano e con larga prevalenza dei sudditi dell’Impero absburgico. In precedenza, con la consuetudine del Kavalierstour, non era mai mancato un loro soggiorno, ma la differenza sostanziale è che presso i Gesuiti si ebbero lunghe permanenze per compiervi l’intero curriculum degli studi. La rete internazionale molto stretta tra i collegi dei Gesuiti facilitava lo smistamento dei loro studenti in ogni parte del mondo. Nel 1585 suscitò particolare clamore mediatico la visita a Bologna di quattro giovani giapponesi che si erano convertiti al cattolicesimo e che a scopo propagandistico furono accompagnati in un tour europeo per mostrare la forza di penetrazione e di proselitismo della Compagnia. Ma di là da questo episodio effimero, è molto più significativa la mobilità non solo degli studenti ma anche dei docenti gesuiti, che contrastava con la prassi dell’Ateneo bolognese di assegnare le cattedre ai soli cittadini e laureati di Bologna, «col mezzo delle clientele e delle amicizie», come si legge in un vano tentativo di riforma del 1689. Nei collegi dei Gesuiti insegnavano anche spagnoli e francesi, e comunque un grande vantaggio si trasse con la chiusura del collegio parmense di San Rocco, che nel 1636 comportò il trasferimento di quei docenti nella scuola bolognese di Santa Lucia. La relazione esamina i maggiori aspetti di questa osmosi culturale, realizzata dai Gesuiti, accanto all’insegnamento, con la predicazione, il teatro, le traduzioni di libri, la ricerca scientifica. Attraverso la Compagnia di Gesù Bologna non solo si arricchì di apporti stranieri, ma a sua volta esportò il suo sapere. Valgano per tutti la fama internazionale di Mario Bettini e Giovanni Battista Riccioli, e l’influsso che il gesuita bolognese Francesco Maria Grimaldi esercitò su Newton, che gli fu debitore della scoperta della diffrazione luminosa. Non mancano infine riferimenti alle relazioni che i Gesuiti intrattennero con incisori, pittori e architetti.

L’“internazionale cattolica” a Bologna: il ruolo culturale dei Gesuiti nel Seicento / Battistini A.. - STAMPA. - (2012), pp. 371-384.

L’“internazionale cattolica” a Bologna: il ruolo culturale dei Gesuiti nel Seicento

BATTISTINI, ANDREA
2012

Abstract

Per Bologna il polo di attrazione culturale è sempre stato l’Università, ma non si deve dimenticare il ruolo svolto dai collegi gesuiti che anzi nei momenti di crisi dell’Alma Mater sono stati un degno sostituto per gli stranieri. Un calcolo statistico mostra che alla metà del XVII secolo soltanto il 13% dei convittori era di Bologna; gli altri venivano da fuori, quasi tutti da nord dell’Appennino tosco-emiliano e con larga prevalenza dei sudditi dell’Impero absburgico. In precedenza, con la consuetudine del Kavalierstour, non era mai mancato un loro soggiorno, ma la differenza sostanziale è che presso i Gesuiti si ebbero lunghe permanenze per compiervi l’intero curriculum degli studi. La rete internazionale molto stretta tra i collegi dei Gesuiti facilitava lo smistamento dei loro studenti in ogni parte del mondo. Nel 1585 suscitò particolare clamore mediatico la visita a Bologna di quattro giovani giapponesi che si erano convertiti al cattolicesimo e che a scopo propagandistico furono accompagnati in un tour europeo per mostrare la forza di penetrazione e di proselitismo della Compagnia. Ma di là da questo episodio effimero, è molto più significativa la mobilità non solo degli studenti ma anche dei docenti gesuiti, che contrastava con la prassi dell’Ateneo bolognese di assegnare le cattedre ai soli cittadini e laureati di Bologna, «col mezzo delle clientele e delle amicizie», come si legge in un vano tentativo di riforma del 1689. Nei collegi dei Gesuiti insegnavano anche spagnoli e francesi, e comunque un grande vantaggio si trasse con la chiusura del collegio parmense di San Rocco, che nel 1636 comportò il trasferimento di quei docenti nella scuola bolognese di Santa Lucia. La relazione esamina i maggiori aspetti di questa osmosi culturale, realizzata dai Gesuiti, accanto all’insegnamento, con la predicazione, il teatro, le traduzioni di libri, la ricerca scientifica. Attraverso la Compagnia di Gesù Bologna non solo si arricchì di apporti stranieri, ma a sua volta esportò il suo sapere. Valgano per tutti la fama internazionale di Mario Bettini e Giovanni Battista Riccioli, e l’influsso che il gesuita bolognese Francesco Maria Grimaldi esercitò su Newton, che gli fu debitore della scoperta della diffrazione luminosa. Non mancano infine riferimenti alle relazioni che i Gesuiti intrattennero con incisori, pittori e architetti.
2012
Crocevia e capitale della migrazione artistica: forestieri a Bologna e bolognesi nel mondo (secolo XVII)
371
384
L’“internazionale cattolica” a Bologna: il ruolo culturale dei Gesuiti nel Seicento / Battistini A.. - STAMPA. - (2012), pp. 371-384.
Battistini A.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/118966
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