I resti scheletrici rinvenuti durante le campagne di scavo nel 2003 sulla sommità del Castello di Monte Copiolo, oggetto del presente studio, provenivano sia da sepolture le cui le lastre di chiusura erano spesso assenti o spezzate, sia da ossari, in cui le ossa erano state riposte senza un ordine apparente e riconoscibile. Lo studio antropologico ha evidenziato 36 inumati (16 adulti e 20 in crescita); tra gli infanti è presente almeno un individuo morto probabilmente alla nascita. Questa elevata concentrazione di tombe di infanti e bambini (55,5%) è un indicatore di condizioni precarie di salute e di vita. Nel caso specifico, tenendo conto che la datazione della necropoli si riferisce al XII-XIII sec., e che nei resti scheletrici delle sepolture di infanti non sono state rinvenute tracce di lesioni che abbiano lasciato segni sulle ossa riconducibili ad eventi traumatici che possano fare pensare a possibili forme di pratiche sacrificali e rituali, si può ipotizzare che il territorio feretrano fosse interessato, come buona parte dell’Italia dell’epoca, da una grave crisi demica dovuta all’infittirsi delle carestie. Per quanto riguarda le lesioni osservate sui alcuni crani di individui adulti di sesso maschile, queste sono riconducibili all’esito di traumi volontariamente prodotti peri mortem (crani 21 e 27) e ante mortem (cranio 25). In generale, sulla base delle caratteristiche morfologiche, le lesioni in esame sembrerebbero essere tutte riferibili ad eventi di violenza interpersonale. Tuttavia, dato che nel caso di lesioni perimortali è difficile stabilire se queste siano state prodotte subito prima o subito dopo la morte dell’individuo, non si può escludere che la perforazione osservata su un cranio (n.21) possa essere stata prodotta dopo la morte in relazione a pratiche eseguite a scopo magico-rituale, quale per esempio, come già detto, l’infissione di un chiodo. Per quanto riguarda il cranio 27, l’infissione della lama di una spada al vertice della volta cranica si configura invece come una possibile “esecuzione”. Purtroppo, le lesioni in esame sono prive di un chiaro contesto. Infatti, dal momento che i tre crani sono stati rinvenuti nell’ossario, essi non sono associabili con sicurezza ad elementi dello scheletro postcraniale. Inoltre, dal momento che le ossa rinvenute nella fossa dell’ossario erano ammassate senza un ordine apparente, non si può chiaramente risalire al contesto cronologico dei reperti in esame. Certamente lo studio della restante parte dei resti scheletrici ed il completamento dello studio archeologico consentiranno di interpretare più chiaramente il contesto di questo cimitero e le vicende degli uomini che hanno vissuto nel borgo del castello di Monte Copiolo.

Lo studio antropologico dei resti scheletrici del sepolcreto medievale del castello di Monte Copiolo / Rastelli E.; Belcastro M.G.. - STAMPA. - (2006), pp. 225-234.

Lo studio antropologico dei resti scheletrici del sepolcreto medievale del castello di Monte Copiolo.

RASTELLI, ELISA;BELCASTRO, MARIA GIOVANNA
2006

Abstract

I resti scheletrici rinvenuti durante le campagne di scavo nel 2003 sulla sommità del Castello di Monte Copiolo, oggetto del presente studio, provenivano sia da sepolture le cui le lastre di chiusura erano spesso assenti o spezzate, sia da ossari, in cui le ossa erano state riposte senza un ordine apparente e riconoscibile. Lo studio antropologico ha evidenziato 36 inumati (16 adulti e 20 in crescita); tra gli infanti è presente almeno un individuo morto probabilmente alla nascita. Questa elevata concentrazione di tombe di infanti e bambini (55,5%) è un indicatore di condizioni precarie di salute e di vita. Nel caso specifico, tenendo conto che la datazione della necropoli si riferisce al XII-XIII sec., e che nei resti scheletrici delle sepolture di infanti non sono state rinvenute tracce di lesioni che abbiano lasciato segni sulle ossa riconducibili ad eventi traumatici che possano fare pensare a possibili forme di pratiche sacrificali e rituali, si può ipotizzare che il territorio feretrano fosse interessato, come buona parte dell’Italia dell’epoca, da una grave crisi demica dovuta all’infittirsi delle carestie. Per quanto riguarda le lesioni osservate sui alcuni crani di individui adulti di sesso maschile, queste sono riconducibili all’esito di traumi volontariamente prodotti peri mortem (crani 21 e 27) e ante mortem (cranio 25). In generale, sulla base delle caratteristiche morfologiche, le lesioni in esame sembrerebbero essere tutte riferibili ad eventi di violenza interpersonale. Tuttavia, dato che nel caso di lesioni perimortali è difficile stabilire se queste siano state prodotte subito prima o subito dopo la morte dell’individuo, non si può escludere che la perforazione osservata su un cranio (n.21) possa essere stata prodotta dopo la morte in relazione a pratiche eseguite a scopo magico-rituale, quale per esempio, come già detto, l’infissione di un chiodo. Per quanto riguarda il cranio 27, l’infissione della lama di una spada al vertice della volta cranica si configura invece come una possibile “esecuzione”. Purtroppo, le lesioni in esame sono prive di un chiaro contesto. Infatti, dal momento che i tre crani sono stati rinvenuti nell’ossario, essi non sono associabili con sicurezza ad elementi dello scheletro postcraniale. Inoltre, dal momento che le ossa rinvenute nella fossa dell’ossario erano ammassate senza un ordine apparente, non si può chiaramente risalire al contesto cronologico dei reperti in esame. Certamente lo studio della restante parte dei resti scheletrici ed il completamento dello studio archeologico consentiranno di interpretare più chiaramente il contesto di questo cimitero e le vicende degli uomini che hanno vissuto nel borgo del castello di Monte Copiolo.
2006
Il Castello di Monte Copiolo nel Montefeltro
225
234
Lo studio antropologico dei resti scheletrici del sepolcreto medievale del castello di Monte Copiolo / Rastelli E.; Belcastro M.G.. - STAMPA. - (2006), pp. 225-234.
Rastelli E.; Belcastro M.G.
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