Le ricerche più recenti sullo stress hanno evidenziato l’importanza di elementi che non possono essere considerati necessariamente patologici, ma che influenzano ugualmente l’adattamento psicologico e somatico a una condizione lavorativa: l’autenticità della scelta professionale, lo stile di attaccamento e le capacità di mentalizzazione. Per quanto riguarda il primo aspetto è necessario considerare quanto la scelta sia stata determinata da fattori quali la convenienza, la compiacenza, le aspettative degli altri o l’imitazione di modelli percepiti in modo acritico e non sufficientemente personale. Nella condizione di falso Sé, ad esempio, la scelta lavorativa tende a essere presa sulla base delle pressioni familiari e delle influenze sociali. E’ frequente, in questi casi, che si sviluppi una condizione di burn-out lavorativo accompagnato dalle sue manifestazioni più tipiche. L’influenza dello stile di attaccamento sulla condizione lavorativa è particolarmente evidente nelle cosiddette professioni di aiuto. Ogni esperienza lavorativa può esporre a una serie di condizioni stressanti e potenzialmente dannose, ma durante il lavoro clinico si presentano condizioni di minaccia specifiche. In questi casi l’atteggiamento di compiacenza, l’evitamento dei conflitti e l’inibizione delle emozioni degli individui con stile di attaccamento distanziante e l’ambivalenza aggressiva o vittimistica di quelli preoccupati pregiudicano frequentemente la qualità delle relazioni lavorative favorendo lo sviluppo di una condizione di burnout e di mobbing con serie conseguenze sulla salute psicofisica e sulla qualità del lavoro. L’ultimo aspetto sul quale attualmente la ricerca psicologica ha orientato la propria attenzione riguarda la capacità di mentalizzazione che, favorendo la rappresentazione psicologica e la simbolizzazione del proprio stato interiore, è determinante per la regolazione e il controllo delle emozioni (comprese le rappresentazioni psicologiche degli stati fisiologici a esse correlati). Queste capacità si rivelano particolarmente importanti quando si è esposti a situazioni sfavorevoli e la loro carenza rende maggiormente vulnerabili allo stress lavorativo e al burn-out. Una valida mentalizzazione, oltre a favorire una adeguata regolazione psicosomatica e una migliore gestione dello stress, permette di valutare un evento inserendolo in un contesto e attribuendogli un significato. In questo modo un conflitto relazionale, un atteggiamento di rifiuto, una delusione delle proprie aspettative, un cambiamento di mansione o un altro problema lavorativo non portano necessariamente a una visione negativa del se stessi proteggendo dagli effetti negativi dello stress.
Baldoni F. (2011). Lo stress lavorativo in una prospettiva psicosomatica.. CASALMAGGIORE : Fazzi.
Lo stress lavorativo in una prospettiva psicosomatica.
BALDONI, FRANCO
2011
Abstract
Le ricerche più recenti sullo stress hanno evidenziato l’importanza di elementi che non possono essere considerati necessariamente patologici, ma che influenzano ugualmente l’adattamento psicologico e somatico a una condizione lavorativa: l’autenticità della scelta professionale, lo stile di attaccamento e le capacità di mentalizzazione. Per quanto riguarda il primo aspetto è necessario considerare quanto la scelta sia stata determinata da fattori quali la convenienza, la compiacenza, le aspettative degli altri o l’imitazione di modelli percepiti in modo acritico e non sufficientemente personale. Nella condizione di falso Sé, ad esempio, la scelta lavorativa tende a essere presa sulla base delle pressioni familiari e delle influenze sociali. E’ frequente, in questi casi, che si sviluppi una condizione di burn-out lavorativo accompagnato dalle sue manifestazioni più tipiche. L’influenza dello stile di attaccamento sulla condizione lavorativa è particolarmente evidente nelle cosiddette professioni di aiuto. Ogni esperienza lavorativa può esporre a una serie di condizioni stressanti e potenzialmente dannose, ma durante il lavoro clinico si presentano condizioni di minaccia specifiche. In questi casi l’atteggiamento di compiacenza, l’evitamento dei conflitti e l’inibizione delle emozioni degli individui con stile di attaccamento distanziante e l’ambivalenza aggressiva o vittimistica di quelli preoccupati pregiudicano frequentemente la qualità delle relazioni lavorative favorendo lo sviluppo di una condizione di burnout e di mobbing con serie conseguenze sulla salute psicofisica e sulla qualità del lavoro. L’ultimo aspetto sul quale attualmente la ricerca psicologica ha orientato la propria attenzione riguarda la capacità di mentalizzazione che, favorendo la rappresentazione psicologica e la simbolizzazione del proprio stato interiore, è determinante per la regolazione e il controllo delle emozioni (comprese le rappresentazioni psicologiche degli stati fisiologici a esse correlati). Queste capacità si rivelano particolarmente importanti quando si è esposti a situazioni sfavorevoli e la loro carenza rende maggiormente vulnerabili allo stress lavorativo e al burn-out. Una valida mentalizzazione, oltre a favorire una adeguata regolazione psicosomatica e una migliore gestione dello stress, permette di valutare un evento inserendolo in un contesto e attribuendogli un significato. In questo modo un conflitto relazionale, un atteggiamento di rifiuto, una delusione delle proprie aspettative, un cambiamento di mansione o un altro problema lavorativo non portano necessariamente a una visione negativa del se stessi proteggendo dagli effetti negativi dello stress.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


