Nell’epoca dell’esaurimento delle ideologie, il termine “contemporaneo” in architettura indica un atteggiamento progettuale anomalo, continuamente mutabile e non classificabile in categorie precostituite. In assenza di presupposti teorici dichiarati, i tentativi di omologazione ascrivibili a quegli sforzi che intendono con fatica restituire un quadro decifrabile della situazione architettonica vigente, non sortiscono nessuna possibile definizione e impediscono de facto di riconoscere in quei gesti alcun tipo di struttura metodologica. Le declinazioni linguistiche, con cui si identificano talune modalità espressive in prima istanza simili e basate su moduli figurativi non convenzionali, non sono sostenute in realtà da principi di similitudine o di analogia, fondandosi sulla precarietà degli assunti e sull’inevitabile autoreferenzialità dei contenuti. A tal proposito, gli esempi di individuazione di correnti digitaliste, i fenomeni del nuovo naturalismo, l’esasperazione tecnologica non descrivono esperienze comparabili, ma si riducono a stabilire labili e inutili stagioni espressive velocemente superabili. Sullo sfondo di un panorama talmente indefinito, si chiarisce l’esigenza di essere contemporanei, o meglio, di capire cosa significa “essere contemporanei” agendo attraverso la costruzione del progetto d’architettura: consultando i maestri, occorre misurare il nostro tempo per riconoscere la propria identità. Con la stessa accuratezza impiegata da José Saramago anche in architettura è lecito e contestualmente doveroso occuparsi della contemporaneità. Agire nel proprio tempo e “seguire lo scenario contemporaneo”, come ha scritto Rafael Moneo, significa distinguere innanzitutto quali sono i diversi modi per essere contemporanei. Attraverso il progetto d’architettura bisogna comprendere questi modi e rispetto ad essi posizionarsi mediante una scelta. Essere contemporanei -si vedrà- vuol dire interrogare la storia; interpellarla per assumere una posizione anteriore al presente.

Che cosa significa essere contemporanei? / M. Agnoletto. - STAMPA. - (2012), pp. 88-95.

Che cosa significa essere contemporanei?

AGNOLETTO, MATTEO
2012

Abstract

Nell’epoca dell’esaurimento delle ideologie, il termine “contemporaneo” in architettura indica un atteggiamento progettuale anomalo, continuamente mutabile e non classificabile in categorie precostituite. In assenza di presupposti teorici dichiarati, i tentativi di omologazione ascrivibili a quegli sforzi che intendono con fatica restituire un quadro decifrabile della situazione architettonica vigente, non sortiscono nessuna possibile definizione e impediscono de facto di riconoscere in quei gesti alcun tipo di struttura metodologica. Le declinazioni linguistiche, con cui si identificano talune modalità espressive in prima istanza simili e basate su moduli figurativi non convenzionali, non sono sostenute in realtà da principi di similitudine o di analogia, fondandosi sulla precarietà degli assunti e sull’inevitabile autoreferenzialità dei contenuti. A tal proposito, gli esempi di individuazione di correnti digitaliste, i fenomeni del nuovo naturalismo, l’esasperazione tecnologica non descrivono esperienze comparabili, ma si riducono a stabilire labili e inutili stagioni espressive velocemente superabili. Sullo sfondo di un panorama talmente indefinito, si chiarisce l’esigenza di essere contemporanei, o meglio, di capire cosa significa “essere contemporanei” agendo attraverso la costruzione del progetto d’architettura: consultando i maestri, occorre misurare il nostro tempo per riconoscere la propria identità. Con la stessa accuratezza impiegata da José Saramago anche in architettura è lecito e contestualmente doveroso occuparsi della contemporaneità. Agire nel proprio tempo e “seguire lo scenario contemporaneo”, come ha scritto Rafael Moneo, significa distinguere innanzitutto quali sono i diversi modi per essere contemporanei. Attraverso il progetto d’architettura bisogna comprendere questi modi e rispetto ad essi posizionarsi mediante una scelta. Essere contemporanei -si vedrà- vuol dire interrogare la storia; interpellarla per assumere una posizione anteriore al presente.
2012
Osservatorio sulla ricerca in architettura in Italia. Innovazione tradizione
88
95
Che cosa significa essere contemporanei? / M. Agnoletto. - STAMPA. - (2012), pp. 88-95.
M. Agnoletto
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/117645
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