Il processo che ha portato dalla città compatta alla disseminazione insediativa e alle sue conseguenze di consumo di suolo ed erosione dei paesaggi rurali, si è avviato ormai da almeno trent’anni. Una fase in cui la città ha perso i propri connotati originari, i propri margini, si è polverizzata in campagne sempre più intensamente urbanizzate. I confini ¬ percettivi, emozionali, comportamentali oltre che funzionali ¬ sono stati annullati e le determinazioni amministrative che li fissavano sono state travolte da stili di vita indifferenti ai limiti. Una dispersione che dal punto di vista delle relazioni umane si è tradotta in atomizzazione del vivere e dell’abitare, con effetti di desocializzazione e perdita di territorialità, quell’amalgama di beni comuni impalcati su capitale sociale, cognitivo, insediativo e paesaggistico che rappresenta il patrimonio collettivo dei sistemi locali. Un percorso in cui le ragioni del disagio sociale che hanno indotto la fuga di popolazione dall’agglomerazione si sono sovrapposte e confuse, in un gioco vicendevole di concatenazioni, alle ragioni economiche che hanno trasformato l’urbanizzazione in un settore trainante dell’economia neoliberista – con tutte le conseguenze che a partire dagli anni finali del primo decennio del 2000 hanno trascinato il mondo occidentale nella congiuntura negativa che lo sta dilaniando. Ma la città attuale è a sua volta figlia di una precedente crisi. E’ il prodotto della transizione postfordista, del passaggio dalla concentrazione alla dilatazione, dai sistemi urbani gerarchicamente ordinati alla diffusione reticolare, dai paradigmi areali a quelli di natura rizomatica. Un processo che si avvia nel corso degli anni ’70, amplifica a partire dagli ’80 e ha portato a quella alluvione insediativa di cui da tempo si studiano gli effetti territoriali [Bonora 2009a; Bonora e Cervellati 2009b]. Il saggio ripercorre le tappe del processo di urbanizzazione connettendolo al grande cambiamento che, con la crisi del fordismo, ha portato alla riconfigurazione, ontologica ed epistemica, degli spazi. La città è specchio della trasformazione, ne diviene il fulcro culturale e nello stesso tempo il cantiere, il campo in cui la valorizzazione trasferisce le proprie energie, in un connubio tra rendita finanziaria e rendita immobiliare dai risultati devastanti sia sotto il profilo direttamente economico – di cui la crisi attuale è testimonianza – sia sul versante del patrimonio territoriale, un bene collettivo che la speculazione ha saccheggiato. I dati su cui il saggio, negli ultimi paragrafi, appoggia le proprie tesi sono spesso tradotti in rappresentazioni grafiche e cartografiche linkabili e documentano la fase più recente, quella culminata nell’esplosione della bolla immobiliare. Si tratta di cartografie non esornative ma essenziali al discorso. Gli anni ’80 sono quelli in cui si accredita il neoliberismo come modello economico di reazione alla crisi [Harvey 2005]. La risposta che il capitalismo introduce per contrastare l’erosione dei margini di profitto che il tardo-fordismo, nella sua veste keynesiana implicitamente sociale e garantista, aveva favorito. Una reazione che frantuma il ciclo produttivo, lo segmenta, specializza e distribuisce all’intero globo per cogliere i vantaggi della delocalizzazione. Si appoggia su quella che venne definita rivoluzione comunicativa, trae vantaggi dalla illusoria morte della distanza. Abbatte i confini. E con ciò il concetto stesso di limite e di una spazialità conchiusa, definita. Uno sconquasso nel mondo reale, che deve riconfigurare per intero il proprio sistema di relazioni, e nel modo di intendere i nuovi orizzonti. Un rivolgimento cognitivo che costringe a rivedere alla radice le categorie interpretative, specie quelle spaziali, demolite a favore di criteri più fluidi, ambigui, interinfluenti, transcalari, polisemici. Sommario 1. Una città senza limiti in un mondo sconfinato 2. In principio era il tardo-fordismo 3. Nelle alta...

P.Bonora (2012). Consumo di suolo e politiche territoriali. BOLOGNA : archetipolibri.

Consumo di suolo e politiche territoriali

BONORA, PAOLA
2012

Abstract

Il processo che ha portato dalla città compatta alla disseminazione insediativa e alle sue conseguenze di consumo di suolo ed erosione dei paesaggi rurali, si è avviato ormai da almeno trent’anni. Una fase in cui la città ha perso i propri connotati originari, i propri margini, si è polverizzata in campagne sempre più intensamente urbanizzate. I confini ¬ percettivi, emozionali, comportamentali oltre che funzionali ¬ sono stati annullati e le determinazioni amministrative che li fissavano sono state travolte da stili di vita indifferenti ai limiti. Una dispersione che dal punto di vista delle relazioni umane si è tradotta in atomizzazione del vivere e dell’abitare, con effetti di desocializzazione e perdita di territorialità, quell’amalgama di beni comuni impalcati su capitale sociale, cognitivo, insediativo e paesaggistico che rappresenta il patrimonio collettivo dei sistemi locali. Un percorso in cui le ragioni del disagio sociale che hanno indotto la fuga di popolazione dall’agglomerazione si sono sovrapposte e confuse, in un gioco vicendevole di concatenazioni, alle ragioni economiche che hanno trasformato l’urbanizzazione in un settore trainante dell’economia neoliberista – con tutte le conseguenze che a partire dagli anni finali del primo decennio del 2000 hanno trascinato il mondo occidentale nella congiuntura negativa che lo sta dilaniando. Ma la città attuale è a sua volta figlia di una precedente crisi. E’ il prodotto della transizione postfordista, del passaggio dalla concentrazione alla dilatazione, dai sistemi urbani gerarchicamente ordinati alla diffusione reticolare, dai paradigmi areali a quelli di natura rizomatica. Un processo che si avvia nel corso degli anni ’70, amplifica a partire dagli ’80 e ha portato a quella alluvione insediativa di cui da tempo si studiano gli effetti territoriali [Bonora 2009a; Bonora e Cervellati 2009b]. Il saggio ripercorre le tappe del processo di urbanizzazione connettendolo al grande cambiamento che, con la crisi del fordismo, ha portato alla riconfigurazione, ontologica ed epistemica, degli spazi. La città è specchio della trasformazione, ne diviene il fulcro culturale e nello stesso tempo il cantiere, il campo in cui la valorizzazione trasferisce le proprie energie, in un connubio tra rendita finanziaria e rendita immobiliare dai risultati devastanti sia sotto il profilo direttamente economico – di cui la crisi attuale è testimonianza – sia sul versante del patrimonio territoriale, un bene collettivo che la speculazione ha saccheggiato. I dati su cui il saggio, negli ultimi paragrafi, appoggia le proprie tesi sono spesso tradotti in rappresentazioni grafiche e cartografiche linkabili e documentano la fase più recente, quella culminata nell’esplosione della bolla immobiliare. Si tratta di cartografie non esornative ma essenziali al discorso. Gli anni ’80 sono quelli in cui si accredita il neoliberismo come modello economico di reazione alla crisi [Harvey 2005]. La risposta che il capitalismo introduce per contrastare l’erosione dei margini di profitto che il tardo-fordismo, nella sua veste keynesiana implicitamente sociale e garantista, aveva favorito. Una reazione che frantuma il ciclo produttivo, lo segmenta, specializza e distribuisce all’intero globo per cogliere i vantaggi della delocalizzazione. Si appoggia su quella che venne definita rivoluzione comunicativa, trae vantaggi dalla illusoria morte della distanza. Abbatte i confini. E con ciò il concetto stesso di limite e di una spazialità conchiusa, definita. Uno sconquasso nel mondo reale, che deve riconfigurare per intero il proprio sistema di relazioni, e nel modo di intendere i nuovi orizzonti. Un rivolgimento cognitivo che costringe a rivedere alla radice le categorie interpretative, specie quelle spaziali, demolite a favore di criteri più fluidi, ambigui, interinfluenti, transcalari, polisemici. Sommario 1. Una città senza limiti in un mondo sconfinato 2. In principio era il tardo-fordismo 3. Nelle alta...
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Visioni e politiche del territorio. Per una nuova alleanza tra urbano e rurale. Quaderni del territorio 2
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P.Bonora (2012). Consumo di suolo e politiche territoriali. BOLOGNA : archetipolibri.
P.Bonora
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/118911
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